L'ICONOCLASTA

Due uomini che avrebbero tanto da guadagnare se la loro retorica si traducesse nei fatti. Cosa hanno in comune papa Bergoglio e il nuovo leader iraniano?

21 settembre 2013 – Lasciamo per un attimo le beghe di bottega del Bel Paese, dove la guerra tra Renzi e D’Alema (o forse l’altro candidato si chiama Cuperlo?) sta per cominciare, la questione della decadenza di Silvio Berlusconi continua a dominare le prime pagine e il primo ministro cerca di non fare Jo Condor.

Parliamo invece di due uomini che vengono da due realtà molto diverse: entrambi però si sono distinti negli ultimi giorni per una retorica che sembra radicalmente nuova.

Si tratta del papa e del Presidente dell’Iran. Sì, loro due.

Papa Bergoglio, che senz’altro si è mostrato un esperto comunicatore e un uomo mille volte più simpatico del suo predecessore, ha fatto un’apertura che da papa Ratzinger non avremmo mai visto. Il papa ha aperto nuovamente ai divorziati e agli omosessuali. E anche alle donne che hanno abortito. O almeno sembra.

Per ragioni comprensibili ha dovuto riferirsi alle donne che hanno abortito ma che sono «sinceramente pentite», una dichiarazione che non implica un’apertura totale. Ma è meglio di niente. Dicendo «chi sono io per giudicare i gay?» sembra avere un atteggiamento più realistico, visto che qualche gay anche nel Vaticano ci può essere.

La domanda rilevante però va oltre le parole, ed è questa: ora i divorziati, i gay e le donne che hanno abortito, ma che siano credenti, potranno fare la comunione, sì o no? Se sì è una svolta, se no è soltanto retorica.

E poi c’è il nuovo Presidente dell’Iran, Hassan Rohani. Che c’entra lui con papa Bergoglio? Anche lui ha una faccia più simpatica del suo predecessore. E anche lui offre al mondo quello che, almeno nella sua retorica, sembra una nuova apertura, una svolta potenziale.

Il fatto che Rohani abbia scritto il 5 settembre un tweet con i suoi auguri agli ebrei iraniani e del mondo in occasione del capodanno ebraico è davvero inconsueto, così come il messaggio accompagnato dalla foto di un ebreo che prega.

Il fatto che si sia offerto di “facilitare” un dialogo tra governo siriano e opposizione è invece poco credibile perché l’Iran è il fornitore principale di aiuti finanziari e armi al dittatore di Damasco, Assad, ancora più importante della Russia.
Ma il fatto che Rohani abbia dichiarato che l’Iran vuole essere “costruttivo” a livello internazionale e non vuole avere armi nucleari è interessante, anche se non ha detto che l’Iran smetterà di produrre materiali e componenti di armi nucleari. Quindi rimane un dubbio con la “D” maiuscola.

E infine, scrivendo l’altro ieri al Washington Post, il Presidente dell’Iran ha chiesto alla Casa Bianca di «abbracciare l’opportunità offerta dalle ultime elezioni in Iran». E ha detto che non esclude la possibilità di incontrare il Presidente Obama durante l’Assemblea Generale dell’Onu la settimana prossima, e questo, sì, rappresenterebbe una svolta, per entrambi i presidenti.

Ma forse tutto questo va visto nell’ottica di un Iran che sta soffrendo davvero a causa delle sanzioni economiche imposte dagli USA, e forse va ricordato che Rohani è sempre l’uomo del leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, che è tutt’altro che un moderato.

Il punto è questo: se la retorica del papa su divorziati, gay e donne che hanno abortito non si traduce nei fatti, non varrà nulla. E se la retorica di Rohani non porterà a cambiamenti nei fatti, anche questa sarà solo propaganda. Più efficace, più furba del passato, ma ugualmente propaganda.

E questo ci riporta nel Bel Paese, dove nei discorsi di questo periodo abbiamo sentito parlare molto di Imu e Iva ma sui problemi veri finora abbiamo visto più retorica che fatti concreti.

Sarebbe bello se le parole di papa Bergoglio e del presidente Rohani si traducessero in fatti.

Sarebbe ancora più bello se in Italia si passasse dalle parole ai fatti, visto che lo stato dell’economia ci sta ancora penalizzando, e per il momento la ripresa a me sembra una “ripresina” che non creerà nuovi posti di lavoro, e i giochi politici, che siano tra Forza Italia e il Pd, o all’interno del Pd, sono poco edificanti, per usare un eufemismo.

Vedremo.

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