L'ICONOCLASTA

Comey: “La richiesta di Trump di lasciare cadere l’inchiesta su Flynn suonava come una direttiva”. E a Washington si parla di “obstruction of justice”

8 giugno 2017 – James Comey ha colpito duro, accusando il presidente Donald Trump di essere un bugiardo.

Era dal 1973, dai tempi del Watergate, che non si vedeva un simile coinvolgimento da parte dell’opinione pubblica: l’intera l’America rimasta incollata di fronte agli schermi mentre si svolgeva, in diretta su tutti i canali d’informazione, l’audizione dell’ex direttore dell’FBI James Comey, licenziato lo scorso 9 maggio dal presidente Donald Trump. Un allontanamento estremamente controverso, visto che Comey si stava occupando delle indagini sull’entourage di Trump riguardo a potenziali collusioni con il governo russo allo scopo di influenzare il risultato delle elezioni 2016.

La Casa Bianca aveva giustificato il licenziamento di Comey accusando l’ex numero uno dell’FBI di inadeguatezza e l’agenzia di intelligence di essere nel caos. “Bugie pure e semplici”, ha dichiarato Comey durante l’audizione, “sono stato licenziato a causa dell’inchiesta Russiagate”. “So di essere stato licenziato perché c’era qualcosa nel modo in cui stavo conducendo le indagini che stava mettendo pressione su Trump”, ha aggiunto.

Una testimonianza drammatica, in cui Comey ha rivelato i dettagli di numerose conversazioni avute con Trump. La prima, poco dopo l’insediamento di Trump, il 27 gennaio. Come anticipato dal New York Times, in quell’occasione Trump avrebbe chiesto al direttore dell’FBI se poteva contare sulla sua «lealtà». Comey avrebbe risposto di non potergli assicurare «affidabilità» nel senso politico convenzionale, ma che sarebbe sempre stato onesto con lui. Ma la conversazione più scottante è quella del 14 febbraio, quando Trump, durante un meeting sul terrorismo, chiese al vicepresidente Mike Pence e al procuratore generale Jeff Sessions di uscire dallo Studio Ovale per rimanere solo con Comey. Trump ha chiesto direttamente e inequivocabilmente al direttore dell’FBI di “lasciare andare” Michael Flynn, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale sotto inchiesta per incontri avuti con l’ambasciatore russo a Washington e attività di lobbista non dichiarate per la Russia e la Turchia.

Comey ha poi confidato di aver documentato i suoi incontri con il presidente (in diversi appunti, consegnati al procuratore speciale Robert Mueller, che si occupa ora dell’inchiesta) perché temeva che Trump potesse mentire: «Ero onestamente preoccupato del fatto che potesse mentire sulla natura del nostro incontro».

A Washington si inizia a parlare seriamente di un possibile impeachment, mentre gli esperti si interrogano sull’esistenza o meno del reato di “obstruction of justice”, ostruzione alla giustizia. Lo stesso che ha fatto cadere Richard Nixon.

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