L'ICONOCLASTA

Questa Commissione europea è in scadenza. Le risatine di Van Rompuy e Barroso sono spiacevoli ma irrilevanti. L’Italia deve continuare spedita con le riforme, con investimenti per la crescita e l’occupazione, e fregarsene dei sorrisini. Sul lavoro, bene il decreto sul contratto a tempo e sull’apprendistato, ma ci vorrà di più. Bisogna creare le precondizioni per l’occupazione e questo significa avviare una riforma molto seria.

21 marzo 2014 – Diciamo la verità: le risatine di Van Rompuy e Barroso o quelle della Merkel e Sarkozy fanno parte di un’Europa vecchia, sbagliata, e abbastanza antipatica. E ora, nel 2014, con un Paese ancora a terra ma con la consapevolezza che l’Italia vuole cambiare davvero, dobbiamo sperare in un’Europa che cambi anch’essa.

Diciamolo in parole povere: Van Rompuy è una figura inutile, irrilevante. Barroso è un liberista che, essendo portoghese, e cioè di un piccolo Paese, viene spesso telecomandato dalla Merkel. E la Merkel, in coalizione con i socialdemocratici, potrebbe essere prima o poi costretta a rendersi conto che la politica dell’austerity non è più la soluzione per un’Europa con 20 milioni di disoccupati.

Le battute di Renzi sull’Europa che deve cambiare verso, o sullo spread tra istituzioni europee e fiducia dei cittadini, vanno bene. È positivo anche che Renzi abbia detto in conferenza stampa a Bruxelles che l’Italia non va in Europa con il cappello in mano. Ma la prova del nove riguarderà la capacità del suo governo di avviare riforme di vasta portata su lavoro, fisco, giustizia civile e burocrazia, per cominciare, e una politica più coraggiosa (di quella del governo precedente, timida) per stimolare la domanda interna (compresi i tagli dell’Irpef e dell’Irap) e quindi la crescita e l’occupazione senza violare i vincoli europei.

Secondo me è fattibile. Anzi, nel capitolo IX del mio libro Ammazziamo il Gattopardo spiego proprio come si potrebbero liberare quasi 70 miliardi di euro all’anno per rimettere il Paese sul binario della crescita e dell’occupazione, e non quei 34 miliardi della spending review di Cottarelli. Spiego anche come si potrebbe arrivare a ridurre l’Iva per aiutare la domanda interna, e come si potrebbe fare tutto questo senza violare i vincoli europei. Anche se in futuro, a mio avviso, questi vincoli andranno rinegoziati perché sono non solo anacronistici ma anche depressivi in tempi di recessione.

Sul fronte del mercato del lavoro vanno bene le iniziative sui contratti a termine (fino a 36 mesi) e sull’apprendistato. Ma ci vorrà molto di più, a partire da un dibattito serio sull’articolo 18 e sui contratti a tempo indeterminato. Sapete che oggi solo il 17% dei nuovi contratti è a tempo indeterminato? Non voglio assolutamente creare nuova precarietà, vorrei invece più lavoro e pensioni assicurate per tutti. Ne parleremo. Sarà di grande attualità nei prossimi mesi.

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