L'ICONOCLASTA

Grecia verso il referendum. Varoufakis: «Se vincono i sì mi dimetto». L’Ue congela le trattative fino a dopo la consultazione popolare. Juncker: «Se vincono i no, posizione della Grecia drammaticamente indebolita. Negoziato difficile anche se vincono i sì»

3 luglio 2015 – : «Se vincono i sì mi dimetto». Così il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis sul referendum che si terrà domenica in Grecia in un’intervista a Bloomberg tv. E avverte i creditori: «Nessun accordo senza la ristrutturazione del debito».

Secondo gli ultimi sondaggi, la differenza tra chi è intenzionato a votare sì e chi no sarebbe veramente minima, con i favorevoli all’accettazione delle condizioni dei creditori in leggero vantaggio. Un testa a testa dagli esiti imprevedibili. Non è infatti chiaro cosa i greci si apprestino a votare, dato che il piano dei creditori su cui è richiesto il parere dei cittadini non è più sul tavolo. Se Varoufakis e Tsipras si dicono convinti che se i greci respingessero la proposta dei creditori si tornerebbe a trattare con più possibilità di strappare condizioni favorevoli al paese, diversi leader europei, tra i quali il premier Matteo Renzi, vedono il referendum come una scelta tra l’euro e la dracma, con l’Europa o fuori dall’Europa. Anche il presidente dell’Eurogroppo Jeroen Dijsselbloem ha messo in guardia il governo greco: “Se vincono no difficile un nuovo piano di aiuti”. “Se i greci voteranno ‘no’ al referendum di domenica – ha fatto sapere il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker – la posizione della Grecia sarà drammaticamente indebolita” nei negoziati di un eventuale nuovo programma. Ma non solo:”Anche nel caso” in cui il risultato del referendum greco “sarà sì – ha rivelato Juncker – il negoziato sarà difficile.

L’Ue ha congelato in ogni caso qualsiasi trattativa fino al referendum di domenica. Nella mattinata di ieri era stata pubblicata dal Financial Times la lettera inviata a Bruxelles dal premier ellenico nella notte di martedì, nella quale, oltre a chiedere un terzo programma di salvataggio da 29 miliardi per due anni sotto la regia del Mes e comprensivo di un taglio del debito, Tsipras si dichiarava pronto ad accettare quanto messo sul tavolo lo scorso fine settimana dalle istituzioni, nell’ambito del secondo piano di salvataggio, con qualche condizione. Nel documento, Tsipras chiedeva di mantenere la tassazione speciale per le isole e una maggiore gradualità per il piano che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni entro il 2022.

Da Atene era arrivata una smentita di quella che era stata interpretata da diversi commentatori come una mezza capitolazione: «I resoconti che riportano come il governo greco avrebbe accettato in toto le proposte delle istituzioni non stanno in piedi», è scritto in una nota inviata agli organi di stampa. «La proposta del governo greco – spiegavano – include una serie di correzioni al testo delle istituzioni». E ancora: «La nuova proposta era un tentativo di trovare un accordo vantaggioso per entrambe le parti che non solo dava enfasi alla crescita ma cercava di rendere sostenibile il monumentale debito del paese». «Diverse misure proposte dalle istituzioni – conclude l’esecutivo ellenico – non saranno implementate immediatamente ma per gradi, dando modo al governo di poter trovare misure equivalenti per poterle rimpiazzare»

. Tsipras è intervenuto mercoledì pomeriggio alla televisione greca: “La Grecia resta al tavolo negoziale”, ha ribadito. “Vogliamo un accordo con i partner europei, ma che sia sostenibile”. Un voto negativo al referendum, ha voluto tranquillizzare il suoi cittadini, “non significherebbe dire no all’Europa, ma tornare a un’Europa di valori”.”Mente chi dice che abbiamo piani per una Grexit”, ha aggiunto.

Tuttavia, hanno fanno subito notare diversi analisti, Tsipras starebbe continuando a negoziare un piano ormai scaduto, come sottolineato dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che dichiara all’agenzia Reuters: «Non è cambiato nulla, non c’è stato nessun accordo tra la Grecia e i creditori prima della mezzanotte (di martedì, ndr)». «Il vecchio programma del Fesf (Fondo europeo di stabilità finanziaria, ndr) per la Grecia – sottolinea Schaeuble – è scaduto, ora bisognerà concordare un nuovo programma con il Mes (Meccanismo europeo di stabilità, il Fondo salva-Stati, ndr) con condizioni differenti». Secondo il ministro delle Finanze tedesco, «non ci sono al momento le basi per intraprendere seri negoziati con la Grecia». Poi la stoccata: «La Grecia deve dire chiaramente cosa vuole». Simile la reazione del vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis: «Siamo in una diversa procedura, il programma è scaduto, ora bisogna negoziare un nuovo programma ma prima serve l’ok dell’eurogruppo a fare un nuovo programma».

Altre dichiarazioni di Schaeuble, ancora affidate a Reuters, sono arrivate poco dopo: «Ricordiamo che la Grecia ha già beneficiato di un taglio del debito e – aggiunge – gli interessi ellenici sul debito sono più bassi di quelli pagati dalla Germania in termini relativi». Schaeuble ribadisce poi quanto già annunciato dalla cancelliera Merkel: «Non ha senso tenere dei negoziati prima del referendum di domenica». E ancora: Mi sono sempre attenuto a quanto concordato, alle nostre regole. Se tutti avessero fatto lo stesso, la Grecia non sarebbe in una situazione così disperata». «Siamo sempre stati molto flessibili – spiega il ministro tedesco – ma la situazione è precipitata». Schaeuble assicura di «essere molto dispiaciuto per il popolo greco», ma confida di non poter «dare nessuna previsione su quel che accadrà con la Grecia, siamo aperti a tutto». Poi l’avvertimento: «La situazione in Grecia sta peggiorando».

Nella notte di martedì è scaduto il secondo piano di salvataggio di Atene, già prorogato a febbraio senza che Atene abbia mai ricevuto l’ultima tranche da 7,2 miliardi per mancanza di accordo sulle riforme con i creditori. Nel week-end, alla vigilia della scadenza, Bce, Fmi e Ue avevano proposto una nuova proroga di 4 mesi mettendo sul piatto altri fondi per un totale di 15,5 miliardi. Ma Tsipras ha fatto saltare il tavolo convocando un referendum su quest’ultima proposta per domenica 5 luglio. Poi, nella notte di martedì, la nuova proposta che, come spiega Schaeuble, avrà bisogno di tempo per essere esaminata, approvata e implementata: «Non so se riusciremo a concordare un programma Mes entro il 20 luglio», quando scadranno 3,5 miliardi di euro di bond in mano alla Bce e alle banche centrali nazionali che Atene dovrà rimborsare.

E intanto, il Fondo monetario internazionale ha notificato il mancato pagamento di Atene, che entro la mezzanotte di martedì avrebbe dovuto rimborsare all’istituto di Washington 1,5 miliardi. La Grecia è il primo Paese avanzato a fare default nei confronti dell’Fmi nei suoi 71 anni di storia. «Abbiamo informato il nostro board esecutivo che la Grecia è ora in arretrato, e potrà ricevere finanziamenti dall’Fmi solo se gli arretrati saranno pagati», ha spiega in una breve nota il portavoce del Fondo, Gerry Rice. Dunque niente più aiuti ad Atene fino a quando non salderà il suo conto. E la richiesta di proroga dei pagamenti scaduti – ha tagliato corto Rice – sarà esaminata dal board esecutivo «a tempo debito».

Luna De Bartolo

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