L'ICONOCLASTA

Friedman prepara la nuova trasmissione (Ammazziamo il Gattopardo: Il Gioco del Potere) su La 7. «Porto in tv la mia WikiLeaks»

Ci siamo, tra pochi giorni inizia la mia nuova avventura televisiva.

Ecco qui l’intervista uscita sul Corriere della Sera di ieri, nella quale annuncio l’arrivo di “Ammazziamo il Gattopardo – Il Gioco del Potere”, in onda da giovedì 19 giugno in seconda serata su La7.
Buona lettura!

Milano – «Ho il sospetto che se il libro ha suscitato quella reazione, la serie tv sarà una sorta di WikiLeaks». Dopo aver scatenato un caso politico lo scorso febbraio, quando nel suo Ammazziamo il Gattopardo rivelò contatti già nel 2011 tra Giorgio Napolitano e Mario Monti, Alan Friedman in vista del suo ritorno in tv si prepara a settimane impegnative. Dal 19 giugno, in seconda serata su La7, andrà in onda «Ammazziamo il Gattopardo: il gioco del potere», una co-produzione di La7 e Corriere della Sera. Il libro si fa serie tv.

In sei puntate, il giornalista incontrerà cinque ex primi ministri e il premier in carica: Massimo D’Alema, Mario Monti, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Giuliano Amato e Matteo Renzi. E se tanto avevano detto nel saggio, molto altro diranno anche nella versione televisiva delle loro interviste. Come ci riesce? «Mi è stato detto che ammalio i miei intervistati. Non la vedo così», spiega il giornalista. Il segreto sarebbe elementare… «Faccio delle domande semplici. Quasi fossi un marziano, complice anche il mio accento che, diciamolo, fa molto Stanlio e Ollio. Non riesco a smussarlo: anche mia moglie mi chiede se non faccio un po’ apposta. Però uso bene i congiuntivi. Parlare in modo chiaro funziona: in Italia troppo spesso il linguaggio della tv si perde nel politichese, le domande sono complicate, piene di dietrologia. Le mie sono semplici, tutto qui».Per esempio? «A Mario Monti, al di là di quella diventata famosa, chiedo chi l’ha convinto a mettersi in politica con Casini e Fini. Nella seconda puntata risponde nel dettaglio e in modo sorprendente».

Momenti di sorpresa per niente rari, che Friedman ha voluto sottolineare anche in video: «Per lo spettatore sarà come se la pellicola improvvisamente si bruciasse, a quel punto appaio io che guardando dritto in camera parlo al pubblico e faccio notare: vi rendete conto di cosa ha detto? Penso possa piacere, non l’ho mai visto fare in Italia. Per essere sincero mi sono ispirato a Kevin Spacey che spesso in “House of Cards” si rivolge al pubblico parlandogli in camera e rendendolo complice». Oltre a queste «incursioni», ci saranno anche le sovrapposizioni delle parole dei leader «quando si contraddicono o danno versioni differenti di uno stesso evento». E poi i lanci delle puntate fatte «a Roma, davanti a palazzo Chigi e un mini editoriale in cui commenterò un fatto di attualità».

L’idea di «sporcare» le interviste con questi innesti non è sua… «Me l’ha suggerito Enrico Mentana, un amico». Felice di tornare in tv? «Sì, molto. Perché è una trasmissione nuova, nata da un libro in cui sapevo che c’erano scritte alcune cose esclusive, che avrebbero fatto arrabbiare qualcuno ma che mai avrei immaginato avrebbe creato un tale scompiglio politico. E ora questa trasmissione in cui le interviste non sono in ginocchio ma neanche ostili: sono conversazioni che fanno una radiografia del potere negli ultimi 20 anni in Italia». Non si schiera: «Non devo commentare, spetta al pubblico italiano farlo quando vedrà Prodi che dice x e D’Alema che dice y su uno stesso fatto».

Oltre alla soddisfazione del ritorno in tv «su una rete che lascia liberi come La7», per il giornalista c’è anche un senso di responsabilità: «Nei confronti degli italiani che vedranno da vicinissimo i loro leader. Alcuni fanno rabbia, altri pena. Ci sono anche momenti divertenti. Credo sia un diritto del pubblico vedere così chi li ha governati». Lei che idea si è fatto? «Che negli ultimi 20 anni le performance dei leader politici hanno avuto tanti bassi e pochi alti. Non hanno voluto o potuto fare tante riforme che servivano. Da queste interviste emergono i loro caratteri perché quando sei in primissimo piano è dura nascondere i tuoi veri sentimenti: il gioco del potere si vede sulle loro facce». La speranza della vigilia è quindi «evitare le querele… Anche se è molto difficile smentire quello che hai detto in video».

(Intervista di Chiara Maffioletti, Corriere della Sera, 14 giugno 2014)

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