12 Settembre 2013 – In questi giorni stiamo parlando molto della caccia ad una ripresa dell’economia italiana. L’Istat e Confindustria ci prospettano per fine anno una ripresa, davvero debole in realtà, ma almeno un’inversione di tendenza.
Nella mia intervista a Fabrizio Saccomanni, il ministro sottolinea l’importanza di affrontare il costo del lavoro per le imprese, il cosiddetto cuneo fiscale. Questo è positivo. Ma come lo stesso ministro puntualizza, ci vorrà tempo prima che tutto questo si traduca in nuovi posti di lavoro. Secondo me ci vorrà molto tempo, tanti mesi.
Quello che però solo pochi discutono in Italia – La Stampa è un’eccezione – è l’importanza, anche per l’Italia, del voto nazionale in Germania che si svolgerà tra pochi giorni, il 22 settembre.
Angela Merkel e il suo sfidante, il socialdemocratico Peer Steinbrück, stanno conducendo una campagna elettorale noiosa e scialba. La strategia della Merkel, in un Paese dove l’economia tira, sembra dire ai tedeschi: «Va tutto bene così». Steinbrück è ancora più piatto, ricorda un politico italiano che Matteo Renzi aveva definito “un po’ spompato”.
Ma l’importanza delle elezioni in Germania deriva dal fatto che bisognerà avviare, dopo il 22 settembre, un vero dibattito a livello europeo sul dopo-austerity. La Germania sta bene, ma il resto dell’Europa, Francia e Italia comprese, no. E la Merkel non sembra intenzionata a spostarsi dalla linea del rigore nemmeno di un centimetro.
Secondo me, un pareggio nel risultato delle elezioni tedesche, con un eventuale governo di Grande coalizione in Germania, rappresenterebbe forse la migliore garanzia di un eventuale sbocco. Se invece vince la Merkel, non si aprirà la strada a politiche più coraggiose, più mirate alla crescita e all’occupazione.
E mentre in Italia si cerca di tutelare la stabilità politica per favorire l’economia, dobbiamo stare molto attenti a quello che accadrà in Germania. I motivi sono ovvi.