L'ICONOCLASTA

Polemica Inps: Tito Boeri non ha torto. La vera questione sono le pensioni non coperte dai contributi

6 novembre 2015 – Un sostegno di 500 euro per gli over 55 rimasti senza lavoro grazie a un programma di prelievi da 250 mila pensioni d’oro e da 4 mila vitalizi per cariche elettive e ricalcolo per tutte le pensioni retributive con reddito pensionistico superiore a 3500 euro. Stop ai vantaggi riconosciuti alle contribuzioni dei dirigenti sindacali. È la proposta di riforma delle pensioni firmata dal presidente dell’Inps Tito Boeri. Un dossier da 69 pagine pubblicato a sorpresa giovedì.

Da parte del governo, che non ha inserito nessuna di queste misure nella legge di stabilità presentata lo scorso mese, è arrivata giovedì sera una mezza stroncatura. «La riforma delle pensioni – è scritto in una nota del ministero del Lavoro – è stata rimandata. Il piano illustrato da Boeri contiene misure utili come la flessibilità in uscita, ma ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati».

Io sto con Boeri. Nel mio libro Ammazziamo il Gattopardo immaginavo un minimo vitale da 550 euro per ogni famiglia in condizioni di bisogno (circa un milione di famiglie per una spesa tra i 5 e i 7 miliardi l’anno) e proponevo di tagliare del 25% le pensioni d’oro che superano la soglia dei 150mila euro all’anno. E scrissi anche che a un certo punto bisognerà rendersi conto che un quarto dei 270 miliardi stanziati all’anno per la spesa previdenziale non sono coperti dai contributi versati (ma derivano dal vecchio e iniquo sistema retributivo), e sarebbe opportuno un taglio deciso per quella parte degli assegni sopra i 3000 euro non calcolata con il sistema contributivo. Non si possono sostenere all’infinito questi “regali dello Stato”, sono soldi dei contribuenti: una sovvenzione fornita da alcuni milioni di contribuenti ad altri milioni di italiani. La questione delle pensioni non coperte dei contributi è la vera questione e sono contento che finalmente se ne parli.

È necessario essere realisti e anche cambiare testa, e riconoscere che qualche innovazione nel sistema pensionistico sarebbe utile, soprattutto perché c’è troppa iniquità in quello odierno. E che qualche sacrificio, ancora in uno spirito comunitario, potrebbe aiutare. Su un costo totale di circa 260 miliardi all’anno per le pensioni in Italia, il 25 per cento circa non è coperto da contributi. Di questi, secondo quanto mi aveva spiegato proprio Tito Boeri mentre lavoravo per Ammazziamo il Gattopardo, circa 15 miliardi sono costituiti da pensioni sopra la soglia di 3000 euro mensili. Sono regali dello Stato. Al fine di ottenere una maggiore equità si potrebbero tagliare queste pensioni del 15 per cento, arrivando a un risparmio di 2,25 miliardi l’anno.

Ritengo che l’Italia non avrà scelta e dovrà affrontare questo problema, prima o poi. Quindi sarebbe meglio tagliare la testa al toro e accettare un taglio del 15 per cento per chi ha più di 3000 euro mensili. Va fatto non tanto perché permetterebbe all’Inps di risparmiare poco più di 2 miliardi all’anno, ma soprattutto con l’obiettivo di rendere il sistema pensionistico meno iniquo già da subito e non in futuro, quando tutte le pensioni saranno calcolate integralmente con il metodo contributivo.

Assumiamoci le nostre responsabilità. Smettiamo di rinviare i nostri problemi sempre alla prossima generazione. A un certo punto bisogna riconoscere che la musica è finita. Ci vogliono alcuni sacrifici da parte dei pensionati più abbienti. E sì, mi rendo conto che un taglio del 15 per cento delle pensioni non coperte dal sistema contributivo può sembrare ingiusto o pesante. Però a mio avviso sarebbe molto meno ingiusto di un sistema che non è sostenibile e che rischia di derubare chi fa i versamenti nel sistema contributivo per pagare chi ha una pensione non coperta da contributi, e riceve un regalo dallo Stato.

L’altra metà della mia ricetta sulle pensioni prevedeva poi di incoraggiare l’integrazione di fondi privati con la pensione dello Stato, e cominciare a configurare un sistema misto, in cui i fondi privati arrivino a offrire parte della nostra pensione attraverso una option, un’alternativa, un semplice bottone da premere per il lavoratore che, se lo desidera, può indirizzare una parte del suo contributo previdenziale verso un fondo privato da scegliere liberamente, riducendo il costo a lungo termine per l’Inps e dando incentivi fiscali ai lavoratori che si avvalgono dei fondi pensione privati. Ci vuole l’alternativa dei fondi privati. Secondo me lo Stato non reggerà facilmente il cambiamento demografico del Paese nel lungo termine. Potrebbe, ma sarà molto più costoso per un’Italia sempre meno giovane.

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