5 febbraio 2015 – La decisione di Mario Draghi – arrivata a sorpresa ieri in tarda serata – di bloccare l’accesso delle banche greche alla liquidità della Bce nuoce alla Borsa di Atene, che subisce un crollo in avvio, perdendo il 6%. Sale lo spread decennale tra i titoli ellenici e quelli tedeschi, dai 902 di ieri sera a 980. In rialzo anche lo spread tra Btp italiani e Bund, che apre a 126 punti.
La Bce ha rimosso la deroga che consentiva alle banche greche di accedere alla liquidità della Bce fornendo titoli di Stato ellenici nonostante il loro rating “junk”, almeno finché non sarà chiaro che Atene proseguirà nel programma di risanamento delle finanze pubbliche stabilito con la Troika. «Il consiglio direttivo – è scritto in una nota pubblicata sul sito della Bce – ha deciso di rimuovere la deroga sugli strumenti di debito quotati emessi o garantiti dalla Repubblica ellenica». «Attualmente – aggiunge il comunicato – non è più possibile presumere una conclusione positiva della revisione del programma» di risanamento greco. Le nuove regole saranno applicate tra una settimana, dall’11 febbraio.
Il capo economista della Bce, Peter Praet, in un’intervista al quotidiano finanziario francese Les Echos, ha sottolineato come Draghi abbia applicato «in modo trasparente» le regole della Bce, decidendo di «non accettare più oltre l’11 febbraio titoli del debito pubblico greco come collaterale per i suoi prestiti». «Le condizioni di accesso alla liquidità della Bce sono chiare – ha aggiunto Praet – Se queste condizioni non vengono più rispettate la Bce deve trarne le conseguenze».
Ma Atene minimizza: secondo il ministero delle Finanze la Bce sta facendo pressioni sull’Eurogruppo per raggiungere un accordo che sia positivo per tutti. E il governo sostiene che non ci sono problemi di rilievo con il settore bancario greco. «In nessun caso la decisione della Bce, di non accettare più i titoli di Stato ellenici, avrà ripercussioni negative sul sistema finanziario del Paese», sostiene in un comunicato il ministero delle Finanze greco. Il sistema bancario resta protetto tramite l’accesso alla liquidità per mezzo dell’Emergency Liquidity Assistance (ELA), ma anche questo strumento può essere revocato dalla Bce con una maggioranza di due terzi.
Una fonte del governo ellenico fa sapere che la Grecia «non vuole esercitare ricatti nei confronti di nessuno, ma non ha intenzione di essere sottoposta ad alcun ricatto». Secondo la stessa fonte, la decisione di Francoforte sarebbe una forma di «pressione» per raggiungere un accordo tra la Grecia e i suoi creditori sul destino del debito.
Non si è fatta attendere la risposta di Tsipras: «La troika è completamente finita». «In appena una settimana di governo – ha aggiunto, parlando ad Atene ai parlamentari di Syriza – abbiamo dato speranza al popolo greco che ha sofferto molto e identità alla patria, che oggi viene riconosciuta da tutto il mondo. Il nostro Paese è diventato il punto di riferimento positivo in Europa. Il nostro governo rappresenta i valori che sono diventati materia prima. Rappresenta un’Europa dei popoli e della solidarietà».
«La decisione della Bce», è il commento del premier Matteo Renzi, «è legittima e opportuna, dal momento che mette tutti i soggetti in campo attorno a un tavolo in un confronto diretto e positivo per un’Unione che, andando oltre una concezione burocratica tutta rivolta all’austerità, sia capace di rispettare e far rispettare gli impegni presi e di guardare con maggiore fiducia e determinazione a un orizzonte europeo fatto di crescita e investimenti».
Una riunione straordinaria dell’Eurogruppo sulla Grecia potrebbe essere convocata per l’11 febbraio, alla vigilia del vertice europeo in programma a Bruxelles.
Hollande, in conferenza stampa a Parigi, consiglia al premier greco Alexis Tsipras: «Vai a trovare Merkel, ti riceverà». «È ciò che si deve fare quando si appartiene a una comunità», ha aggiunto.
Stamattina, il ministro delle Finanze di Atene, Yanis Varoufakis, era a Berlino per un incontro con il suo omologo tedesco Wolfgang Schaeuble. Il colloquio non è stato risolutivo, le posizioni restano molto distanti. «Siamo d’accordo sul non essere d’accordo», riassume Schaeuble. La Grecia, è la posizione irremovibile del responsabile del dicastero economico di Berlino, deve risolvere la sua situazione «con le tre istituzioni con cui ha affrontato il programma, la Bce, la Commissione Ue e il Fmi», ovvero la Troika, di cui il governo a maggioranza Syriza chiede il tramonto.
Alcune delle misure proposte dal nuovo esecutivo greco, è l’ulteriore stoccata di Schaeuble, «non vanno nella direzione giusta».
«La Grecia resta un paese dell’area euro», è la replica di Varoufakis. Atene, ha aggiunto, «ha bisogno del supporto politico, tecnico e morale dei suoi partner europei». Varoufakis ha quindi precisato che nell’incontro con Schaeuble «non si è parlato di un taglio o di un allungamento del debito».
«L’unica cosa che chiediamo è di non venir messi sotto pressione con un ultimatum. Dateci tempo fino alla fine di maggio o l’inizio dell’estate per poter mettere sul tavolo le nostre proposte di soluzione».
Ieri, il neo premier greco Tsipras aveva incontrato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che lo aveva accolto con un abbraccio. Tsipras aveva poi incontrato il presidente del consiglio Ue Donald Tusk e il presidente dell’Europarlamento Martin Schultz.
Il leader di Syriza si era dichiarato «molto ottimista». «Non abbiamo ancora un accordo – aveva precisato – ma andiamo nella direzione giusta per raggiungerlo».
Da Berlino, anche la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva fatto sentire la sua voce, pungolando Atene: «È ora che dica quali sono le sue proposte concrete». «La Grecia al momento è sottoposta a un programma, che è stato prolungato fino a fine febbraio. Siamo lieti per questi primi incontri, aspettiamo le proposte e poi possiamo parlare».
«Non credo che le posizioni degli Stati dell’eurozona nei confronti della Grecia siano differenti nella sostanza», aveva aggiunto, sottolineando: «Ho parlato con il mio collega italiano, sono in contatto con Francois Hollande, con cui ho parlato oggi (ieri per chi legge, ndr)».
La posizione del governo tedesco prevede che Atene prenda le distanze dalle promesse elettorali di Tsipras, ha scritto ieri l’Apa, citando un documento del governo tedesco svelato da Reuters. Obiettivo è che la Grecia torni alla crescita, ma perché avvenga, l’Eurogruppo ha bisogno di chiare promesse da Atene sul fronte delle riforme, concordate col governo precedente.
Varoufakis, oggi a Berlino da Schaeuble, aveva incontrato ieri il presidente della Bce Mario Draghi.
Varoufakis aveva parlato di un «colloquio fruttuoso». «C’è stata un’eccellente linea di comunicazione, che mi ha dato un grande incoraggiamento per il futuro». «La Bce – aveva aggiunto il ministro – è anche la banca centrale della Grecia e farà tutto il possibile per aiutare gli stati membri dell’area euro».
Ma in serata è poi arrivata la doccia fredda da parte della Bce e il blocco dei finanziamenti alle banche elleniche.
«Possiamo ridurre il carico del debito anche senza manometterne l’ammontare. La mia proposta è che l’ammontare degli interessi sia ancorato alla crescita», ha spiegato ieri al tedesco Zeit, fornendo un’alternativa al taglio del debito. Poi aveva aggiunto: «Io immagino un piano-Merkel, sull’esempio del piano Marshall. La Germania userebbe la sua forza per unire l’Europa», questa «sarebbe una meravigliosa eredità della cancelliera tedesca».
A chi gli faceva notare che la Merkel ha già un piano, che non coincide però con quello greco, Varoufakis ha replicato: «Che piano è? Un’Europa nella quale noi riceviamo dei crediti che non potremo mai ripagare? Gli Usa all’epoca hanno condonato la maggior parte dei debiti alla Germania».
«La Germania è il paese più potente dell’Europa», ha quindi aggiunto ieri Varoufakis, «Credo che l’Ue trarrebbe beneficio se si sentisse egemone. Ma chi è egemone deve assumersi responsabilità per gli altri. Questa era l’impostazione degli Usa dopo la seconda guerra mondiale».
Sul tavolo delle trattative, Atene ha posto la richiesta di un doppio “swap” tra vecchi titoli di Stato e nuovi bond. Come aveva spiegato Varoufakis qualche giorno fa in un’intervista al Financial Times, i nuovi bond sarebbero di due tipi: uno agganciato alla crescita del Paese e l’altro, definito dal ministro greco «obbligazione perpetua» (ovvero titoli che non sarebbero mai restituiti e su cui Atene pagherebbe solo gli interessi), mirato a sostituire i titoli di Stato greci in mano alla Bce. La risposta della Bce è stata la chiusura dei rubinetti alle banche greche.
Ma non solo: Atene vorrebbe la fine della troika, l’organismo di controllo formato da ispettori della Bce, Fmi e Commissione Ue che si occupa di monitorare i paesi beneficiari dei piani di salvataggio.
Luna De Bartolo