5 giugno 2014 – Il pericolo deflazione c’è.
Mario Draghi ha iniziato una guerra santa, una vera e propria jihad finanziaria contro la deflazione, contro il rischio di una spirale negativa dei prezzi e contro il rischio stagnazione, contro una zona euro in cui la domanda resterebbe debole, la disoccupazione alta e la crescita assente.
Vediamo i flash:
Con una mossa senza precedenti per una banca centrale, Draghi ha portato il tasso di interesse in territorio negativo. Evidentemente teme un decennio perso alla giapponese, e sa che la deflazione sarebbe un disastro per l’Italia.
Ha messo a disposizione centinaia di miliardi di euro di prestiti a basso interesse per le banche, iniziando con €400 mld. Come farà la Bce a spingere le banche ad aiutare le imprese? Draghi conferma che ci sarà una specie di condizionalità e annuncia «una combinazione di misure per sostenere il credito all’economia reale”. Le banche, dice, “devono incrementare gli sforzi».
Poi Draghi parla di «unconventional instruments» e quindi di armi asimmetriche. È chiaro che bisogna stampare moneta, in qualche modo, ma lui non vuole dirlo. Dice invece in modo esplicito che l’acquisto di titoli sarebbe «uno degli strumenti non convenzionali» che la Bce potrebbe usare nella sua guerra. Bene. Secondo me se ne farà senz’altro uso, probabilmente dopo l’estate.
Come indizio su quanto grave sia il rischio deflazione, vi prego di notare che la Bce ha tagliato tutte le previsioni per l’inflazione fino al 2016! Significa che teme una spirale negativa dei prezzi.
Ma il momento clou nella conferenza stampa di Draghi è stato quando un giornalista ha chiesto «perché non annunciare già oggi l’acquisto di titoli».
Draghi, in un momento da Rambo, o forse meglio da Clint Eastwood, ha risposto secco: «Are we finished? The answer is no. We are not finished here».
Sulle riforme, Draghi non è soddisfatto: non tutti i paesi stanno facendo le riforme strutturali necessarie a spingere la crescita e combattere la disoccupazione. Cita i rischi per la crescita nella zona euro: domanda debole, insufficienza di riforme e un tasso di inflazione allo 0,5%, troppo basso.
Chiaramente, uno degli obiettivi per la Bce, anche se non dichiarato, è di indebolire la moneta comune per aiutare gli export dalla zona euro. E dopo gli annunci, l’euro è ulteriormente sceso contro un dollaro già forte.
Quindi, amici, la guerra è iniziata. Draghi ha tirato fuori azioni e retorica. E secondo me è molto preoccupato. Quando Mario Draghi parla di liquidità e indica che ci si prepara a qualche forma di quantitative easing in Europa, allora il pericolo deflazione è serio.