L'ICONOCLASTA

Finalmente un po’ di crescita, anche se poca. L’Italia è fuori dalla crisi? Diciamo che il bicchiere è mezzo pieno

13 maggio 2015 – Italia fuori dalla recessione: lo dicono i dati Istat. Nel primo trimestre 2015 il Pil è tornato a crescere, con un aumento dello 0,3% rispetto all’ultimo trimestre del 2014. È il risultato migliore registrato dall’inizio del 2011, un dato che supera le attese degli analisti. La crescita congiunturale, spiega l’Istat, è «la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dell’industria e di una sostanziale stazionarietà nei servizi». Dal lato della domanda, l’Istat ha registrato un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) maggiore dell’apporto negativo della domanda estera netta.

Ma l’Italia resta in deflazione. Nel mese di aprile l’indice dei prezzi al consumo (Nic) è cresciuto dello 0,2% su base congiunturale ma, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è sceso dello 0,1%. «È il quarto mese consecutivo che l’indice generale registra una flessione su base annua», spiega l’Istat. «Ciò è dovuto al persistere dell’ampia diminuzione dei prezzi dei beni energetici (-6,4%; era -6,5% a marzo), alla quale si sommano, ad aprile, i cali tendenziali dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-0,6%, da +0,5% di marzo), all’abitazione (-0,2%, da -0,1% del mese precedente) e alle comunicazioni (-0,1%, da +1,0% di marzo)».

Positivi i dati che arrivano dall’eurozona, il cui Pil, evidenziano i dati Eurostat, cresce dello 0,4% nel primo trimestre, in accelerazione dopo +0,3% del quarto trimestre 2014, +0,2% del terzo e +0,1% del secondo. Cresce dello 0,3% la Germania, un dato inferiore alle attese, mentre superano le aspettative la Francia – +0,6% – e la Spagna, cresciuta dello 0,9%. Ancora giù il Pil della Grecia, che cala dello 0,2%. Per Atene è il secondo trimestre consecutivo di Pil negativo, dopo il -0,4% dell’ultimo quarto del 2014.

«Basta poco, troppo poco, per accendere gli entusiasmi». Lo affermano in una nota Adusbef e Federconsumatori commentando i dati sul Pil. Secondo le associazioni, «non possiamo ancora annunciare la fuoriuscita dalla crisi, a maggior ragione se si guarda all’andamento economico nel suo complesso. La disoccupazione è ancora su livelli altissimi, il potere di acquisto delle famiglie è ai minimi termini ed i consumi ne risentono in maniera significativa: basti pensare che nell’ultimo triennio hanno segnato un calo del -10,7%, pari ad una minore spesa di 78 miliardi da parte delle famiglie. Questi dati – conclude la nota – restituiscono un quadro allarmante, ancora ben lontano dalla ripresa annunciata, in modo irresponsabile e prematuro, da molti».

Secondo Coldiretti, «a spingere il Pil è stato certamente il balzo del 6,1% registrato nel primo trimestre 2015 nelle esportazioni italiane nei Paesi extracomunitari, con un dato record del 40% negli Stati Uniti favorito dal tasso di cambio favorevole».

«I dati Istat sul Pil – è il commento di Confesercenti – certificano l’uscita dalla recessione ed è decisamente una buona notizia, ma la crescita resta una scommessa impegnativa come dimostra il fatto che per ora nel 2015 la variazione acquisita è un debole 0,2%». Secondo l’associazione delle piccole e medie imprese, il Pil italiano è «lumaca rispetto ai Paesi dell’eurozona, alcuni dei quali registrano performance decisamente migliori». E ancora: «siamo sulla buona strada ma occorre accelerare le misure che diano respiro alla domanda interna per rivitalizzare consumi e per ridare forza alla gran parte delle imprese che producono e lavorano per il mercato interno». Il persistere della deflazione e i dati sul commercio, rileva Confesercenti, «sono del resto significativi: tra gennaio ed aprile hanno abbassato la serranda circa 162 attività al giorno, per un totale di 19.550 negozi chiusi. Le nuove aperture sono state invece 8.896, per un saldo finale negativo di 10.654 imprese. Un dato purtroppo sostanzialmente in linea con il saldo del primo quadrimestre dello scorso anno (-10.945 imprese)».

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