L'ICONOCLASTA

Libia sotto assedio. Isis arriva sull’altra sponda del Mediterraneo. Chiusa l’ambasciata, italiani in fuga da Tripoli. Pinotti: «Siamo pronti a guidare una coalizione». E ora?

15 febbraio 2015 – «L’Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord, per fermare l’avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste. Se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino e in cui il rischio di deterioramento è molto più preoccupante per l’Italia, la nostra missione può essere significativa e impegnativa, anche numericamente».

Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti, intervistata dal quotidiano Il Messaggero, dopo la notizia della conquista di Sirte, 450 km a ovest della capitale Tripoli, da parte delle milizie dell’Isis.

«Ne discutiamo da mesi, ma ora l’intervento è diventato urgente», ha spiegato Pinotti. «In Libia, eliminato il tappo Gheddafi, le tensioni sottostanti sono esplose», e ora «bisogna fare come nei Balcani, dove per scongiurare la bonifica etnica abbiamo invitato decine di migliaia di uomini e abbiamo contingenti dopo vent’anni per stabilizzare territorio».

Qualche mese fa erano stati stimati circa 25mila combattenti dell’Isis in Libia ma, secondo il ministro, oggi «potrebbero essere 30mila o anche più». Per quanto riguarda gli armamenti disponibili, Pinotti ricorda «i momenti d’ombra» sulla sorte delle armi di Gheddafi.

L’ambasciata d’Italia a Tripoli ha sospeso le sue attività in relazione al peggioramento delle condizioni di sicurezza. Si stanno svolgendo in questo momento le operazioni di rimpatrio degli italiani che ancora si trovavano in Libia. La nave che li ha presi a bordo, secondo quanto riportato dall’Ansa, si trova a ridosso delle coste libiche, dove si è ricongiunta con la nave della Marina militare che le farà da scorta nel viaggio verso l’Italia. L’operazione è monitorata dall’alto da un Predator dell’Aeronautica.

«L’Italia è minacciata dalla situazione in Libia, a 200 miglia marine di distanza», ha spiegato a SkyTg24 il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ieri era stato definito dal radiogiornale ufficiale dell’Isis – diffuso dall’emittente al-Bayan da Mosul, nel nord dell’Iraq – «ministro dell’Italia crociata», sancendo così l’ingresso dell’Italia nella lista dei nemici dello Stato islamico.

«Se non si trova una mediazione» in Libia, ha aggiunto Gentiloni, bisogna pensare «con le Nazioni unite a fare qualcosa in più». E l’Italia è «pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale».

Il riferimento è quindi a un eventuale intervento italiano sotto l’ombrello dell’Onu. Ma l’Onu è disposta a inviare delle truppe di terra in Libia? E quanto tempo ci vorrà prima che questo accada? Sarebbe nell’ordine naturale delle cose, da parte del governo italiano, richiedere nelle prossime ore una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discuterne.

Si farà?

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