L'ICONOCLASTA

Unioni civili, tutto rinviato a mercoledì prossimo. La rabbia della relatrice (Pd) Cirinnà dopo il dietrofront di M5s: «Ho sbagliato a fidarmi di loro. Se la legge diventerà una schifezza, pronta a togliere la firma e a lasciare la politica»

17 febbraio 2016 –«L’ho detto e lo ripeto: ho sbagliato a fidarmi del MoVimento 5 Stelle Senato e se legge sulle ‪unioni civili‬ diventerà una schifezza sono pronta a togliere la firma ed a lasciare la politica». Così la senatrice del Pd Monica Cirinnà, prima firmataria del disegno di legge che si propone di riconoscere le coppie formate da persone dello stesso sesso e la stepchild adoption, che consente al figlio di essere adottato dal partner del proprio genitore.

È tutto rimandato a mercoledì 24 febbraio. L’esame del ddl Cirinnà è rinviato di una settimana per decisione della Conferenza dei capigruppo, richiesta dal presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda. «Ieri – ha spiegato Zanda – abbiamo registrato un fatto politico nuovo un gruppo che sembrava favorevole a un iter del provvedimento ci ha ripensato. Quindi serve un lavoro di riflessione per riannodare dei fili politici».

Le parole di Zanda si riferiscono al colpo di scena del M5s, che martedì ha annunciato a sorpresa che non avrebbe votato l’emendamento “canguro” del senatore renziano Andrea Marcucci, che avrebbe garantito un iter veloce al ddl consentendo di votare i numerosissimi emendamenti accorpando tutti quelli di contenuto analogo (una volta bocciato il primo emendamento, tutti quelli di contenuto analogo decadono). Un escamotage previsto dal regolamento della camera e preso in prestito dal Senato che permette di superare l’ostruzionismo delle opposizioni nel momento in cui presentano centinaia o migliaia di emendamenti dal contenuto analogo allo scopo di rallentare l’iter di un provvedimento.

Il Pd, già diviso al suo interno (con i cattolici che premevano per lo “spacchettamento” del voto: unioni civili e stepchild adoption, contro la linea del partito), contava sui voti del M5s che invece sono venuti a mancare. «Non me la sento di costringere il mio gruppo a votare l’emendamento “canguro”», ha annunciato martedì il senatore grillino Alberto Airola intervenendo in Aula, «se ci trovassimo a decidere della libertà di un popolo mediante un piccolo trucco antidemocratico come un “canguro” ci penserei due volte». Una dichiarazione che ha mandato nel panico il Partito democratico e ha costretto la capogruppo di Sel (che appoggia la proposta di legge dem), Loredana de Petris, a chiedere il rinvio al giorno successivo nel tentativo di ricucire con il M5s. ma lo strappo non è stato ricomposto, ed ecco il rinvio alla prossima settimana.

«Spero che i tanti colleghi che oggi si interrogano su come votare sappiano che oggi scelgono da che parte stare della Storia. Se stare con le nuove famiglie che chiedono solamente una loro inclusione all’interno del grande mondo delle famiglie italiane oppure dalla parte di chi continua a discriminare e a pensare che non siamo tutti uguali, e che i diritti sono privilegi per pochi». Così era intervenuta su Facebook all’apertura della seduta a Palazzo Madama di martedì la senatrice Pd Monica Cirinnà, relatrice del ddl unioni civili in commissione Giustizia.

La nuova legge, se approvata nella sua attuale formulazione, introdurrebbe nell’ordinamento italiano un nuovo istituto di famiglia, diverso dal matrimonio: un’unione civile tra persone dello stesso sesso «quale specifica formazione sociale, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione». Questa unione permetterebbe alla coppia la scelta di un cognome comune e l’estensione di alcuni diritti e doveri civili propri del matrimonio, come l’assistenza ospedaliera, i permessi di lavoro per motivi familiari, sgravi fiscali, reversibilità della pensione, etc. Il punto più controverso del disegno di legge prevede la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio del partner. Non si tratta quindi di adozioni di coppia ma la possibilità per uno dei due componenti della coppia di adottare il figlio dell’altro. In nessun punto del ddl è citata la maternità surrogata, che resta vietata in Italia.

Intanto, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha ribadito ieri la sua contrarietà alla stepchild adoption «poiché favorisce la pratica dell’utero in affitto». Lorenzin propone inoltre «una sanzione penale per scoraggiare l’utilizzo dell’utero in affitto».

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