13 giugno 2014 – Con un giorno di ritardo, Giorgio Orsoni finalmente si dimette da primo cittadino di Venezia.
Ero rimasto senza parole ieri, quando, dopo una settimana di arresti domiciliari e dopo aver concordato un patteggiamento a quattro mesi, il sindaco, indagato per l’inchiesta Mose, aveva indetto una conferenza stampa annunciando senza pudore che non si sarebbe dimesso. Assurdo.
Intanto, come se non bastassero gli scandali dell’Expo e del Mose, in questi giorni dobbiamo subirci l’ultimo psicodramma della minoranza Pd. Parlo della storia del Fassino di turno, Corradino Mineo. Mineo chi?
Renzi ha fatto bene a dire che non ha preso il 40% per lasciare il Paese in mano a questo mio ex collega della Rai, mai così amato e festeggiato dagli ultrà della sinistra estrema del Pd.
Ora, che piaccia o meno, a mio avviso la realtà è questa: se Renzi vuole avviare le riforme del Senato e del Titolo V, e fare una nuova legge elettorale, deve sedersi con Silvio Berlusconi per aggiornare l’accordo del Nazareno.
Comunque, la vicenda Mineo mostra che nonostante la sconflitta di Foggia dell’8 dicembre scorso, in cui D’Alema sembrava rottamato, e nonostante Bersani a mio avviso dovrebbe essere in pensione come uno screditato leader del passato, questi signori e le loro truppe continuano a ostacolare il bene del Paese, cioè la possibilità di avviare le necessarie riforme di vasta portata sia per le istituzioni sia per l’economia.
Se Renzi non riesce a mettere in riga gli ultrà del suo partito, allora sarebbe veramente meglio tornare alle urne. Ma non saprei dire con quale legge elettorale.