L'ICONOCLASTA

FMI, Cristine Lagarde colpevole di negligenza nel caso Tapie ma non dovrà scontare nessuna pena

Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, è stata condannata dalla Cour de Justice de la République, il tribunale dei ministri, per “negligenza” nel caso dell’arbitrato Adidas/Tapie. Era il 2008, e Lagarde ricopriva il ruolo di ministra dell’Economia dell’allora presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. Il Consiglio del FMI, che rappresenta 189 paesi, parlerà di questa condanna nel corso della prossima seduta.

Ho scritto del caso Tapie e del rapporto “particolare” che legava l’ex presidente francese Sarkozy e Christine Lagarde in My Way: Berlusconi si racconta a Friedman. Pubblichiamo due brani dal capitolo 11, “Intrigo Internazionale”.

19 dicembre 2016 – (…) Contemporaneamente, a Parigi, Nicolas Sarkozy e Christine Lagarde dovevano affrontare la loro dose di accuse. L’11 maggio la procura di Parigi mise sotto inchiesta Lagarde per il suo ruolo nell’affare Tapie, un tipico scandalo francese che riguardava banche, politici vicini a Sarkozy e la lontana vendita dell’Adidas da parte di Bernard Tapie, miliardario, imprenditore, già presidente dell’Olympique Marsiglia e ministro socialista, poi divenuto sostenitore di Sarkozy nella campagna elettorale del 2007. Secondo le accuse, Christine Lagarde avrebbe abusato del suo ruolo di ministro per istituire un collegio arbitrale che aveva assegnato a Tapie, in una disputa ultradecennale con il Crédit lyonnais, un risarcimento di 285 milioni di euro.

Il procuratore di Parigi sosteneva la necessità di un’inchiesta giudiziaria sull’operato di Christine Lagarde, dato che c’erano «svariate ragioni per dubitare della regolarità e perfino della legalità» dell’accordo, e tutto faceva pensare a un abuso di potere.
Per Lagarde, l’inchiesta era un attacco politico. «È un tentativo di infangarmi» dichiarò a «Le Figaro». Disse di essere «tranquilla come sempre» e aggiunse che aveva «il totale sostegno del governo».

Quel «totale sostegno del governo» poteva significare una sola cosa: Nicolas Sarkozy. Secondo un magistrato, già parte di un pool anticorruzione, Lagarde sull’affare Tapie aveva ricevuto «istruzioni» direttamente dall’Eliseo. Altri politici si soffermarono sull’amicizia tra Sarkozy e Tapie.

Daniel Cohn-Bendit, il leggendario leader del Sessantotto divenuto deputato verde, dichiarò alla televisione francese: «Ciò che so è che la decisione di Lagarde è stata imposta da Sarkozy. La responsabilità è di Sarkozy e in questo caso è l’amicizia tra lui e Bernard Tapie a essere in discussione».

(…) Zapatero non fu l’unico a uscire da quella sala con l’impressione che, quando si parlava di Italia, Lagarde procedesse al traino di Sarkozy. Era la spalla perfetta nel pretenzioso cabaret politico del presidente francese. Lui cominciava una filippica e poi si voltava verso Lagarde. Lei sembrava intervenire seguendo l’imbeccata, sempre preparata, sempre razionale e sicura, pronta e desiderosa di insistere sull’opportunità del prestito dell’Fmi. Erano un bel duetto.
Quell’insolita sintonia non avrebbe dovuto sorprendere nessuno. Il fatto che da qualche mese Christine Lagarde fosse a capo del Fondo monetario non poteva cambiare la sua storia: aveva passato il decennio precedente come fedele collaboratrice e alleata di Nicolas Sarkozy. Politicamente, i due erano gemelli siamesi.

Diciotto mesi più tardi, una perquisizione della polizia nell’appartamento parigino di Christine Lagarde portò alla luce una sua lettera, molto personale e molto imbarazzante, subito pubblicata sui giornali di tutto il mondo. Era indirizzata a Nicolas Sarkozy, firmata da Christine Lagarde e non datata. La perquisizione della polizia era in relazione con l’inchiesta su Bernard Tapie. Adesso, la stampa mondiale andava a nozze con quella lettera, nella quale lei giurava eterna fedeltà a Sarkozy e scriveva queste parole rivelatrici: «Sono al tuo fianco per servirti… Usami per il tempo che ti conviene e conviene alla tua azione e al tuo casting. Se mi usi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace; senza sostegno, rischio di essere poco credibile». La formula di commiato faceva rabbrividire: «Con la mia immensa ammirazione, Christine L.».

Brani tratti da My Way: Berlusconi si racconta a Friedman (Rizzoli, 2015)

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