L'ICONOCLASTA

Inaugurata la nuova sede Bce: violenti scontri a Francoforte. Draghi: «Ascoltiamo i cittadini ma rinazionalizzare le nostre economie non è risposta»

18 marzo 2015 – Fin dalle prime luci dell’alba, Francoforte è stata teatro di scontri tra forse dell’ordine e manifestanti anti-Bce. Il bilancio provvisorio parla di sette auto della polizia date alle fiamme, otto ufficiali feriti e circa 350 persone arrestate. Gli agenti hanno lanciato lacrimogeni e usato idranti per disperdere la folla. Elicotteri sorvolano la zona.

All’origine delle proteste, l’inaugurazione della nuova sede della Bce nella città tedesca, un enorme edificio alto 185 metri con due torri, fin da ieri blindato da barricate e filo spinato. I dimostranti, scrive l’agenzia Bloomberg, sarebbero circa 10.000, riuniti sotto l’insegna di “Blockupy”.

I dimostranti accusano la troika e le misure di austerity nell’eurozona, ma contestano anche i costi per la costruzione del nuovo quartier generale della Banca centrale europea.

Secondo il presidente Mario Draghi, le accuse alla Bce sarebbero «ingiuste» visto che, ha spiegato, si sta cercando «esattamente di assorbire gli shock sofferti dall’economia», ma «come banca centrale dell’intera Eurozona, dobbiamo ascoltare molto attentamente ciò che tutti i cittadini ci dicono».

«Capisco cosa motiva queste opinioni, perché la gente chiede un cambiamento», ha commentato Draghi. Tuttavia, la risposta alle difficoltà europee – ha argomentato – non è disfare l’integrazione, ma al contrario «fare progressi nelle aree incomplete, vale a dire nella convergenza economica e istituzionale».

E rivolgendosi alle proteste anti-Bce in atto ha aggiunto: «Non c’è Paese al mondo che riesca a prosperare isolato dalla globalizzazione». La ricerca dell’efficienza economica – ha aggiunto – va accompagnata con «politiche d’integrazione e equità». «La soluzione può riassumersi in una parola: competenze», attraverso uno stimolo della formazione.

«Rinazionalizzare le nostre economie non è la risposta», ha concluso il presidente della Bce, ricordando che negli attuali assetti europei «ognuno è responsabile per le proprie politiche»: il «difficile periodo di correzione» per alcuni Paesi «non è una scelta imposta ma una conseguenza di decisioni passate».

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