Ma come pensa Jean-Claude Juncker di raggiungere 300 miliardi?
Mancano solo pochi giorni (domani, ndr) alla presentazione ufficiale del suo attesissimo progetto volto a stimolare la crescita nell’UE – i funzionari affermano che la Commissione si pronuncerà all’inizio della prossima settimana – e i politici, sia a Bruxelles sia nelle capitali europee, sono in gran fermento: si chiedono se gli ingegneri finanziari che si stanno occupando del piano riusciranno a rendere credibile la cifra di 300 miliardi.
Emmanuel Macron, l’influente ministro francese dell’Economia, ha già espresso le sue preoccupazioni. E in un incontro con un piccolo gruppo di giornalisti prima dell’annuncio del suo piano di stimolo, il belga Guy Verhofstadt, presidente del gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa al Parlamento Europeo, ha dichiarato di temere che il programma implicherà solo uno spostamento di fondi già esistenti.
Come da noi riportato all’inizio della settimana (scorsa, ndr), il piano preleverà denaro liquido dal budget dell’UE e dalla Banca Europea degli Investimenti e lo userà come capitale di avvio per nuovi fondi d’investimento allo scopo di attrarre capitali privati. Il denaro pubblico servirà da tutela in caso di “prima perdita”, se l’investimento dovesse andare male, e darà agli investitori privati uno status privilegiato. Questo meccanismo, sperano i funzionari, farà affluire tutto quel cash privato che al momento si trova parcheggiato e immobile.
Due sono gli aspetti che saranno osservati attentamente: l’ammontare di denaro pubblico che verrà utilizzato e la quantità di capitali privati che la Commissione prevede di attrarre nei tre anni di durata del piano.
Stando ai documenti ottenuti da Brussels Blog, per quanto riguarda la risposta alla prima domanda – quanto denaro pubblico sarà utilizzato – non verranno considerati solo il budget dell’UE e i fondi della BEI ma anche fondi erogati dai governi nazionali. Ad esempio, i 10 miliardi di spesa pubblica annunciati questo mese da Wolfgang Schäuble, il ministro tedesco delle Finanze, sembrerebbero essere conteggiati all’interno del piano da 300 miliardi.
Come questa quantità limitata di fondi pubblici possa servire da leva finanziaria, è assai più complesso. E che l’ammontare di fondi pubblici sarà effettivamente limitato è quasi fuori da ogni dubbio: il piano mira esplicitamente a evitare l’emissione di nuovo debito pubblico, e i funzionari riconoscono che una parte rilevante del progetto comporterà un uso più efficiente di risorse pubbliche già esistenti, massimizzando strumenti già approvati.
A titolo esemplificativo, prendiamo il Patto per la Crescita e l’Occupazione varato dall’UE del 2012: un piano simile, da 120 miliardi di euro, che ha ampiamente fallito. Il fulcro di questo programma era un aumento di capitale della Banca Europea degli Investimenti da 10 miliardi di euro. Si trattava di denaro fresco che nel piano era conteggiato come 60 miliardi, visto che ogni euro di capitale della BEI permetteva di ricavare 6 euro sul mercato attraverso la creazione di obbligazioni emesse dalla BEI.
Ma il Patto per la Crescita e l’Occupazione sosteneva anche un’altra cosa: i 60 miliardi di denaro liquido che la BEI poteva ora raccogliere sarebbero stati in grado di finanziare 180 miliardi di euro di nuovi progetti europei nell’arco di tre anni. Sebbene la stima di 180 miliardi non fosse inclusa nel calcolo da 120 miliardi che i leader europei facevano nel 2012, questo era stato visto come il vero impatto sugli investimenti generato dall’aumento di capitale della BEI. Ha anche dato ai 10 miliardi di nuovo capitale un effetto leva di 18 volte, dato che i 10 miliardi di denaro fresco potevano alla fine finanziare progetti per 180 miliardi di euro.
Arriviamo ora al piano di Juncker che verrà presentato la prossima settimana (domani, ndr). Secondo i funzionari che partecipano alle discussioni, il totale di 300 miliardi che Juncker promette sarà l’equivalente dei 180 miliardi che figuravano nel piano 2012 della BEI. In altre parole, il valore contabile e totale dei progetti in cui investirà il nuovo piano sarà di 300 miliardi.
Questo vuol dire che l’ammontare totale di denaro pubblico contenuto nel piano sarà, probabilmente, relativamente modesto. Se utilizzassimo il moltiplicatore a 18 menzionato nel piano della BEI del 2012, questo ci porterebbe a soli 16,5 miliardi di fondi europei. I funzionari della Commissione puntualizzano come questo tipo di stime approssimative sia azzardato, se si considera che ogni fondo d’investimento è suscettibile di avere il suo specifico profilo di rischio e, di conseguenza, il suo effetto leva.
Un fondo destinato a finanziare un progetto con un rischio relativamente basso – diciamo una rete a banda larga in un’economia stabile, come la Germania – avrà probabilmente un basso effetto leva, poiché il capitale privato è già attratto da un simile progetto e una garanzia di “prima perdita” non appare in grado di attirare molti più investimenti. Un progetto a più alto rischio – ad esempio un gasdotto in Grecia – avrebbe un effetto leva più alto, perché ci si aspetta che la garanzia sarà in grado di sbloccare molto più denaro privato che altrimenti non sarebbe stato investito in uno schema così rischioso.
Ancora si sta lavorando sulla lista dei progetti e degli investimenti, dicono i funzionari, intendendo che si sta lavorando su quanto denaro pubblico – e il suo corrispondente effetto leva – arriverà probabilmente al traguardo. Inutile dire che moltissime persone si precipiteranno a guardare i numeri quando saranno svelati.
(Traduzione di Luna De Bartolo)