Un referendum per uscire dall’euro, lotta durissima al Jobs Act e l’appello rivolto a deputati e senatori pentastellati, perché passino meno tempo in parlamento e più nelle piazze, tra la gente. È questa la linea politica dettata da Beppe Grillo durante la tre giorni romana del Movimento 5 Stelle.
Il comico genovese mostra di tenere saldamente in mano la sua creatura, deludendo quanti si aspettavano un’investitura formale del giovane Luigi Di Maio. Un passaggio di consegne che, a ben vedere, sembrerebbe solo rimandato a un futuro non troppo lontano. Ne dà un indizio lo stesso Grillo, dopo l’intervento del deputato avellinese: «Guardateli questi ragazzi, cosa sono diventati. Dei mostri. Nel giro di un anno lo so che manderanno me e Casaleggio al parlamento europeo con Mastella».
Perché non c’è alcun dubbio che il vicepresidente della Camera, l’under trenta Di Maio, rappresenti oggi l’alternativa pentastellata a Matteo Renzi: pragmatico, dotato di carisma, piglio da leader e, soprattutto, candidabile. «Andate alle feste dell’Unità se volete trovare un leader», ha sostenuto con forza dal palco di Italia 5 Stelle. Ma in cuor suo, sa bene che quando si tratterà di proporre un nome quel nome sarà il suo.
Oggi però è sempre Beppe Grillo a indicare la via, e la strada maestra è quella che riporta alle origini. Innanzitutto, evidenziando la differenza tra il suo movimento e i palazzi del potere: «Il Parlamento è una dimensione che non ci appartiene. Ai ragazzi ho detto: da domani uscite e fate in piazza quello che fate in Parlamento. Verrò anch’io. E lo faremo, perché hanno votato tutti a favore». Innanzitutto a Genova, nei luoghi colpiti dall’alluvione: «Tanto i miei sono abituati a spalare, che sia merda in parlamento o fango a Genova non fa differenza».
Poi rispolvera un vecchio cavallo di battaglia, il reddito di cittadinanza indiscriminato: «Io vorrei un reddito di cittadinanza, a prescindere, per tutti, poi se vuoi lavorare o no… chi se ne frega. Oggi il lavoro lo fanno le macchine, non gli uomini. Tutto ciò che è lavoro umano è tassato, mentre il lavoro che fanno le macchine è in nero».
E rilancia un’opposizione intransigente nei confronti della «peste rossa che sta sommergendo l’Italia», ovvero il Pd. A cominciare da una bocciatura senza appello del Jobs Act: «Il Jobs Act non è renziano. È tedesco. Inventato da Schröder: significa prendere una persona con un lavoro decente e dividere il lavoro tra tre precari. È la più grande presa per il culo».
Ma il pezzo forte dell’intervento di Grillo è l’annuncio di un referendum per uscire dalla moneta unica: «Dobbiamo uscire dall’euro per forza e nel più breve tempo possibile». «Stasera lanceremo il referendum per uscire dall’euro. O ci riprendiamo la nostra moneta o non c’è futuro».
Luna De Bartolo