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L’Onu: «I paesi ricchi dovrebbero accogliere un milione di rifugiati per fermare le stragi in mare»

Intervista esclusiva del quotidiano inglese The Guardian all’inviato speciale dell’ONU per i diritti umani dei migranti, tradotta in italiano per voi.

22 aprile 2015 – I paesi ricchi dovrebbero concordare un piano di ampio respiro per accogliere un milione di rifugiati dalla Siria nei prossimi cinque anni, e mettere così fine all’attuale serie di disastri navali nel Mediterraneo. Così l’inviato speciale dell’Onu per i diritti umani dei migranti.

In un’intervista al Guardian, François Crépeau ha argomentato che l’Europa, non avendo intrapreso azioni sulla Siria, starebbe creando mercato per i trafficanti di esseri umani. Crépeau ha poi aggiunto che questo piano potrebbe essere esteso per sette anni o allargato fino a includere altre nazionalità, come gli eritrei, che fuggono dalla guerra. I naufragi di migranti nel Mediterraneo hanno causato più di 1750 vittime quest’anno; trenta volte più che nello stesso periodo del 2014.

«Sappiamo che un grande numero di persone, in particolare siriani, lasceranno i loro paesi e se non ci dotiamo di un meccanismo ufficiale per consentire loro di poterlo fare, questi faranno ricorso ai trafficanti». È L’inerzia dell’Europa a creare mercato per i trafficanti», ha spiegato Crépeau, che è anche professore di Legge alla McGill University di Montreal, in Canada.

«Potremmo tutti insieme dare una nuova casa a un milione di siriani nei prossimi cinque anni. Per un paese come il Regno Unito, si tratterebbe di circa 14mila siriani l’anno per cinque anni. Per il Canada, sarebbero meno di 9mila l’anno per cinque anni – una goccia nell’oceano. Per l’Australia sarebbero probabilmente meno di 5mila l’anno per cinque anni».

«Siamo in grado di gestire la situazione».

Le osservazioni di Crépeau arrivano dopo che l’Italia ha messo sotto pressione l’Ue affinché vengano elaborate delle proposte, dei passi concreti per fermare la marea di migranti che si imbarca sulle carrette dei trafficanti, come ad esempio allestire dei campi per rifugiati nei paesi confinanti con la Libia.

L’Italia, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha salvato le vite di 200mila migranti in mare dall’inizio del 2014, ma «la nobile e generosa risposta [di questo Paese, ndr], non è abbastanza».

«Chiediamo all’Europa di fare l’Europa, e non soltanto quando si tratta di pianificare il budget», ha dichiarato Renzi, «perché dia una mano a combattere questi schiavisti del XXI secolo».

Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha aggiunto che i trafficanti di esseri umani devono essere oggetto di un intervento militare. «Sappiamo dove i trafficanti tengono le loro barche, dove si radunano», ha spiegato Pinotti a SkyTg24. «I progetti per un intervento militare ci sono».

Lunedì sera, uno dei capi dei trafficanti che operano in Libia nel principale punto di partenza delle traversate dei migranti nel Mediterraneo si è preso gioco di questi piani che mirano a intraprendere campagne militari. «Che cosa hanno intenzione di fare, mettere qui due fregate? Due navi da guerra? In acque libiche? Sarebbe un’invasione», ha detto il trafficante al Guardian.

Giovedì, i leader europei si riuniranno per un summit d’emergenza a Bruxelles dopo il naufragio dello scorso week-end al largo della Libia, che secondo le autorità potrebbe aver ucciso più di 800 migranti. Se confermato, questo sarebbe il più alto numero conosciuto di morti in un solo incidente nel Mediterraneo.

Nel corso dell’ultimo arrivo, una nave della marina italiana è approdata nel porto siciliano di Augusta con 446 persone a bordo, salvate martedì da una barca di trafficanti al largo della costa meridionale dell’Italia. La marina militare ha detto che 59 tra i migranti sono bambini.

Il Regno Unito ha dato 700milioni di euro in aiuti alla Siria, ma ha accettato di accogliere solo 143 rifugiati siriani. Questo fatto è stato criticato da Nigel Farage, leader del partito di destra Ukip, normalmente a favore della linea dura nei confronti dell’immigrazione. Anche per gli Stati Uniti, i dati sono simili.

Secondo Crépeau, l’occidente deve riconoscere che i rifugiati sono «bloccati in un posto dove non c’è futuro per loro né per i loro bambini» e deve cambiare politica.

«Sarà un impegno a lungo termine, dobbiamo intraprenderlo insieme. Si tratta di un sistema sicuramente migliore per tutti: riduce il numero dei morti, riduce il modello di business dei trafficanti e riduce il costo delle richieste d’asilo».

Il piano potrebbe consentire ai rifugiati siriani di fare richiesta per venire in Europa, America del Nord e Australia da posti come Istanbul, Amman e Beirut, «per avere una vera chance di rifarsi una vita, invece di pagare migliaia di euro solo per morire nel Mediterraneo con i loro bambini».

Crépeau ha anche preso le difese dei «migranti economici», che in molti provano a raggiungere l’Europa e gli altri paesi sviluppati dall’Africa sub-sahariana. Li ha definiti «persone che potrebbero non avere bisogno di protezione ma sono disperate per il loro futuro, non c’è lavoro per loro in nessun posto vicino al loro Paese».

Invece di resistere alla mobilità, i paesi devono coordinarla, ha commentato Crépeau. Questo vuol dire agire sulle pessime condizioni di lavoro e combattere il mercato del lavoro nero.

«Vengono in Europa perché sanno che c’è lavoro. I paesi europei dicono: “Non abbiamo lavoro per i nostri cittadini, non possiamo accogliere tutte queste persone”, ma questo non è vero. Ci sono lavori malpagati nell’agricoltura, nell’edilizia, nel settore alberghiero o nella cura degli anziani e dei bambini».

«Rifiutiamo di riconoscere il mercato del lavoro nero perché ci piace il prezzo dei pomodori a giugno, ci piace che la nostra donna delle pulizie costi poco. Queste persone sanno che c’è lavoro. E questo è un enorme incentivo».

Crépeau suggerisce di creare
un permesso di soggiorno stagionale che autorizzi i migranti con basse qualifiche a entrare nel Paese scelto per un certo numero di mesi, per un numero consecutivo di anni. Se il migrante non trova lavoro nei primi quattro mesi, dovrà tornare a casa e tentare di nuovo l’anno dopo.

«Se creassimo dei meccanismi che incoraggiano le persone, non avremmo un’immigrazione clandestina così elevata come ora».

«Non dobbiamo avere paura della mobilità. La mobilità è ciò di cui abbiamo bisogno».

Crépeau ha fatto l’esempio del Regno Unito, tra il primo allargamento dell’Unione europea nel 2005 e il credit crunch del 2008. In quel periodo, il paese ha accolto un milione e mezzo di persone dall’Europa centrale e almeno due terzi di questi se ne sono andati dopo il 2009.

«Questa è esattamente la flessibilità del mercato del lavoro che stiamo cercando di ottenere».

Se sviluppiamo, regolamentiamo e organizziamo la mobilità, avremo, sul lungo termine, risultati molto migliori. Ma perché questo accada c’è bisogno di leadership politica. Abbiamo bisogno di persone che siano in grado di dire a quella giornalista del Sun [la controversa commentatrice Katie Hopkins, che ha paragonato i migranti a degli scarafaggi, ndr], “Hai torto e dovresti saperlo”».

(traduzione di Luna De Bartolo)

VIA/ The Guardian

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