L'ICONOCLASTA

Renzi e Hollande devono far capire alla Merkel che l’epoca dell’austerity è finita! E la Commissione europea deve stare zitta se l’Italia arriva al 3% invece del 2,6%. I soldi servono per tagliare le tasse e stimolare la domanda interna. Intanto qualcuno vuole tornare in auge. Basta che sia a Bruxelles e non a Roma.

16 marzo 2014 – Sono contento che Hollande e Renzi abbiano concordato un fronte anti-austerity e a favore della crescita e dell’occupazione, ma ora bisogna vedere se la retorica ci porterà ai fatti.

L’incontro a Berlino tra Renzi e la Merkel è importante, non perché dobbiamo sottometterci a un esame davanti alla Cancelliera tedesca, ma perché l’Italia deve fare una chiara anche se diplomatica dichiarazione d’indipendenza dall’egemonia tedesca.

Le parole possono essere belle ma il messaggio deve essere chiaro: l’Italia è un paese sovrano che può tagliare l’Irpef e l’Irap, che può restituire 68 mld di euro di debiti della Pubblica amministrazione alle imprese, e che per trovare qualche miliardo di copertura può anche non finire l’anno con un rapporto deficit-Pil del 2,6 percento ma del 3 percento (che non è uno sforamento) senza chiedere il permesso della Germania o della Commissione europea.

Nella mia ricetta, contenuta nel mio libro Ammazziamo il Gattopardo, ci sono le coperture che ci permetterebbero di arrivare a liberare ben 68 mld di euro di risorse (nel terzo anno di un programma di cinque anni) e c’è anche la proposta di abbassare al 21% l’odiata Iva. Ma torneremo a parlare della copertura in un altro articolo.

Quello che stiamo cominciando a capire come Paese è che si potrebbe avviare una serie di riforme di vasta portata per rimettere l’economia sul binario della crescita e dell’occupazione. Basta avere il coraggio. Ora si comincia a capire la timidezza, l’immobilismo del governo Letta, e di conseguenza il fallimento del progetto del “Governo di Servizio” del 2013. Però non bisogna sottovalutare le resistenze, in un Paese in cui le forze della conservazione sono fortissime.

La guerra nel sottobosco romano è appena cominciata e ci sono svariati gattopardi, compresi quelli nel Pd che non hanno capito il messaggio delle primarie dell’8 dicembre, gli ultimi giapponesi della giungla che non hanno capito che la guerra è finita. E poi ci sono i furbi, gli uomini vecchi della prima e seconda Repubblica che vogliono tornare in auge. L’operazione “Rehabilitation” sta per cominciare, se qualcuno vuol tornare in auge, benissimo. Complimenti. Basta che si faccia all’estero, a Bruxelles, e non a Roma.

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