L'ICONOCLASTA

Consiglio Ue, Renzi: «L’Italia non è più dietro la lavagna o a prendere i compiti». Bce: «Con ulteriori riforme nel mercato del lavoro e liberalizzazioni, l’Italia avrebbe +10% Pil nel lungo periodo». Crisi greca, questa sera incontro tra Tsipras, Merkel, Hollande, Draghi, Juncker e Dijsselbloem

19 marzo 2015 – «L’Italia necessita di ulteriori riforme per accrescere il prodotto potenziale». Così la Banca centrale europea nel suo bollettino di marzo. Secondo Francoforte, attuando riforme «significative» nel mercato del lavoro e sulle liberalizzazioni potrebbero portare a una crescita del Pil di oltre il 10% nel lungo periodo.

Per Italia e Belgio, è scritto nel documento, «continua a esservi un notevole scostamento dallo sforzo strutturale richiesto nell’ambito della regola del debito». Ma, nota la Bce, l’Ue ha deciso di non aprire una procedura di deficit eccessivo e non ha tenuto conto, «quale fattore aggravante, dell’insufficiente risanamento» nel 2014-2015.

È stato «rotto un incantesimo»: in Italia, dove il processo di riforme è andato avanti disinnescando lo «stallo» del parlamento. E in Europa dove si è cambiato verso, si è «voltata pagina con un nuovo vocabolario» che non parla più solo di austerity ma anche e soprattutto di crescita e lavoro. Lo ha dichiarato Matteo Renzi alle Camere, rivendicando con forza il ruolo del suo governo e quello del semestre italiano: l’Italia in Europa non «è più dietro la lavagna o a prendere i compiti ma finalmente protagonista di un percorso di cambiamento».

Oggi a Bruxelles si proverà a smorzare la tensione, sempre più alta, tra la Grecia e i partner europei. Il presidente della Ue Donald Tusk, su richiesta del premier Tsipras, ha convocato un incontro sulla Grecia, dopo il Consiglio europeo, al quale parteciperanno Tsipras, Merkel, Hollande, Draghi, Juncker e il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem.

Secondo l’agenzia Reuters, oggi i leader dell’eurozona diranno alla Grecia che il tempo e la pazienza stanno per terminare: il governo Syriza deve realizzare le riforme concordate per evitare una crisi di liquidità che potrebbe forzare Atene a uscire dalla moneta unica.

Intanto la cancelliera tedesca fa sapere che né stasera al vertice Ue, né lunedì nel meeting bilaterale con il premier ellenico Alexis Tsipras a Berlino, ci sarà un accordo definitivo con Atene. Il mondo, ha dichiarato Merkel al Bundestag, giudica l’Europa da come saprà gestire la situazione con la Grecia: «Se l’euro fallisce, fallisce l’Europa».

Ieri il parlamento ellenico ha approvato un disegno di legge del governo Syriza «per fronteggiare la crisi umanitaria» che da anni ha colpito il paese: 200 milioni di euro stanziati per buoni pasto e forniture gratuite di corrente elettrica per i cittadini più indigenti.

Una misura che aveva incontrato il parere sfavorevole dei tecnici Ue presenti ad Atene. Secondo diverse fonti Declan Costello, capo-missione della Commissione europea nel gruppo delle istituzioni creditrici (ex troika) per la Grecia, avrebbe posto il veto su questa iniziativa, ma il governo Tsipras ha scelto di andare avanti per la sua strada.

In una lettera all’esecutivo greco, Costello ha messo in guardia il governo dal non assumere decisioni unilaterali, come da accordi presi all’Eurogruppo del 20 febbraio.

«Non è vero che la Commissione europea sia contraria alle misure umanitarie» che la Grecia vuole intraprendere, ha dichiarato Pierre Moscovici, commissario europeo per gli Affari economici e monetari. «Noi appoggiamo l’obiettivo del governo greco di sostenere le fasce più vulnerabili colpite dalla crisi, non è questione di porre il veto a queste misure, di cui si è parlato anche durante l’incontro del premier Alexis Tsipras con Jean-Claude Juncker (presidente della Commissione, ndr)».

Tuttavia, ha aggiunto Moscovici, «Costello ha sottolineato che c’è un accordo quadro firmato fra la Grecia e l’Eurogruppo il 20 febbraio scorso, che dice che Atene deve consultare le istituzioni, Fmi, Bce e Commissione, su tutte le nuove misure che decide, perché dobbiamo poter valutarne l’impatto sul bilancio pubblico».

Durissimo il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: «Abbiamo l’impressione, e tutti quelli che si stanno occupando della questione hanno l’impressione, che il tempo stia per scadere per la Grecia. È ovvio che abbiano qualche problema», ha dichiarato riferendosi ai problemi di liquidità del Paese, che senza lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi – prevista dal programma di aiuti varato nel 2010 – il rischio di ritrovarsi senza soldi è concreto.

Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker si è detto «preoccupato per la Grecia e non soddisfatto dei progressi degli ultimi giorni». «È necessario che gli uni e gli altri – ha aggiunto – riprendano il controllo di se stessi».

Inflessibile il premier greco Alexis Tsipras: «Non prendiamo ordini dai tecnici». «Il governo greco è determinato a rispettare l’accordo del 20 febbraio. Tuttavia, chiediamo lo stesso ai nostri partner». E ancora: «Il comportamento di alcuni, non tutti, dei nostri partner e soprattutto di alcuni dei tecnocrati e team di tecnocrati conferma soltanto gli argomenti della parte greca. Che altro si può dire a chi ha la sfrontatezza di dichiarare che affrontare una crisi umanitaria sia un’azione unilaterale?».

Luna De Bartolo

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