5 aprile 2018 – «È indispensabile che vi siano delle intese tra più parti politiche per formare una coalizione che possa avere la maggioranza in Parlamento per far nascere un governo», ma «nelle consultazioni questa condizione non è ancora emersa». Così il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che annuncia un nuovo giro di consultazioni nel corso della prossima settimana «per verificare se sia maturata la possibilità di formare un governo che oggi non è emersa».
Le elezioni del 4 marzo non hanno consegnato al Paese una maggioranza chiara, tale da consentire la creazione di un governo autonomo, così si rende necessaria una mediazione. Il Movimento 5 Stelle è il partito che ha raccolto il più alto numero di seggi in Parlamento, ma non abbastanza da consentirgli di formare un esecutivo monocolore guidato dal candidato premier Luigi Di Maio. Allo stesso modo la coalizione di centrodestra, formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, e riunita sotto la leadership di Matteo Salvini, non ha i numeri per governare da sola.
Mercoledì, nella prima giornata di consultazioni, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha incontrato la presidente del Senato, la forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati, il presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, e il presidente emerito Giorgio Napolitano. Dopo una pausa, alle 16 le consultazioni sono riprese con il gruppo per le Autonomie (Svp-Patt-Uv) del Senato, poi alle 16:45 è stata la volta del gruppo Misto del Senato, alle 17:30 del gruppo Misto della Camera e infine, alle 18:30, Mattarella ha ricevuto le delegazioni di Fratelli d’Italia del Senato e della Camera.
Giovedì è stato il giorno dei “big”: alle 10:00 sono salite al Colle le delegazioni del Partito Democratico, seguite da quelle di Forza Italia e della Lega. Dopo la pausa, alle 16:30, i gruppi parlamentari di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle hanno chiuso il cerchio delle consultazioni.
Luigi Di Maio ha ribadito la sua proposta di un contratto di governo “alla tedesca”, che comprenda diversi punti fermi da realizzarsi nel corso della legislatura. Un invito rivolto innanzitutto al Pd, a patto che Matteo Renzi sia privato di qualsiasi potere decisionale. Complicato. In alternativa, Di Maio sarebbe intenzionato a rivolgersi alla Lega di Salvini, ma con un veto inamovibile nei confronti del pregiudicato Silvio Berlusconi. Altrettanto difficile da realizzare. Inoltre, Di Maio ribadisce il suo diritto, in quanto leader del partito più votato, di guidare questo potenziale esecutivo nel ruolo di primo ministro.
«Abbiamo detto al presidente Mattarella che sentiamo tutta la responsabilità di esser la prima forza politica di lavorare il prima possibile per assicurare una maggioranza ad un governo del cambiamento», ha dichiarato il leader del M5S Luigi Di Maio al termine delle consultazioni al Colle.
«Dopo il lavoro fatto di interlocuzione con tutti gruppi – ha continuato Di Maio – crediamo che un contratto per assicurare un governo agli italiani il M5s può sottoscriverlo con la Lega o con il Pd. Chiaro che sono due soluzioni alternative, tengo a precisarlo. Per questo chiederò subito un incontro con Salvini e Martina per lavorare alla strutturazione di questi contratti».
«Non vogliamo spaccare la coalizione di centrodestra – assicura il candidato premier pentastellato – ma non riconosciamo una coalizione di centrodestra, perché non solo si sono presentati alle elezioni con tre candidati premier ma perché si sono preparati alle consultazioni separati. E una di queste forze non riconosce il M5s, perciò ci rivolgiamo alla Lega».