5 maggio 2016 – «In un contesto europeo caratterizzato da una crescita significativa del Pil, l’economia italiana presenta segnali positivi» ma «l’evoluzione del clima di fiducia rimane incerta e l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana» che «ha subito una battuta d’arresto a febbraio» segnala «rischi di un rallentamento dell’attività economica nel breve periodo». Così l’Istituto nazionale di statistica nella sua nota mensile sull’andamento dell’economia italiana.
Segnali incoraggianti, rileva l’Istat sono «associati al miglioramento della produzione industriale, al consolidamento dell’occupazione permanente, alla riduzione della disoccupazione e alla crescita del potere di acquisto delle famiglie». Nei primi mesi dell’anno, però «la dinamica dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane si mantiene altalenante. In aprile si è registrato un sensibile miglioramento della fiducia nei servizi di mercato e nelle costruzioni cui si è accompagnato un aumento moderato nella manifattura; per contro il commercio al dettaglio ha segnato un ulteriore peggioramento dopo la flessione in marzo». E «a febbraio l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha segnato una battuta d’arresto, suggerendo un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine». Anche «la dinamica dei prezzi per i prossimi mesi si prefigura estremamente debole, in linea con le attese di ribassi dei listini industriali».
E da Francoforte, la Bce mette in guardia dall’effetto sui salari di un’inflazione a zero: «Le condizioni di inflazione estremamente bassa – è il monito dell’istituto guidato da Mario Draghi – non si radichino in effetti di secondo impatto sul processo di formazione dei prezzi e salari».
Inflazione che, secondo la Bce dovrebbe ricominciare a salire a partire da giugno 2016. «L’inflazione dell’Eurozona che da mesi viaggia vicina allo zero – spiegano da Francoforte – dovrebbe collocarsi su valori lievemente negativi nei prossimi mesi per riprendere a salire nella seconda metà del 2016».
La Bce ha poi ribadito che gli acquisti di debito pubblico nell’ambito del programma di Quantitative Easing proseguiranno fino a marzo 2017 o oltre, se necessario. Il consiglio direttivo, ha ricordato ancora, «agirà ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato».
Restano rischi al ribasso anche per la crescita nella zona euro, nonostante i segnali di ripresa: «La ripresa economica nell’area dell’euro sta proseguendo, trainata dalla domanda interna, mentre – osserva la Bce – la domanda estera rimane debole». «La domanda interna continua ad essere sorretta dalle misure di politica monetaria» ma, avverte, «i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro restano orientati verso il basso».
Nota di merito, nel Bollettino economico mensile rilasciato questa mattina dalla Banca centrale europea trovano spazio giudizi positivi sulle riforme del lavoro realizzate in alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, ma il Belpaese continua ad essere bacchettato (insieme al Belgio) sul fronte del debito pubblico.