7 gennaio 2019 – Quasi 5 milioni di persone; 4.916.786 milioni, per l’esattezza, pari a 1,73 milioni di nuclei familiari. Questa la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza in partenza ad aprile, come riportato nell’ultima bozza della relazione di accompagnamento all’atteso decreto legge in materia, che dovrebbe essere discusso questa settimana in Consiglio dei ministri.
Ai beneficiari del reddito di cittadinanza (che per un singolo può arrivare fino a un massimo di 780 euro mensili, in caso di Isee pari a zero e residenza in un immobile in affitto) nei primi sei mesi di fruizione della misura potranno essere inoltrate offerte di lavoro entro 100 km dalla residenza, mentre la distanza è fissata a massimo 250 km per le proposte sottoposte tra il sesto e il diciottesimo mese. Oltre il diciottesimo mese, i beneficiari riceveranno offerte in tutto il territorio italiano, a meno che nel nucleo familiare non siano presenti minori o portatori di handicap. Dal diciannovesimo al trentaseiesimo mese, si legge nella bozza, “tutti, anche con figli minori devono accettare l’offerta di lavoro su tutto il territorio nazionale, pena la decadenza del beneficio”. I riceventi sono obbligati ad accettare “almeno una di tre offerte congrue” di lavoro (intendendosi con congrue il rispetto dei criteri di distanza del posto di lavoro dalla residenza), pena la decadenza dell’erogazione del reddito.
Per fare domanda è richiesto un Isee inferiore ai 9.360 euro, che può arrivare fino a 12.600 euro per le famiglie più numerose, e scende a 6 mila euro in caso di nuclei familiari composti da una sola persona. Altri paletti sono inoltre previsti relativamente al possesso di beni immobiliari e di consumo. Sempre secondo la bozza, entro maggio 2019, dopo la verifica dei requisiti, le persone che hanno inoltrato la richiesta del reddito di cittadinanza saranno chiamate da un centro per l’impiego per firmare il cosiddetto Patto per il lavoro, rendendosi così disponibili alla ricerca attiva di un impiego.
Nella misura sono comprese anche le aziende, le quali potranno ricevere sgravi contributivi di alcuni mesi in caso di assunzione a tempo indeterminato di un avente diritto al reddito di cittadinanza. Nei trenta giorni successivi, i disoccupati saranno quindi convocati dal Comune di residenza per svolgere un lavoro di utilità sociale pari a massimo 8 ore settimanali “in coerenza con il proprio profilo professionale”. Previsto anche un “incentivo all’imprenditorialità” fino a 4.680 euro, pari a sei mesi di reddito in un’unica soluzione, se l’avente diritto deciderà di avviare un’attività autonoma o di impresa individuale entro i primi 12 mesi di fruizione del sostegno.
Potranno chiedere il reddito o la pensione di cittadinanza tutti i cittadini italiani, i cittadini dell’Unione Europea e gli stranieri con un permesso di soggiorno di lungo periodo. Tutti i richiedenti dovranno però essere stati in Italia «in via continuativa da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda». Se ne ricava che anche a un cittadino italiano che negli ultimi 10 anni dovesse aver avuto residenza all’estero, anche solo per un breve periodo, sarebbe negato il reddito di cittadinanza.
I beneficiari del reddito di cittadinanza riceveranno mensilmente la somma a cui hanno diritto su una carta acquisti gestita dalle Poste: la Carta Rdc. Attraverso di essa, sarà possibile prelevare contanti fino a 100 euro al mese per singolo individuo, limite che nei nuclei più ampi sale fino a 210 euro. Vietato usare i soldi per “consumo di beni e servizi provenienti dal gioco d’azzardo”, pena la decadenza dal beneficio.
Chi dichiarasse il falso per ottenere il reddito di cittadinanza rischierebbe fino a sei anni di carcere e non potrà chiedere un nuovo sussidio per 10 anni. “Ci sarà qualche furbetto che riusciremo a trovare perché oggi sia la Guardia di Finanza sia le altre autorità avranno un particolare sistema di controllo sul reddito di cittadinanza”, ha affermato il vicepremier Luigi Di Maio.
Il provvedimento stanzia inoltre 50 mln di euro per l’assunzione di personale da assegnare alle strutture dell’Inps, che controlleranno ogni mese la posizione dei beneficiari del reddito; stabilizzati i precari di Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, che gestisce i centri per l’impiego) con una cifra di un milione di euro e destina 250 milioni di euro in due anni per l’assunzione dei cosiddetti navigator, quei tutor che, nelle intenzioni del governo, dovrebbero affiancare coloro i quali hanno aderito al Patto per il lavoro nel loro cammino.
Come di consueto, è prevista una clausola che blinda la spesa: qualora le domande dovessero essere superiori a quanto previsto, e la spesa dovesse superare i 6,1 miliardi stanziati per il 2019 in legge di Bilancio, il governo sarebbe costretto a intervenire abbassando l’importo massimo erogabile per i beneficiari.