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Clamoroso dietrofront dei liberali europei: «Troppe differenze, no all’accordo con il Movimento 5 Stelle»

9 gennaio 2017 – Sembrava tutto fatto, dopo il voto online degli iscritti che aveva ratificato la proposta di Beppe Grillo di allearsi in Europa con il gruppo Alde (liberali e pro-europeisti) in seguito alla rottura dell’alleanza con l’Ukip di Nigel Farage e all’abbandono del gruppo Europe of Freedom and Direct Democracy.

Poi il colpo di scena: «Sono arrivato alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l’Europa. Non c’è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle di unirsi al gruppo Alde». Così il capogruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, l’ex premier belga Guy Verhofstadt, che chiosa: «Rimangono differenze fondamentali sulle questioni europee chiave».

Una decisione che mette in grande difficoltà il leader pentastellato Beppe Grillo, che dal suo blog tuona: «L’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del MoVimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma. Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima». Poi l’annuncio: «Ora continuerà l’attività per creare un gruppo politico autonomo per la prossima legislatura europea: il Ddm». Sigla che sta per Direct Democracy Movement.

Il dietrofront dell’Alde coglie tutti di sorpresa. Le trattative erano state condotte in gran segreto tra Grillo e Verhofstadt, ma una volta diventate di dominio pubblico avevano scatenato feroci polemiche in entrambi i movimenti. Innanzitutto tra i 5stelle, dove in molti non hanno capito perché avrebbero dovuto allearsi con il partito più pro-euro e pro-Europa di tutto il parlamento europeo. Una possibile risposta l’ha data il corrispondente a Bruxelles di Radio radicale David Carretta, che ha pubblicato il documento dell’accordo tra Verhofstadt e Grillo – con data 6 gennaio, due giorni prima del voto online degli iscritti 5Stelle -, in cui i due politici mettevano nero su bianco la divisione dei fondi spettanti al nuovo gruppo parlamentare e in cui i pentastellati si impegnavano a sostenere la candidatura di Verhofstadt alla presidenza del Parlamento Europeo alle elezioni di metà gennaio.

Ma lo sbarramento più grande è arrivato dall’interno dell’Alde, tanto che Verhofstadt è stato costretto a rompere le trattative resosi conto di non avere il sostegno necessario ad accogliere i pentastellati nel suo gruppo.

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