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La Russia bombarda la Siria. La Francia accusa: «Hanno colpito i ribelli anti-Assad, non l’Isis»

30 settembre 2015 – La Russia di Vladimir Putin ha sganciato le sue prime bombe sulla Siria, lacerata dal 2011 da una sanguinosa guerra civile. Poche ore prima, il Consiglio Federale russo aveva approvato all’unanimità e con l’appoggio della chiesa ortodossa l’intervento richiesto dal presidente russo «per missioni aeree». «L’unico modo giusto di lottare contro il terrorismo internazionale – ha dichiarato Putin – è agire in anticipo, combattere e distruggere miliziani e terroristi sui territori già occupati da loro e non aspettare che arrivino a casa nostra». La Russia ha avvisato gli Stati Uniti solo 60 minuti prima dei bombardamenti: «Non fate volare vostri aerei in quell’area», per evitare sovrapposizioni nelle operazioni militari.

Tuttavia, non è chiaro quale sia stato l’obiettivo dei raid russi. Ufficialmente, il Cremlino avrebbe agito contro postazioni dell’Isis, ma secondo il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ad essere colpiti sarebbero stati invece i ribelli che combattono contro il presidente siriano Bashar al-Assad. Ipotesi condivisa anche dagli Stati Uniti. Le bombe russe sarebbero state infatti sganciate nei pressi di Homs, città che non si trova sotto il controllo dello Stato islamico. Inoltre, secondo diverse indiscrezioni, Mosca si appresterebbe a presentare al Consiglio di Sicurezza Onu una bozza di risoluzione per costruire una coalizione anti-Isis che includa l’Iran e il presidente siriano Assad.

Il Cremlino, tramite il suo portavoce, ha poi affermato di avere risposto a una richiesta di aiuto da parte di Assad. La Russia, ha spiegato, sarà «l’unico paese» a intervenire militarmente in Siria contro l’Isis nel rispetto del diritto internazionale perché la decisione di lanciare dei raid aerei arriva in seguito alla richiesta di assistenza militare ricevuta dal presidente siriano Bashar al-Assad. Damasco ha confermato di avere richiesto l’intervento di Mosca, «tramite una lettera del presidente Bashar al Assad al presidente Vladimir Putin». Lo riferisce l’agenzia governativa Sana citando una nota della presidenza della Repubblica. «La lettera in questione – è scritto in una nota della presidenza siriana inviata all’agenzia di stampa governativa Sana – includeva un invito ad inviare forze aeree russe nel quadro dell’iniziativa del presidente Putin per combattere il terrorismo».

Intanto, dopo il colloquio di lunedì tra il presidente Usa Barack Obama e Putin, non si fermano gli sforzi diplomatici nel tentativo di costruire un terreno comune per fermare l’avanzata del terrorismo. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e il segretario di Stato americano, John Kerry, hanno avuto mercoledì una conversazione telefonica nella quale hanno discusso della situazione in Siria «alla luce della decisione della Russia di fornire aiuto al governo siriano nella lotta contro i gruppi terroristici che operano sul suo territorio».

Il punto di scontro tra i due paesi resta sempre uno: la sorte del presidente siriano Bashar al-Assad. Se Putin lo vorrebbe saldamente alle redini del potere, Obama è invece convinto che una transizione pacifica in Siria debba necessariamente passare attraverso la deposizione di Assad.

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