24 ottobre 2013 – Lasciamo per un giorno il tema della legge di stabilità e parliamo invece di Alitalia.
Yoram Gutgeld, in un’intervista per il Corriere.it che ho fatto ieri, ha detto che il caso Alitalia «fa piangere» perché la compagnia aerea avrebbe dovuto essere venduta vent’anni fa: ora è troppo tardi.
Gutgeld si augura che venga raggiunto presto un accordo con la Francia per sistemare Alitalia.
«Ma in alternativa», dice l’ex consulente della McKinsey diventato onorevole del Pd con le elezioni di febbraio 2013, «se questo accordo non è possibile trovarlo in tempi rapidissimi, a questo punto sarebbe molto meglio, se l’azienda di fatto non sta più in piedi, se è di fatto fallita, che intervenisse lo Stato direttamente, commissariandola e a questo punto mettendola all’asta».
Parole dure, ma oneste.
E aggiunge Gutgeld: «Se c’è un’alternativa ad Air France vedremo se qualcuno si farà avanti, garantendo nel frattempo la continuità. Questa operazione, fare entrare le Poste con un ruolo non chiaro facendo finta che l’azienda possa essere in qualche modo rilanciata in questo assetto, io credo sia poco seria e poco produttiva».
Intanto sembra che Air France stia giocando duro, minacciando di lasciar diluire la sua quota dal 25 all’11 percento non sottoscrivendo l’aumento di capitale che il governo Letta-Alfano ha discusso con Poste Italiane, che pagherà 75 milioni di euro insieme a molto meno (a testa) versato da Roberto Colaninno e dagli altri capitani non coraggiosi dell’operazione Fenice (o forse era l’operazione Anatra Zoppa?).
Si dice che il capo di Air France abbia scritto una lettera al presidente Roberto Colaninno nella quale critica il piano industriale realizzato dall’amministratore delegato Gabriele Del Torchio, ma ribadisce la sua volontà di continuare ad essere partner industriale della compagnia, proponendo la creazione di un team di lavoro congiunto. Vedremo.
Io continuo a credere che il Team Italia dovrebbe fare uno sforzo importante e contattare una dozzina di compagnie asiatiche e mediorientali per vedere se si riesce a trovare un partner internazionale. Ci vuole un partner che investa in Alitalia, Fiumicino e Malpensa, e non un partner che ci vivisezioni e tagli. Altrimenti ha ragione Gutgeld: mettiamo tutto all’asta.