L'ICONOCLASTA

Shutdown a Washington, shutdown a Roma

1 ottobre 2013 – A Washington il governo è chiuso. Dalle 6 di stamattina, ora italiana, c’è lo shutdown. Cioè, a causa della crisi tra repubblicani e democratici al Congresso e della mancata intesa sul budget, si “chiude” il funzionamento dello Stato federale Usa. È la prima volta dal 1996.

Ma anche a Roma c’è una specie di shutdown. Mentre mezza Europa ci osserva con ansia, i giochi politici vanno avanti, con Enrico Letta che cerca di combinare una maggioranza alternativa al governo delle larghe intese. A Roma sono rimasti ormai in pochi a credere alle elezioni anticipate.

Non mi interessa commentare qui le manovre politiche, le alleanze, la geometria variabile della politica italiana. Direi piuttosto che è scandaloso che l’Iva sia arrivata al 22%, mentre allo stesso tempo la disoccupazione giovanile tocca un nuovo record, superando il 40%.

E aggiungerei due punti, uno micro e l’altro macro.

Primo punto: qualunque maggioranza emerga, bisognerà fare una manovra da 10 o 15 miliardi, ben prima della legge di stabilità, e occorrerà trovare la copertura per riportare al 21% l’Iva, o retroattivamente o dal primo gennaio. È importante mantenere l’abolizione della seconda rata dell’Imu sulla prima casa e bisogna inoltre ridurre il costo del lavoro, il cuneo fiscale; e queste cose devono essere fatte tagliando la spesa pubblica, non facendo ricorso ad altre tasse mascherate (Service Tax, anticipazione e acconti sull’Irap o l’Ires, accise sulla benzina, etc.).

Secondo punto: quando la telenovela di questa settimana nella politica italiana sarà finita, bisognerà uscire con una vera maggioranza e non con un governo di transfughi, dilettanti o opportunisti.

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