10 ottobre 2017 – La Catalogna «sospende la dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo, perché in questo momento serve a ridurre la tensione». Così il presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, di fronte al parlamento di Barcellona. Un discorso attesissimo, previsto alle 18 ma iniziato con un’ora di ritardo, in cui Puidgemont, ha dichiarato di assumere il mandato del popolo – che attraverso il referendum ha espresso la volontà di fare della Catalogna una repubblica indipendente – salvo poi sospendere l’indipendenza.
Parole considerate ambigue da Madrid, che considera le dichiarazioni di Puigdemont alla stregua di una dichiarazione d’indipendenza: «È inammissibile fare una dichiarazione implicita di indipendenza e poi sospenderla in modo esplicito. Il governo non cederà a ricatti», affermano fonti del governo di Madrid citate dall’agenzia Efe.
«Sono qui dopo il risultato del referendum del primo ottobre per spiegare le conseguenze politiche che ne derivano. La Catalogna – ha dichiarato Puigdemont – è un affare europeo. È un momento critico e serio e dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per eliminare la tensione e non incrementarla». «Il governo della Catalogna – ha continuato Puigdemont – sta facendo un gesto di responsabilità e generosità: se nei prossimi giorni tutto il mondo agirà con la stessa responsabilità, tutto si potrà svolgere con calma e nel rispetto dei cittadini».
«Abbiamo visto una situazione estrema – ha spiegato il presidente catalano – è la prima volta nella storia della democrazia europea che una giornata elettorale» si svolge «tra le violenze della polizia». «Non siamo delinquenti, non siamo pazzi, non siamo golpisti, siamo gente normale che chiede di poter votare», ha aggiunto.
Quanto accaduto oggi, ha replicato a Puigdemont la leader dell’opposizione catalana, Ines Arrimadas, «è la cronaca di un golpe annunciato», «voi siete i peggiori nazionalisti d’Europa» e «non avete alcun sostegno: signor Puigdemont, lei è solo».
La consultazione del primo ottobre, considerata illegale dalla Corte costituzionale spagnola, ha visto trionfare i favorevoli all’indipendenza da Madrid con più del 90 per cento delle preferenze, nonostante alle urne si siano espressi solo il 40 per cento degli aventi diritto.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy, che il primo ottobre aveva inviato in Catalogna migliaia di agenti in tenuta antisommossa nel tentativo di impedire lo svolgimento del referendum, lo aveva diffidato dal proclamare l’indipendenza minacciando la dura reazione dello Stato centrale. Rajoy ha facoltà di usare l’art.155 della Costituzione per sospendere l’autonomia catalana, destituire Puigdemont, sciogliere il parlamento e convocare elezioni anticipate, dichiarare lo stato d’emergenza.