5 settembre 2013 – Mentre Obama e Putin si scontrano sulla Siria al G20 di San Pietroburgo, Enrico Letta cerca di fare buon viso a cattivo gioco.
Il primo ministro va dritto, cerca di mostrare fiducia e ottimismo, cerca (con l’aiuto di Saccomani) di promettere che nel terzo trimestre vedremo l’inizio della fine della recessione. E cerca di ignorare la questione della decadenza di Berlusconi, forse perché c’è già un piano pronto per un governo Letta-bis.
Che ci siano o meno una dozzina di senatori del M5S e/o una mezza dozzina di senatori del Pdl (del Sud) pronti a cambiare colore e votare la fiducia a un Letta-bis, non cambia il fatto che l’economia italiana resta fragilissima.
Qui stiamo ancora perdendo tempo con i giochi politici.
Saccomanni dice che «il processo di ripresa dell’economia italiana è in corso» e aggiunge che «stiamo uscendo dalla fase di recessione».
In termini molto tecnici, Saccomanni non ha torto. Ma l’OCSE e tanti economisti del settore privato vedono un calo del Pil dell’1,8 percento per il 2013. La luce alla fine del tunnel è talmente fievole che per il cittadino normale non conta.
Potremmo anche uscire tecnicamente dalla recessione a fine anno o l’anno prossimo, ma con una crescita dello zero-virgola-qualcosa percento. Una crescita dello 0,5 o 0,6 percento non ci basta. Non è sufficiente a creare nuovi posti di lavoro, non è abbastanza per stimolare i consumi. Non ci porta da nessuna parte. E io prevedo che la disoccupazione crescerà ancora anche dopo la fine della recessione.
Tutto questo significa semplicemente che ancora una volta stiamo perdendo tempo. Abbiamo perso molto tempo, già quattro o cinque mesi, parlando di IMU e IVA.
Diciamo le cose come stanno: una forte ripresa dell’economia italiana non è in vista. E i giochi della politica ci faranno perdere altro tempo quest’autunno. Per ora non stiamo affrontando i veri problemi del Paese.