9 settembre 2013 – Tra le cose che più mi sono piaciute durante gli ultimi giorni del Forum Ambrosetti a Cernobbio, c’è stato ieri il momento in cui il presidente del Consiglio ha ammonito la platea, composta al 99 percento da uomini di una certa età: «Quello che voglio – ha detto – è un cambiamento generazionale e una svolta sul genere. Siamo quasi tutti uomini qui dentro, è insopportabile».
Ha ragione Enrico Letta a criticare questo maschilismo subdolo dell’establishment. Giusto.
Ho poi apprezzato quando il primo ministro si è mostrato d’accordo con le parole di Ferruccio de Bortoli, che nella sua introduzione al Panel di chiusura aveva commentato: «Questo è un paese con un deficit di serietà».
In effetti, il deficit italiano è ben lontano dall’essere soltanto finanziario.
Nell’intervista video con Jean-Claude Trichet, che trovate qui accanto, chiedo all’ex-presidente della Banca centrale europea quali sono, a suo parere, le riforme prioritarie per l’Italia. Lui tocca svariati temi per poi parlare della riforma della giustizia, intesa come «l’impalcatura legale, la stabilità dell’interfaccia amministrativa».
Trichet racconta come molti dei suoi amici imprenditori italiani gli confidino: «Non sappiamo dove siamo, non sappiamo cosa dobbiamo aspettarci dall’amministrazione, può cambiare in qualsiasi momento». Senza giri di parole, Trichet etichetta questa mancanza di regole chiare in Italia «una sciagura».
In sostanza, Trichet sta dicendo la stessa cosa che ha detto il direttore della Corriere della Sera: sta parlando del deficit di serietà che per troppo tempo ha danneggiato la stabilità politica del Paese ma soprattutto, e in parte di conseguenza, anche l’economia.
Ora stiamo per vivere lo psicodramma della famosa Giunta per le elezioni e immunità parlamentari del Senato. Non dico altro.