17 settembre 2013 – Per me, c’è solo un leader in Europa che dice le cose come stanno davvero, almeno per quanto riguarda l’economia dei 17 Paesi dell’area euro. E si chiama Mario Draghi.
Il presidente della Banca centrale europea, l’uomo che tredici mesi fa ha salvato l’Europa con la sua intelligenza – e con quella dichiarazione dell’estate 2012, quando annunciò che la Bce avrebbe fatto «tutto quanto necessario» per difendere l’euro – non ha bisogno di tergiversare. Non è un politico, non deve farsi eleggere e non ha interesse nel fare promesse che non può mantenere.
«La ripresa è solo nella sua infanzia», ha detto ieri durante un convegno a Berlino: «L’economia resta fragile. E la disoccupazione è ancora troppo alta».
Parole oneste. Parole molto più credibili di quelle pronunciate da chi promette la luna. O la svolta, quando sanno che non è affatto dietro l’angolo.
«Il mio messaggio principale», ha spiegato Draghi, «è che abbiamo fatto progressi significativi nella stabilizzazione dell’area euro, ma c’è ancora del lavoro da fare per trasformare questo risultato in maggiore crescita e in maggiore occupazione».
Parole sante.
Draghi dice che c’è molto da fare. Ed io aggiungo: basta con questo perderci ogni giorno nei giochi politici tra Pd e Pdl, ma anche tra membri del Pd ex-Dc e membri del Pd ex-Pci! È ora di agire sul fronte delle riforme strutturali, ancora necessarie per rimettere il Paese sul binario, e soprattutto, come dice Draghi, sulle politiche economiche che aiutino la crescita e l’occupazione.