L'ICONOCLASTA

QUIRINALE – Renzi candida un ex democristiano di basso profilo. Fumata nera al primo scrutinio

==> Aggiornamento delle 20:40 – Come prevedibile, prima fumata nera a Montecitorio dopo il primo scrutinio per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Per il voto di sabato mattina alle 10 (il quarto scrutinio, quando il quorum scenderà da 673 a 505 preferenze necessarie per eleggere il capo dello Stato) si contano circa 570 voti pronti per Sergio Mattarella, il candidato proposto dal segretario del Pd e presidente del Consiglio Matteo Renzi.

In base alle dichiarazioni di oggi, al quarto scrutinio voterebbero per il giudice della Corte costituzionale tutto il Pd (445 voti disponibili), Sel (34 voti), Scelta civica e popolari (45 voti), Gruppo autonomie (32 voti) e Gal (15 voti), senza contare l’incognita dei fuoriusciti del M5s (32 voti), che potrebbero convergere sul nome di Sergio Mattarella.

«L’accordo con Renzi si è fermato a metà strada voteremo scheda bianca alla quarta votazione», ha dichiarato Silvio Berlusconi all’assemblea dei grandi elettori FI. «Abbiamo evitato i segretari del Pd ma non un nome condiviso, vediamo se hanno i voti per eleggerlo da soli, noi votiamo scheda bianca». «Questa situazione segna comunque un altolà al patto del Nazareno», ha detto ancora Berlusconi all’assemblea dei grandi elettori Fi. «Non siamo noi a non aver rispettato il patto ma Renzi».

29 gennaio 2015 – Il candidato del Pd per il sostituto di Giorgio Napolitano è Sergio Mattarella: palermitano, 73 anni, dal 2011 giudice della Corte costituzionale.

CHI È SERGIO MATTARELLA

Ex deputato democristiano, poi per il Partito popolare italiano e per la Margherita, è stato più volte ministro. Il padre, Bernardo, fu tra i fondatori della Dc siciliana, deputato alla Costituente e ministro dei Trasporti, del Commercio Estero e delle Comunicazioni tra la metà degli anni ’50 e ’60. Il fratello, Piersanti, è stato presidente della regione Sicilia, assassinato dalla mafia nel 1980.

Tre anni dopo l’omicidio del fratello, il quarantatreenne Mattarella entra in quota Dc alla Camera dei Deputati. Negli anni Ottanta è ministro dei Rapporti con il Parlamento nei governi De Mita e Goria. Poi è ministro dell’Istruzione con Andreotti ma, nel 1990, insieme con altri ministri della sinistra Dc, si dimette dalla carica per protestare contro l’apposizione della fiducia sulla legge Mammì (riassetto del sistema radiotelevisivo).

Mattarella è inoltre il padre della riforma della legge elettorale a componente maggioritaria, varata nel 1993 a seguito del referendum e sostituita nel 2013 dal cosiddetto Porcellum.

Uscito indenne da Tangentopoli, Mattarella lavora al rinnovamento della Dc e, dopo la frammentazione di quest’ultima, è tra i fondatori del Partito popolare italiano. Nel 1996, con la vittoria elettorale dell’Ulivo di Romano Prodi è capogruppo dei popolari alla Camera e poi vicepresidente del Consiglio quando, dopo la caduta di Prodi, l’incarico viene assunto da Massimo D’Alema. Nei secondi governi D’Alema e Amato, Mattarella è ministro della Difesa.

LE REAZIONI DELLA POLITICA AL NOME DI MATTARELLA

Il nome del giudice della Corte costituzionale, proposto da Matteo Renzi all’assemblea dei Grandi elettori Dem, ha raccolto il consenso di tutto il Pd ed è stato salutato da un lungo applauso. «La nostra proposta è Sergio Mattarella, uomo della legalità», ha spiegato il presidente del Consiglio, per poi aggiungere «non ci sono altri candidati Pd, è il candidato su cui ci giochiamo la credibilità». «Il percorso scelto dal segretario Pd per arrivare alla scelta del candidato al Quirinale – ha dichiarato la senatrice Anna Finocchiaro – mi sembra corretto e positivo. Se il segretario indicherà il nome di Matterella all’assemblea dei grandi elettori Pd troverà tutto il partito unito su questo nome che saprà garantire le nostre istituzioni e la nostra democrazia». Positivo anche il commento di Stefano Fassina: «Mattarella? Noi lo sosteniamo in modo unitario, vediamo gli altri cosa fanno». Pippo Civati ha fatto sapere che lo voterà dalla quarta votazione.

Buona anche l’accoglienza da parte di Sel: «Se dal Pd venisse la proposta di Sergio Mattarella – ha detto Nichi Vendola – la valuteremmo come fortemente positiva. La sua statura, la sua caratura democratica è quanto di più contrario possa esservi al Patto del Nazareno». Il nome di Mattarella mette d’accordo anche Scelta Civica e Popolari per l’Italia-Centro Democratico.

Molto critica la posizione di Forza Italia. Silvio Berlusconi, che si trova ora all’assemblea dei grandi elettori azzurri, nel palazzo dei gruppi di Montecitorio, ha detto che «l’accordo con Renzi si è fermato a metà strada voteremo scheda bianca alla quarta votazione». Poi ha aggiunto: «Abbiamo evitato i segretari del Pd ma non un nome condiviso, vediamo se hanno i voti per eleggerlo da soli, noi votiamo scheda bianca». E ancora: «Questa situazione segna comunque un altolà al patto del Nazareno». Il capogruppo al Senato Paolo Romani, conversando con i cronisti in Transatlantico, aveva parlato di «una forzatura di Matteo Renzi», un nome che «giudichiamo negativamente» e quindi «non lo votiamo», per poi chiudere: «Non c’è nessun margine».

È invece Vittorio Feltri il candidato della Lega e di Fratelli d’Italia.

Sul blog di Beppe Grillo, a seguito delle quirinarie, il voto online ha incoronato l’ex magistrato Ferdinando Imposimato che ha superato Romano Prodi, secondo classificato.

DALLE 15 È IN CORSO IL PRIMO SCRUTINIO

Il Pd voterà per Mattarella a partire dalla quarta votazione, quando il quorum scenderà da 673 a 505 preferenze, mentre per i primi tre scrutini i delegati hanno ricevuto indicazione di votare scheda bianca. Scheda bianca alla prima votazione anche per Forza Italia e i centristi.

Sel voterà Luciana Castellina. Lega Nord e Fratelli d’Italia voteranno compatti per Vittorio Feltri, mentre i parlamentari del Psi voteranno Emma Bonino. Pippo Civati aveva già annunciato la sua preferenza per Prodi, i Cinque Stelle voteranno Imposimato, mentre gli ex M5s scriveranno sulla scheda il nome di Stefano Rodotà.

Il Parlamento riunito in seduta comune, convocato alle 15, è composto da senatori (6 a vita), deputati e delegati regionali: in tutto 1009 grandi elettori. L’elezione avviene per scrutinio segreto attraverso una doppia “chiama”, prima i senatori, poi i deputati e infine i delegati regionali. Per ogni turno di votazione e scrutinio saranno necessarie tra le 4 e le 5 ore. Per la prima volta la presidenza dell’Aula è composta tutta da donne: la presidente della Camera Laura Boldrini, la vicepresidente vicaria del Senato Valeria Fedeli, la segretaria generale della Camera Lucia Pagano e la segretaria generale del Senato, Elisabetta Serafin.

ULTIMI ARTICOLI