L'ICONOCLASTA

Il Parlamento europeo chiede al Regno Unito di andarsene rapidamente. Stop a contatti informali: i negoziati non inizieranno finché UK non notificherà l’intenzione di andarsene

28 giugno 2016 – Se divorzio deve essere, che sia veloce. Con 395 voti a favore, 200 contrari e 71 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede «una implementazione rapida e coerente della procedura di revoca» dell’appartenenza della Gran Bretagna alla Ue dopo il referendum dello scorso giovedì.

Una procedura di revoca che in ogni caso non partirà prima dell’autunno: il premier britannico dimissionario, il conservatore David Cameron, non ha intenzione di notificare formalmente l’avvio delle pratiche previste dall’articolo 50 del trattato di Lisbona, mossa indispensabile per iniziare il percorso di uscita del Regno Unito dall’Ue. L’onere spetterà al successore di Cameron che, stando alle dichiarazioni del partito, sarà nominato entro il 2 settembre, un mese prima del congresso dei Tories

.

Nel primo pomeriggio di martedì, Cameron è arrivato a Bruxelles per il Consiglio europeo come tutti gli altri capi di Stato e di governo dell’Ue: «Il Regno Unito lascerà l’Unione Europea, ma voglio che il processo sia il più il costruttivo possibile», ha dichiarato. Il Regno Unito, ha sottolineato il leader conservatore, «non volterà le spalle all’Ue», perché «questi Paesi sono vicini, amici, alleati, partner» ed è necessario «mantenere delle relazioni più strette possibili», in termini di «commercio, cooperazione e sicurezza», perché «è una cosa buona per noi e per loro».

Intervenendo prima del voto del parlamento europeo, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker era intervenuto e ha messo in chiaro di aver «vietato ai commissari di discutere con i rappresentanti del governo britannico». Senza una notifica dell’articolo 50 del Trattato non verranno avviati negoziati: «No notification, no negotiation», è il mantra dell’ex premier lussemburghese. E ancora: «Siamo noi che dettiamo l’agenda, non chi vuole uscire dall’Ue». Poi uno sguardo vero l’avvenire: «Non è il momento di chinare il capo, ma quello di alzare la testa e guardare verso il futuro continentale».

Junker ha intenzione di spronare l’ancora per poco premier britannico: «Chiederò quanto prima di chiarire la situazione: non possiamo avere un’incertezza senza fine». «Sono sorpreso di vedere che io, proprio io che in Gran Bretagna vengo dipinto come tecnocrate, eurocrate e robot, voglio trarre le conseguenze del voto. E loro no?», ha concluso Juncker.

«È curioso, quando sono venuto qui 17 anni fa dicendo che volevo lanciare una campagna perché la Gran Bretagna lasciasse la Ue mi avete riso tutti in faccia. Ora non ridete più vero?». Questo l’esordio del discorso al parlamento europeo di Nigel Farage, leader dei nazionalisti dell’Ukip, promotore e strenuo sostenitore della Brexit. «Faccio una previsione – ha provocato Farage – la Gran Bretagna non sarà l’ultimo paese a lasciare l’Unione europea».

Il numero uno dell’Ukip è stato protagonista di un siparietto insieme al presidente Juncker. Durante il discorso del lussemburghese in Parlamento, Farage ha applaudito calorosamente all’affermazione di Juncker: «I nostri amici britannici hanno espresso il loro punto di vista. La democrazia è democrazia e dobbiamo rispettare il voto». Juncker, indispettito, si è rivolto a Farage: «È l’ultima volta che lei applaude qui». «A dire il vero – ha aggiunto – devo dire di essere sorpreso di vederla qui, lei non era per la Brexit?». Dal canto suo Farage ha fatto sapere di non aver alcuna intenzione di dimettersi dall’Europarlamento «fino a quando il lavoro sarà fatto. Abbiamo vinto la guerra, ora dobbiamo vincere la pace». Un piccolo scontro seguito da un abbraccio riconciliatorio.

ULTIMI ARTICOLI