L'ICONOCLASTA

JOBS ACT – Friedman a Pordenonelegge: Se vogliamo modernizzare il paese mettiamo D’Alema, Bersani e Camusso su una barca e…

Rassegna stampa sulla presentazione di Ammazziamo il Gattopardo a Pordenonelegge, 19 settembre.

LAVORO: FRIEDMAN, ABOLIRE ART.18 PER CREARE OCCUPAZIONE (ANSA)

PORDENONE – «Se Renzi scende troppo a compromessi e il testo attuale del Jobs Act viene diluito e se la sinistra del Partito democratico riesce a insistere sul reintegro dell’art. 18, che invece secondo me deve essere abolito almeno per i primi tre anni dall’assunzione per avere possibilità di creare lavoro, l’Italia avrà grosse difficoltà ad essere competitiva in futuro».

Lo ha detto oggi a Pordenonelegge il giornalista e scrittore statunitense Alan Friedman, presentando il libro ”Ammazziamo il gattopardo” (Rizzoli). Secondo Friedman, «Renzi si troverà al bivio: o accontenta la sinistra del Pd, che io chiamo gattopardi, come tutti coloro che non vogliono cambiare, e quindi diluisce la riforma del lavoro rendendola appunto gattopardesca, o recupera altrove i voti che gli servono o, ancora si mette d’accordo con Berlusconi. Non vedo nessuno scandalo in questo – ha concluso – perché ho a cuore il bene dell’Italia».

Poi, una battuta tagliente su alcuni protagonisti della vita politica e sindacale italiana: «Se uomini e donne ormai piuttosto vecchi di testa, come Bersani, D’Alema e la Camusso partissero insieme in barca da Lampedusa, andando finalmente in pensione, darebbero un grande contributo al Paese e l’Italia diventerebbe un Paese migliore».

RIFORME: FRIEDMAN, RENZI UNICO DISPOSTO AD ANDARE FINO IN FONDO (ANSA)

PORDENONE – «Renzi non è certo un angelo, avrà anche dei difetti, ma è l’unico che si è dimostrato disposto ad andare fino in fondo anche a costo di rischiare di schiantarsi contro un muro».

Così il giornalista Alan Friedman al festival Pordenonelegge per presentare il libro “Ammazziamo il Gattopardo” (Rizzoli). «Siamo a un momento clou e nei prossimi novanta giorni – ha proseguito – si vedrà se la riforma del lavoro di Renzi sarà una cosa seria, con l’abolizione dell’art. 18, altrimenti l’Italia non potrà riprendersi. È ora che questo Paese superi i vecchi schemi ideologici di destra e sinistra – ha aggiunto – facendo finalmente le riforme che altri Paesi come la Germania e la Gran Bretagna hanno fatto, con il risultato di un aumento dell’occupazione».

«Sono da sempre “democratico” – ha poi sottolineato Friedman – e non sono favorevole al capitalismo selvaggio. Mi piace però l’idea di avere un mercato libero che tuteli il consumatore, insieme con la tutela delle fasce più deboli della popolazione attraverso un welfare efficace». L’autore ha ricordato poi il suo video con le dichiarazioni dell’ex premier Mario Monti sul ruolo avuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel periodo precedente al suo incarico. «In America un fatto del genere avrebbe come causato l’apertura di un’inchiesta parlamentare – ha commentato – mentre qui le cose vanno in modo molto diverso».

SCOZIA: FRIEDMAN, CON IL SÌ GROSSA DISTORSIONE ECONOMICA (ANSA)

PORDENONE – «Il no della Scozia all’indipendenza credo sia molto positivo, perché c’era il rischio di una grossa distorsione economica in Europa, che avrebbe creato una enorme confusione». Lo ha dichiarato il giornalista statunitense Alan Friedman intervenendo a Pordenonelegge, commentando l’esito del referendum in Scozia.

«Per motivi economici è molto importante che la Scozia sia rimasta unita – ha continuato – e in termini politici sono convinto che si possa essere fieri di essere cittadini di Lombardia, Friuli, Catalogna, Baviera, senza però frammentare i Paesi. Non è il caso di dare vita a movimenti separatisti – ha aggiunto – in un momento come questo, quando abbiamo problemi con l’economia e la guerra in Ucraina. Ma anzi – ha proseguito – è proprio il caso di restare uniti. Se l’Europa si frammenta e non riesce a fare sentire più la propria voce – ha precisato – la situazione diventa ingovernabile». Infine Friedman ha concluso dicendo che «scozzesi e inglesi certo non si amano, c’è un certo campanilismo, ma per fortuna ha prevalso il buon senso e si è evitato di farsi del male, provocando un effetto domino sul resto dell’Europa e del mondo».

ALAN FRIDEMAN PROVOCA: «BERSANI, D’ALEMA E CAMUSSO LASCINO L’ITALIA» (IL GAZZETTINO)

PORDENONE – «Se Renzi scende troppo a compromessi e il testo attuale del Jobs Act viene diluito e se la sinistra del Partito democratico riesce a insistere sul reintegro dell’articolo 18, che invece secondo me deve essere abolito almeno per i primi tre anni dall’assunzione per avere possibilità di creare lavoro, l’Italia avrà grosse difficoltà ad essere competitiva in futuro».

Lo ha detto oggi a Pordenonelegge il giornalista e scrittore statunitense Alan Friedman, presentando il libro «Ammazziamo il gattopardo» (Rizzoli) assieme al direttore del Gazzettino, Roberto Papetti.

Poi, una battuta tagliente su alcuni protagonisti della vita politica e sindacale italiana: «Se uomini e donne ormai piuttosto vecchi di testa, come Bersani, D’Alema e la Camusso partissero insieme in barca da Lampedusa, andando finalmente in pensione, darebbero un grande contributo al Paese e l’Italia diventerebbe un Paese migliore. Renzi non è certo un angelo – ha aggiunto – ma è l’unico che si è dimostrato disposto ad andare fino in fondo anche a costo di rischiare di schiantarsi contro un muro».

FRIEDMAN: SENZA RIFORME L’ITALIA COLERÀ A PICCO (MESSAGGERO VENETO)

PORDENONE – Parla davvero uguale/uguale a Crozza, Alan Friedman. Appena gli . scappa un «cònsumatore», cavolo, è proprio lui. Meglio l’incipit morbido tendente al riso, guardate. Ciò che seguirà di edulcorato avrà ben poco. A stendersi sul freddo lettino della sala operatoria è l’Italia. Non è difficile da intuire l’identità del malato conoscendo le eccellenze dell’interlocutore, analista oculato, con lo sguardo italo-americano alla giusta distanza dai fattacci brutti di uno stivale sdrulcito. Da otto mesi serpeggia per il Paese un suo scritto ben rilegato da Rizzoli, Ammazziamo il Gattopardo, lo svelamento di un complotto napolitanesco con annessi e connessi. Ci si rifà al nobile motto di Fabrizio Salina, Bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla, che poi è slogan perfettamente sovrapponibile al calco di una nazione perduta.

«Renzi è un cacciatore di gattopardi senza cartucce in tasca, la guerra non è vinta, almeno finché le riforme non puntelleranno una struttura cadente», carbura il giornalista newyorkese naturalizzato toscano (abita a Lucca). «Il premier gli annunci li ha fatti per bene, tra l’altro sette su dieci della mia lista, ora mancano i fatti. Lavoro, burocrazia, giustizia, l’abolizione dell’articolo 18, il debito pubblico… occorre agire prima di subito». Pausa.

Prende la rincorsa Friedman, ha un bel missile nel tubo pronto a schizzare fuori. «Sarà un autunno critico e il gattopardo è ancora libero e vivo. Renzi è accusato di essere un lui stesso gattopardo, anche se lui sta cercando di ucciderlo. La tattica dell’animale è tergiversare, la stessa di D’Alema e di Bersani, che appunto tergiversano tutelando il passato. Ecco, per questo, io caricherei su un barcone i due dinosauri del PD assieme alla Camusso, scegliendo per loro il mare aperto e una destinazione ignota».
Lo snodo sarà la riforma del mercato del lavoro – insiste l’economista, ex inviato dell’International Herald Tribune, nonché ventiduenne collaboratore del presidente Carter, conduttore televisivo e naturalmente scrittore – «non diluito per accontentare Stefano Fassina, ma sottoforma di elettroshock. Soltanto così potremo sperare di essere competitivi con gli altri Paesi».

A questo punto? Bivio. «Il bivio del premier. Ovvero: o accontentarsi dei suoi del partito e dei pensieri gattopardeschi marxisti leninisti anni Settanta, oppure tapparsi il naso e allearsi con Berlusconi». Il rimedio immediato più idiota, ma ignorato? «Il taglio alla spesa pubblica. Abbiamo forse bisogno di una flotta di F35?». E con l’impero tedesco evidente dominatore dell’Europa come la mettiamo? «Producono le automobili e le macchine utensili più desiderate al mondo, curano meticolosamente i bilanci, difendendo coi denti i loro conti da eventuali prelievi utili ad aiutare la scellerata Grecia e la scellerata Italia, tra l’altro luoghi che i sudditi della Merkel scelgono per le vacanze, ma detestano appena se ne tornano a casa».

Ammazziamo il Gattopardo svela il complottino del presidente Napolitano. È lo stesso Monti a svelare di essere stato contattato dal Quirinale ben prima delle dimissioni del Cavaliere, sebbene il presidente insista nel confermare tutt’altro, ovvero la famosa telefonata dopo la discesa di Berlusconi dal Colle. «In America ci sarebbe stata una immediata inchiesta, in Italia… mah, si fanno le cose così». Friedman, qualcuno l’ha molestata per le rivelazioni? «Direi che il diritto di critica appartiene alla civiltà».
Uscite di sicurezza? «Armiamo il turismo come si deve, conserviamo i più stupefacenti tesori d’arte del mondo e non l’abbiamo ancora capito. E prepariamoci, nel futuro prossimo, a ricevere ricchi indiani e ricchi cinesi, che rappresentano l’opulenza in espansione, gli americani degli anni Sessanta, per dire». Con l’Isis a pochi passi la parola d’ordine è “rimaniamo uniti”, «non innalziamo nuovi confini. E uno nuovo l’abbiamo evitato proprio oggi».

ALAN FRIEDMAN, «L’ITALIA È UN PAESE DIVISO TRA VITTIME, COMPLICI E GATTOPARDI CHE NON VOGLIONO CAMBIARE» (LIBRERIAMO)

PORDENONE – “Su una barca metterei la Camusso, D’Alema e Bersani e li farei veleggiare oltre Lampedusa”. Si apre in modo graffiante la conferenza stampa di Alan Friedman a Pordenonelegge a presentare il suo Ammazziamo il gattopardo (Rizzoli). “Una specie non ancora estinta”, aggiunge subito e che si infittisce di ora in ora, malgrado Renzi, che viene definito un “cacciatore” che però non ha usato le sue cartucce“. Sono gratificato – dice però il giornalista americano – perché ha usato in parte la mia ricetta su lavoro, occupazione, Irpef, rimodernamento dello stato sociale. I prossimi novanta giorni saranno decisivi e perché lo siano si deve insistere sulla flessibilità in entrata e in uscita e sull’abolizione dell’art. 18 almeno i primi tre mesi dell’assunzione”.

IL PROGRAMMA DI GOVERNO SECONDO FRIEDMAN – L’agenda di governo sembrerebbe già scritta, come un Piano Marshall per avere una crescita duratura: abbattere il debito pubblico, creare nuovi posti di lavoro, tutelare le fasce più deboli, tagliare le pensioni d’oro, promuovere l’occupazione femminile, ridisegnare la pubblica amministrazione, tagliare gli sprechi della sanità e delle Regioni, istituire una patrimoniale leggera ma equa, liberalizzare i servizi nell’interesse del consumatore, varare una nuova politica industriale di investimenti mirati“. Tutto questo – ribadisce Friedman – è possibile, purché Renzi abbia il coraggio di rischiare e vada avanti anche a costo di lasciare indietro i gattopardi del suo partito, vecchi di testa, che sbucano dal sottobosco romano”. Naturalmente prima di vedere i risultati dovranno passare degli anni, ma bisogna assolutamente tentare per salvare l’Italia. Altri consigli? Tagliare le spese militari, più investimenti pubblici sul turismo e sull’agroalimentare, sulla banda larga, sull’e-commerce che qui è inesistente e favorirebbe soprattutto i giovani. Ma soprattutto smettere di pensare secondo veterocategorie ideologiche ormai tramontate, destra e sinistra che non esistono più: “Voglio come tutti voi – sentenzia Friedman – il bene dell’Italia, un paese diviso a metà tra vittime e complici, bloccato dai gattopardi che non vogliono cambiare davvero”.

UN COMMENTO ALLA POLITICA EUROPEA – Lo sguardo si allarga poi in Europa e in particolare sulla Germania, i cui prodotti (auto e tecnologia) sono acquistati sia nei paesi ricchi sia nei cosiddetti Brics e questo rende il paese molto forte economicamente, un paese però terrorizzato dal pareggio di bilancio e soprattutto dall’idea di dover aiutare i paesi più indisciplinati, che sono poi i luoghi di vacanza dei tedeschi: Italia e Grecia. E la Merkel per piacere ai suoi concittadini non deve concedere sconti a nessuno nemmeno all’Italia durante il semestre di presidenza Ue: un ruolo più di facciata che di sostanza. Junker? Una delusione, un vecchio democristiano. L’ultimo commento va al referendum in Scozia: “Non è il momento adatto per guardarsi dentro – conclude Friedman – ma per essere compatti e uniti”.

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