L'ICONOCLASTA

Crisi greca, Eurogruppo: «Apprezziamo i progressi fatti con Atene, ma serve di più». Intanto il governo Tsipras ha avviato il pagamento dei 750 milioni dovuti all’Fmi e in scadenza domani

11 maggio 2015 –L’Eurogruppo, al termine del meeting tra i ministri delle Finanze dell’Eurozona, ha pubblicato una dichiarazione congiunta, nella quale scrive di apprezzare i «progressi raggiunti finora», nonostante «restino da fare degli sforzi per colmare i divari esistenti su diverse questioni». Inoltre, l’Eurogruppo ribadisce che «la dichiarazione del 20 febbraio resta la base per le discussioni».

Nessun nuovo accordo, ma un atto di riconoscimento dei progressi fatti. Che non ci sarebbe stata un’intesa, era già stato anticipato da molti, primo tra tutti il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: «Purtroppo i progressi non sono stati sufficienti per arrivare a una decisione», aveva dichiarato entrando al meeting. «È una cosa positiva che non ci siano state nemmeno delusioni, ma non è buono che le cose non abbiano fatto molti progressi. Saremo informati degli sviluppi». Schaeuble aveva poi ricordato che il 20 febbraio scorso «si era deciso che le tre istituzioni e il governo greco dovessero decidere come attuare un programma concordato di riforme e che poi l’Eurogruppo avrebbe potuto dare il proprio via libera. Ma siamo ancora lontani».

Un via libera che serve a sbloccare l’ultima tranche del secondo programma di salvataggio per la Grecia: 7,2 miliardi di euro di cui Atene ha disperatamente bisogno per onorare diverse scadenze. Già oggi, la Grecia ha avviato il rimborso verso il Fmi della rata pari a poco meno di 800 milioni di euro, in scadenza domani: «Il mandato di pagamento è stato eseguito», hanno rivelato all’agenzia Reuters due alti funzionari del governo greco. Prossima scadenza il 5 giugno quando dovrà pagare altri 300 milioni all’Fmi.

Schaeuble era anche intervenuto su un ipotetico referendum in Grecia per validare le riforme richieste dai creditori internazionali: «Se il Governo greco vuole fare un referendum, faccia un referendum, magari potrebbe essere la misura giusta lasciar decidere i greci se sono pronti ad accettare ciò che è necessario o se vogliono altro». «La decisione sta alla Grecia», ha spiegato.

Il commento di Schaeuble arriva dopo le dichiarazioni del primo ministro ellenico, Alexis Tsipras, che si è detto pronto a convocare un referendum per permettere ai cittadini greci di pronunciarsi nel caso in cui le condizioni poste dai creditori internazionali di Atene dovessero essere troppo dure. Ci sono infatti diverse “linee rosse” che, in campagna elettorale, Syriza si era impegnata a non oltrepassare, innanzitutto lavoro e sistema pensionistico: i settori in cui il Fondo monetario internazionale pretenderebbe invece delle riforme strutturali.

«La Grecia rispetterà sempre le sue obbligazioni verso i creditori», aveva detto il ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis in un’intervista a Euronews. Varoufakis aveva aggiunto che dall’Eurogruppo «ci aspettiamo sia un buon meeting» che «creerà un’atmosfera positiva così che nei prossimi giorni possiamo arrivare all’accordo, cosa che – ha ammesso – ancora non c’è». Sull’ipotetico referendum che avrebbe per oggetto le future misure di austerità, ha detto: «Attualmente il governo ha un mandato chiaro e non ne serve un altro per negoziare e per quanto mi riguarda un referendum non ha nulla a che vedere con ciò che in questo momento abbiamo sul radar». Poi l’allarme allarme: «Il problema di liquidità è terribilmente urgente». Varoufakis si è comunque detto «molto fiducioso», spiegando che oggi ci sarà un «comunicato sui progressi» dei negoziati, e che sviluppi verso un accordo vi saranno «nei prossimi giorni». Comunicato che puntualmente è arrivato al termine dell’incontro.

Il raggiungimento di un’intesa complessiva diventa tuttavia sempre più urgente per Atene: dopo la tranche pagata oggi al Fondo, il governo Tsipras dovrà, tra luglio e agosto, rimborsare circa 6 miliardi di euro alla Banca centrale europea. Senza lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti, la Grecia è condannata al default.

Secondo il quotidiano tedesco Die Welt, nonostante il rimpasto dei negoziatori voluto da Tsipras (al ministro delle Finanze Varoufakis, sostenitore della linea dura, è stato affiancato nelle trattative con i creditori internazionali il numero due per gli Esteri, Euclid Tsakalotos, con funzioni di coordinatore), non ci sono passi avanti nei contenuti. I nuovi inviati da Atene, scrive Die Welt, sono «umanamente più gradevoli» rispetto alla squadra guidata da Varoufakis, «ma dal punto di vista dei contenuti non si procede».

L’Eurogruppo di oggi «è importante per verificare le intenzioni dei greci», che devono «rassicurare l’Eurogruppo sulla volontà di rispettare gli impegni per raggiungere un accordo», aveva dichiarato in mattinata il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, spiegando che «vi sono stati dei progressi di metodo, che non è ideale ma funziona, ma restano ancora punti importanti» da chiarire. Tradotto: Atene deve fare qualche concessione su pensioni, lavoro e Iva.

Una fonte interna alle trattative ha rivelato a Kathimerini che i creditori internazionali starebbero preparando un ultimatum da presentare a Tsipras. Un’offerta “prendere o lasciare” per sbloccare gli aiuti: a fine giugno scade il secondo programma di salvataggio e, con esso, svaniranno anche i 7,2 miliardi ancora disponibili per Atene. Una lista di riforme non negoziabile che non lascerebbe alla Grecia il tempo di convocare un referendum.

Tuttavia ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, aveva dichiarato, riguardo ai tempi dell’intesa, che «non esiste una dead line», anche se, ovviamente, prima si raggiunge e meglio è.

Luna De Bartolo

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