9 marzo 2015 – Al via il programma di acquisto di titoli dei paesi dell’eurozona da parte della Bce. Lo annuncia con un tweet la Banca centrale europea: «La Bce e le banche centrali nazionali dell’Eurosistema hanno iniziato gli acquisti nell’ambito del Public Sector Purchase Programme».
Inizia oggi il Quantitative Easing, l’allentamento quantitativo della politica monetaria deciso dal presidente della Bce Mario Draghi allo scopo di combattere la deflazione nell’eurozona, rilanciare la domanda interna e la crescita.
Un bazooka da più di 1000 miliardi: una maxi iniezione di liquidità pari a 60 miliardi di euro al mese tra marzo 2015 e aprile 2016 «e in ogni caso finché il consiglio direttivo non riscontri un aggiustamento durevole del profilo d’inflazione coerente con l’obiettivo di mantenerla al di sotto ma vicina al 2%».
La Bce ha dato l’avvio al programma con l’acquisto di titoli di Stato di Germania, Italia, Francia e Belgio. La Banca d’Italia acquisterà titoli di stato italiani, nell’ambito del piano Qe della Bce, per 130 miliardi di euro. Lo spiega l’istituto centrale secondo cui, includendo le operazioni effettuate dalla Bce, gli acquisti complessivi di titoli pubblici del nostro paese saliranno a circa 150 miliardi.
Come spiegato da Draghi, i titoli saranno acquistati «sulla base della quota dei vari paesi nel suo capitale». Francoforte ha annunciato che sorveglierà attentamente gli istituti nazionali con un monitoraggio continuo, affinché vengano rispettate queste quote. I rischi dei titoli comprati dalla Bce, e questo è stato stabilito per andare incontro ai timori della Germania, saranno condivisi solo nel caso di quelli europei, con una quota del 20% sul totale.
L’80% per cento dei rischi resteranno quindi in capo alle banche centrali nazionali: per l’Italia, la Banca d’Italia. La Banca centrale europea acquisterà solo titoli con scadenza tra due e 30 anni e con un rating di “investment grade”. Quindi tagliata fuori la Grecia fino a quando non verrà ripristinata la deroga – tolta a febbraio ma che potrebbe essere ripristinata in caso di «una valutazione positiva» da parte della Troika su un serio cammino di riforme strutturali da parte di Atene – che consentiva alle banche elleniche di approvvigionarsi di liquidità fornendo a garanzia titoli di rating “junk”. La Bce acquisirà anche titoli di Stato con rendimento negativo, ma non al di sotto del tasso sui depositi, pari allo 0,2%.
La reazione dei mercati all’avvio del programma di Mario Draghi è stata inferiore alle attese: gli effetti si sono visti subito fin dall’annuncio della partenza nei giorni scorsi, sia sui tassi di cambio con l’euro – precipitato fino a quota 1,08 sul dollaro – sia sullo spread tra i nostri titoli e i titoli tedeschi, stabilmente sotto i 100 punti (ai minimi dal maggio 2010), con i titoli della “periferia” ai minimi storici di rendimento.
Ma i timori legati alla Grecia, insieme a quelli per un possibile rialzo dei tassi a giugno da parte della Federal Reserve, frenano oggi le Borse europee, che partono male per poi risalire leggermente, ma restando deboli. Milano (Ftse Mib +0,45% a 22.5526 punti) si conferma in testa, seguita da Francoforte (+0,12%). In calo ancora Madrid (-0,3%), Parigi (-0,38%) e Londra (-0,5%). Atene crolla, e chiude a -4,18%.
Oggi è stato anche il giorno in cui l’Eurogruppo si riuniva per valutare il programma di riforme inviata dal governo guidato da Alexis Tsipras all’Ue, ma non si è riusciti a raggiungere alcun risultato. I negoziati tra le autorità greche e l’ex Troika riprenderanno mercoledì prossimo. In un comunicato il Governo greco ha rimarcato di voler continuare ad aggiornare la lista delle riforme, in cambio le istituzioni sono disponibili a risolvere i problemi finanziari della Grecia. Di fatto, però, non si è ancora trovato un punto di caduta che consenta di sbloccare il finanziamento del debito ellenico.
La strada è apparsa fin da subito totalmente in salita: ieri Bloomberg ha riportato il severo giudizio del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, secondo il quale la lista di Atene sarebbe «lontana dall’essere completa», e per essere attuata richiederà «tempi lunghi». «Nessuna tranche di aiuti – ha rivelato Dijsselbloem – verrà versata nel mese di marzo», riferendosi all’ultima quota – pari a 7,2 miliardi di euro – del secondo piano di salvataggio della Grecia.
Poi l’ultimatum: «Abbiamo detto che sosterremo la Grecia se prosegue sul cammino delle riforme, ma il confronto sulle riforme deve ripartire al più presto possibile, stiamo perdendo troppo tempo, l’estensione degli aiuti è solo per 4 mesi e abbiamo già perso due settimane». E ancora: «Siamo pronti a sostenere Atene sulla base del programma esistente, finora poco è stato fatto sul fronte dell’attuazione, ora il punto principale è non perdere tempo», ha aggiunto il presidente dell’Eurogruppo.
Il piano di Atene, è la conclusione di Dijsselbloem, «può essere parte delle discussioni ancora da avviare, ma abbiamo già perso due settimane e il negoziato reale ancora non è iniziato quindi basta perdere tempo, bisogna cominciare a lavorare subito».
Scettica anche Angela Merkel: «La nostra politica è che la Grecia resti nell’Eurozona. Per molti anni abbiamo lavorato per questo, ma naturalmente ci sono due facce della stessa medaglia: una è la solidarietà e l’altra è la determinazione a spingere sulle riforme; se la via è questa c’e’ ancora molta strada da fare».
Il sottosegretario alle Finanze tedesco, Steffen Kampeter, ha spiegato che la Grecia non ha dato rassicurazioni di voler continuare sul cammino delle riforme strutturali e che la situazione finanziaria del paese resta oscura. «Per questo motivo – ha aggiunto – non conto su una decisione sostanziale per stasera (alla riunione dell’Eurogruppo, ndr). Non basta scambiare lettere senza obblighi, serve un duro lavoro e una dura discussione».
La tensione è alta, e non mancano le incomprensioni. Ieri il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis aveva paventato l’ipotesi di un «referendum sulle misure» da intraprendere per risollevare l’economia greca nel caso in cui i partner europei e le istituzioni creditrici imponessero delle misure troppo distante dal programma con cui Syriza ha vinto le elezioni.
Almeno, questo è quanto è stato precisato da fonti governative greche a seguito dell’intervista rilasciata da Varoufakis al Corriere della Sera, nella quale in un primo momento sembrava che il responsabile del dicastero economico greco si riferisse a un referendum sulla permanenza nella zona euro (che, ha precisato in seguito Varoufakis, non è e non e mai stata in discussione). L’alternativa sarebbero nuove elezioni, fortemente volute dalla frangia più radicale di Syriza.
Stamattina, Alexis Tsipras ha avuto due colloqui telefonici, con Mario Draghi e François Hollande. Al primo, il presidente del Consiglio ellenico avrebbe confermato il rispetto per l’indipendenza dell’Eurotower, raccomandandosi però che questa non soccomba alle pressioni politiche. Con Hollande avrebbe invece manifestato la volontà di sempre maggiore collaborazione e l’intenzione di incontrarsi a Parigi in tempi stretti.
La portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha fatto poi sapere che venerdì si terrà un incontro fra il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e il premier greco Alexis Tsipras.
La lista greca di riforme sul tavolo dei ministri delle Finanze Ue comprende l’istituzione di «un consiglio di bilancio» indipendente per monitorare la spesa del governo, la sua politica di bilancio e quindi valutare il raggiungimento degli obiettivi. Poi migliorie sul fronte della predisposizione del bilancio, la messa a punto di un serio programma per la lotta all’evasione dell’Iva, un nuovo piano e leggi più dure per riscuotere le tasse non pagate da contribuenti e imprese, un nuovo piano per emettere licenze alle aziende di gioco d’azzardo online, la riduzione della burocrazia e iniziative per affrontare la crisi umanitaria con l’introduzione di buoni pasto, misure per garantire energia elettrica e assistenza abitativa. Costo complessivo: 200,29 milioni di euro.
Luna De Bartolo