L'ICONOCLASTA

IL FT: L’ECONOMIA DELL’EUROZONA TORNA A CRESCERE

Istat ed Eurostat rilasciano i dati relativi al terzo trimestre di quest’anno. Il report del Financial Times, tradotto in italiano per voi.

14 novembre 2014 – L’economia della zona euro è cresciuta solo lievemente tra il secondo e il terzo trimestre, mantenendo la pressione sui policy maker affinché compiano ulteriori passi per rianimare una regione che resta impantanata nella stagnazione.

La produzione nell’area euro è salita dello 0,2 per cento nel trimestre che si è chiuso a settembre dopo non aver osservato alcuna crescita nel trimestre precedente. I dati ufficiali, pubblicati venerdì da Eurostat, sono leggermente migliori rispetto alle previsioni degli analisti.

Nel terzo trimestre, l’economia francese è cresciuta per la prima volta quest’anno e la Germania, il motore dell’eurozona, ha evitato per un pelo di scivolare nella recessione, un risultato migliore di quello che temevano molti economisti.

I dati italiani confermano le previsioni di una flessione dello 0,1 per cento del Pil nel terzo trimestre, mostrando come la terza più grande economia della zona euro faccia ancora fatica a riprendersi. La produzione italiana non osserva un trimestre di crescita positiva dal 2011.

Altre aree periferiche dell’eurozona, tuttavia, hanno registrato delle performance positive. L’economia greca è cresciuta dello 0,7 per cento. La Spagna, la quarta più grande economia dell’area, ha avuto una crescita dello 0,5 per cento, un dato che la fa figurare tra le economie della regione che stanno facendo meglio.

«Vi sono prove del fatto che le riforme realizzate nei paesi periferici stiano iniziando a dare i loro frutti», ha commentato Christian Schulz, economista di Berenberg Economics. «Questo mostra che la risposta europea alla crisi non è stata un completo disastro».

La fiacca performance delle tre più grandi economie dell’area euro rafforzerà, tuttavia, le richieste per misure di politica monetaria radicali da parte della Banca centrale europea, di riforme da parte di Parigi e Roma e di uno stimolo fiscale da parte di Berlino.

I dati potrebbero dare una mano a Mario Draghi, il presidente della Bce, se decidesse di allargare il suo piano controverso da mille miliardi per gonfiare il bilancio della Bce includendo l’acquisto di corporate bond e titoli di debito pubblico.

Venerdì, il costo degli interessi sui debiti sovrani è sceso in tutta Europa: gli investitori sono fiduciosi che i dati di crescita avranno un’influenza quasi nulla nel ridurre la pressione sulla banca centrale. Le borse europee ristagnano e l’euro continua ad aggirarsi intorno ai minimi biennali rispetto al dollaro.

Il rendimento a dieci anni dei titoli di Stato emessi dalla Germania, la regione con il più grande mercato obbligazionario, è sceso dallo 0,80 per cento di giovedì allo 0,78 per cento registrato venerdì a metà mattina. Il rendimento dei titoli italiani a 10 anni è calato dal 2,38 per cento al 2,35 per cento.

Nel trimestre che si è chiuso a settembre, la Germania ha visto il suo prodotto interno lordo crescere dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente, evitando così l’onta della recessione (tecnicamente, due trimestri consecutivi di contrazione del Pil). Il dato del secondo trimestre è stato rivisto: da un declino nella produzione dello 0,2 per cento a una caduta dello 0,1 per cento.

L’istituto di statistica ufficiale francese ha registrato una crescita economica dello 0,3 per cento nel trimestre che si è chiuso a Settembre, rispetto alla crescita zero rilevata nel primo trimestre e la contrazione dello 0,1 per cento nel secondo.

Gli economisti sono rimasti sopresi dai risultati, sebbene abbiano sottolineato come gli ultimi dati non implichino necessariamente un ritorno al benessere economico.

I dati francesi, superiori alle attese, concederanno, tuttavia, una breve tregua al presidente socialista François Hollande, che sta tentando con difficoltà di risollevare le sorti del Paese.

Philippe Waechter, capo economista di Natixis Asset Management, ha osservato che i due più importanti motori di crescita sono stati la spesa pubblica, che è cresciuta dello 0,8 per cento durante il terzo trimestre rispetto allo 0,5 per cento nel secondo, e il balzo delle rimanenze.

In Italia Matteo Renzi, diventato primo ministro a febbraio, ha messo in moto un’agenda radicale di riforme per contrastare alcuni dei più grandi problemi economici del paese, e spera in un qualche margine di manovra sulle regole europee di bilancio per rinvigorire l’economia. Ma non è ancora chiaro se avrà successo.

L’economia della regione resta del 2 per cento meno vasta rispetto all’autunno del 2008, quando il collasso della banca americana di investimenti Lehman Brothers innescò una crisi finanziaria globale e fece sprofondare il volume degli scambi commerciali.

Sia gli Usa, sia il Regno Unito, hanno superato i loro picchi pre-crisi, e funzionari di entrambe le economie, nel corso della scorsa settimana, hanno chiesto ai leader dell’eurozona di intraprendere un allentamento più deciso sul fronte monetario e fiscale.

Questa settimana Jack Lew, ministro del Tesoro Usa, ha messo in guardia l’eurozona paventando il rischio di un decennio perduto alla giapponese – bassa crescita e crollo dei prezzi – con una critica inusualmente violenta nei confronti delle politiche economiche di un alleato. Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, ha detto che lo spettro della stagnazione sta «infestando» la regione.

«Non credo che Lew sarà convinto da questo. Secondo la sua posizione, la crescita della Germania è abbastanza forte; si lamenta in particolar modo della mancanza di investimenti», ha detto Schulz. «Ma alcune delle critiche sono sbagliate. I consumi in Germania, un pilastro della crescita nell’eurozona, appaiono robusti».

L’ufficio di statistica tedesco ha detto che un «impulso positivo» è arrivato dai consumi delle famiglie e dagli export, che sono in Germania ai massimi livelli nonostante le crisi politiche in Europa dell’Est e in Medio Oriente e il rallentamento della Cina.

Enfatizzando la stabilità dell’economia tedesca, l’ufficio di statistica ha fatto notare come l’occupazione sia cresciuta dello 0,9 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, toccando la cifra record di 42,9 milioni di occupati.

La crescita della produzione dello 0,1 per cento è stata in linea con le previsioni. Gli economisti hanno accolto con favore il fatto che la paura della recessione, emersa nel corso del secondo trimestre, sembra completamente scacciata.

Carsten Brzeski, della ING Bank, ha detto: «L’economia tedesca non è nemmeno lontanamente vicina a qualsivoglia abisso. Con un basso tasso di disoccupazione, un’occupazione a livelli record e un’industria altamente competitiva, la Germania appare attrezzata per affrontare anche un’eventuale stagnazione meglio di qualsiasi altro paese al mondo».

«Tuttavia, il compiacimento o qualsiasi accenno di superbia sarebbero fuori luogo. L’andamento degli ultimi trimestri indica come l’economia tedesca potrebbe dare nuovo impulso alle riforme in tempi brevi».

I dati incentiveranno la Francia, l’Italia e altre deboli economie della zona euro, a ribadire le richieste dirette a Berlino per un allentamento dei cordoni della spesa pubblica.

Ma la Germania ha detto chiaramente che resta determinata a portare a termine il suo programma di taglio del debito e a mantenere l’impegno di raggiungere un deficit a quota zero nel bilancio 2015. Berlino non vuole andare oltre lo stimolo di 10 miliardi di spesa in infrastrutture annunciati la scorsa settimana per il periodo 2016-2018, nonostante le misure ammontino solamente all’un per cento del Pil all’anno.

(Traduzione di Luna De Bartolo)

VIA/ The Financial Times

ULTIMI ARTICOLI