L'ICONOCLASTA

Colombia, bocciato con pochissimi voti di scarto l’accordo di pace tra il governo e le Farc

3 ottobre 2016 – Per soli 65mila voti di scarto il popolo colombiano ha rigettato l’accordo di pace tra il governo e le Farc, un’intesa che avrebbe messo la parola fine a oltre mezzo secolo di conflitto armato. Su 13 milioni di persone chiamate alle urne, il 50,24% dei votanti ha detto no. Molto importante è stata l’astensione, pari al 60%.

Un risultato a sorpresa: i sondaggi puntavano all’unanimità per una vittoria del sì al documento di riconciliazione siglato una settimana fa tra l’esecutivo guidato dal presidente Juan Manuel Santos e Timoleón Jiménez “Timochenko”, leader delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, la guerriglia comunista che dal 1964 ha instaurato in parte del territorio colombiano un modello di di auto-organizzazione agraria contadina e, attraverso la lotta armata, si batte contro le istituzioni allo scopo di instaurare una democrazia popolare e socialista. Una guerra che è costata la vita a 260mila persone e che ha causato più di 7 milioni di sfollati.

Secondo l’accordo (firmato la scorsa settimana a Cuba, alla presenza del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, dopo quattro anni di negoziati), le Farc avrebbero iniziato un processo di disarmo che li avrebbe portati ad organizzarsi in partito politico, avendo diritto a cinque seggi al Senato e 21 alla Camera dal 2018 al 2026. I guerriglieri che si fossero presentati al Tribunale speciale per la Pace e avessero riconosciuto le proprie responsabilità avrebbero avuto il diritto di scontare la detenzione in carceri speciali e non nelle carceri convenzionali. E ancora: lo Stato si era detto disponibile a rinunciare temporaneamente alla propria sovranità in alcuni accampamenti dove i guerriglieri si sarebbero stabiliti per facilitare il processo di smobilitazione. Se le Farc si erano impegnate a fare la loro parte nei confronti delle coltivazioni illegali e del commercio di droga, principale fonte di finanziamento della guerriglia, la Colombia aveva promesso una riforma agraria che raccoglieva parte delle storiche istanze delle Farc.

Nonostante il risultato del referendum, il presidente Santos ha sottolineato che «il cessate il fuoco è bilaterale e definitivo». Così come le Farc, intenzionate a voler mantenere la propria «volontà di pace» ribadendo di essere disponibili «a usare solo la parola come arma di costruzione del futuro». Il presidente ha inoltre ha assicurato che intende confrontarsi fin dalle prossime ore con il fronte del no (guidato dall’ex presidente Alvaro Uribe) e lavorare a un nuovo accordo che non cancelli i progressi fatti finora.

Photo Credits: Guillermo Legaria/AFP/Getty Images

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