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Per Bankitalia è probabile recessione: tagliate stime 2019 dall’1% allo 0,6%

18 gennaio 2019 – «In Italia, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre [del 2018, ndr], gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l’attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto». Così scrive Banca d’Italia nel bollettino economico pubblicato venerdì; parole che hanno un grande peso: se le previsioni di via Nazionale fossero confermate, l’Italia si troverebbe in recessione tecnica (che si ha in presenza di due trimestri consecutivi di Pil negativo). Per quanto riguarda il 2019, l’istituto ha tagliato drasticamente le stime di crescita rispetto a quanto valutato in precedenza: dall’1% a un ben più modesto 0,6%.

Una sforbiciata di quasi mezzo punto, resasi necessaria a causa di «dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; del ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; delle prospettive di rallentamento del commercio mondiale».

Le previsioni per il 2020 e 2021 sono, rispettivamente, dello 0,9 e dell’1%, ma, avverte Bankitalia, i rischi per la crescita sono al ribasso.

Calano anche i conusumi delle famiglie: «Nel terzo trimestre, in graduale rallentamento dall’inizio dell’anno, sono scesi dello 0,1 per cento rispetto al periodo precedente», scrive Banca d’Italia, la quale aggiunge che «gli indicatori congiunturali più recenti suggeriscono che negli ultimi tre mesi dell’anno l’andamento dei consumi si sarebbe confermato debole, in linea con le più recenti dinamiche del mercato del lavoro».

Giù gli investimenti, diminuiti dell’1,1% nel terzo trimestre; via Nazionale si aspetta inoltre un rallentamento dei piani d’investimento delle imprese anche per il complesso del 2019.

Nel corso della presentazione all’Associazione bancaria italiana (Abi) di un volume sugli scritti di Guido Carli, il governatore Ignazio Visco ha poi affermato che l’aumento del debito pubblico «rende oggi molto difficile la possibilità di manovra sugli investimenti che servono alla crescita».

Bankitalia rileva infine «segnali di irrigidimento dalle imprese» sull’offerta di credito, circostanza che è stata controllata discretamente finora grazie alle «buone condizioni di patrimonializzazione delle banche e l’elevata stabilità delle loro fonti di finanziamento. […] In prospettiva, però, il persistere dell’elevato livello dei rendimenti sovrani e il costo della raccolta bancaria continuerebbe a spingere al rialzo il costo del credito».

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