L'ICONOCLASTA

Scandalo Volkswagen, dimissioni dell’ad Martin Winterkorn. L’azienda tedesca avvertì ad aprile i proprietari californiani di vetture diesel: «Ci sono problemi di emissioni»

24 settembre 2015 – Già venerdì prossimo la Volkswagen potrebbe nominare un nuovo amministratore delegato a seguito delle dimissioni di Martin Winterkon. Secondo quanto ricostruisce Bloomberg, Winterkon potrebbe beneficiare di una pensione d’oro da 28,6 milioni di euro. Un addio che arriva dopo la scoperta di come la storica casa automobilistica tedesca avrebbe installato illegalmente sulle proprie vetture diesel vendute negli Stati Uniti un software per eludere i test di inquinamento, aggirando così le normative ambientali sulle emissioni di NOx e di inquinamento da gasolio.

In pratica, nonostante in condizioni di guida normale le automobili superassero anche di 30-40 volte il limite di emissioni consentito dalla legge, il software rilevava il momento in cui le vetture erano sottoposte ai test di emissioni e falsava i risultati allo scopo di superare le prove. Vetture vendute come “pulite” quando pulite non lo erano affatto.

Uno scandalo di dimensioni colossali, che probabilmente porterà all’uscita di Volkswagen dal mercato Usa. «Veniva cambiata la calibratura degli esami, lo si faceva con codici informatici che erano alterati. Quando si conducevano i test su strada, veniva attivato un dispositivo che permetteva di disattivare e ricalibrare i parametri, ovvero quegli indicatori che misurano il reale livello delle emissioni», spiega John German, dirigente di International Council on Clean Transportation, l’osservatorio internazionale che ha scoperto la truffa dell’azienda tedesca.

Nell’aprile scorso, come reso noto giovedì dall’agenzia Reuters, Volkswagen ha inviato una comunicazione ai proprietari californiani di vetture diesel per informarli della necessità di «un richiamo per problemi di emissioni». Ai proprietari di auto Volkswagen e Audi, scrive Reuters, è stato chiesto di portare le loro auto ad un concessionario per l’installazione di un nuovo software che assicurasse che le emissioni fossero «ottimizzate per renderle efficienti». Si pensa che la casa automobilistica, mentre aumentavano i sospetti sulle discrepanze tra le emissioni in condizioni di guida normale (dove il programma che abbassa i livelli di gas inquinanti non funzionava) e quelle registrate in laboratorio durante i test, abbia tentato di coprire la manipolazione intenzionale mascherandola da malfunzionamento tecnico.

Intanto, è stata resa nota un’interrogazione parlamentare dei Verdi tedeschi del luglio scorso, che mostrerebbe come l’esecutivo guidato dalla cancelliera Angela Merkel fosse a conoscenza delle manipolazioni operate da Volkswagen. Pronta la risposta del ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt: «Accuse false e inadeguate. Sono venuto a conoscenza delle violazioni nel weekend, ne ho appreso dalla stampa». Dobrindt ha poi aggiunto che la commissione d’inchiesta ministeriale si sta occupando del caso.

La Commissione Ue, per bocca della portavoce Lucia Caudet ha dichiarato di essere «consapevole del concetto dei software ingannevoli ed è per questo che li ha vietati nel 2007» con il regolamento Euro 6, così come è «al corrente che i test di laboratorio possono non fornire un’accurata rappresentazione» del livello di emissioni. Questa la ragione dell’introduzione, dall’inizio del 2016, dei test su strada. Caudet ha poi ricordato che «sono le autorità nazionali ad essere responsabili per l’applicazione delle norme Ue».

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