L'ICONOCLASTA

Porcellum bocciato! Un parlamento incostituzionale. Ora non ci sono più alibi sulla legge elettorale. Ma c’è il rischio che si torni alla prima Repubblica. Enrico Letta intanto fa il bravo ragazzo con il viso pulito davanti a Herman Van Rompuy. E alla camera i grillini occupano i banchi del governo e fanno casino. Una giornata tipica in questo Basso Impero della politica italiana.

4 dicembre 2013 – Incostituzionale. Il Porcellum è bocciato, delegittimando gli ultimi tre parlamenti, questo compreso. Gli attuali parlamentari, cioè quelli che hanno “vinto” il loro posto grazie al premio di maggioranza incostituzionale, non decadranno: le nuove regole valgono solo per il futuro. Ma agli occhi dell’opinione pubblica quei parlamentari, scelti dall’alto senza voto di preferenza, appaiono sempre meno legittimati. Non c’è più tempo da perdere. Serve immediatamente una nuova legge elettorale. Uno degli errori, uno dei fatti inaccettabili è che in questi otto mesi di legislatura il governo Letta-Alfano non ha presentato o approvato una legge elettorale. Nulla. Era uno dei motivi per la creazione del governo delle larghe intese. Va ricordato però che il governo Letta-Alfano, fino al quasi arrivo di Renzi a capo del Pd, non si è mostrato molto capace di facilitare un rapido passaggio di una nuova legge elettorale.

Ora è cambiato tutto. Ora la legge è incostituzionale. Il parlamento sarà costretto ad agire.

Allo stesso tempo si rischia di finire con una nuova legge fatta male e frettolosamente e questo significa che gli ammiratori del proporzionale, tutti quelli che vogliono coltivare un loro orticello, possono vincere di nuovo e vedere la sostituzione del Porcellum neanche con un Mattarellum (già non così moderno) ma con qualcosa di peggio. Per chi non ricorda il passato, c’erano tanti partitini grazie al proporzionale puro. Il rischio è che si saluti il Porcellum per un ritorno al passato remoto, alla prima Repubblica. Speriamo di no.

A poche ore di distanza dalla decisione della Consulta le fibrillazioni nel Palazzo ci sono già. Sembra che basti menzionare le parole “legge elettorale” che la Casta si interroghi subito su un eventuale ritorno alle urne. E non sono soltanto Berlusconi, Civati e Grillo a parlare così. Mi sbaglierò, e forse il piano del presidente della Repubblica per questo suo governo di scopo, per la continuità del governo Letta-Alfano, proseguirà senza problemi e ci sarà un voto di fiducia pacato e facile l’11 dicembre, che sarà poi seguito dall’avvio rapido di grandi riforme sul lavoro e una nuova legge elettorale decente. Tutto è possibile. Ma un po’ di scetticismo (per usare la parola preferita di Olli Rehn) lo posso nutrire.

Intanto Enrico Letta, il giorno dopo la sua polemica con Olli Rehn sui conti pubblici, si è incontrato a Roma con il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rumpuy. Tutto bene. Pro forma. Siamo sulla strada giusta. Sure. Mercoledì prossimo, ha promesso Letta, si chiederà la fiducia in parlamento e si voterà «per un 2014 basato sulle riforme per rendere l’Italia più competitiva». Aspettiamo. Vedremo.

E in questa giornata di caos perfetto, di un decadente spettacolo della politica italiana sempre più in continuità col Basso Impero, ci mancava solo un pezzo di teatro alla Camera, dove i grillini hanno occupato i banchi del governo. Hanno fatto un po’ di casino.

Tra una cosa e l’altra, in tutta la politica italiana c’è un po’ il puzzo del norcino.

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