14 novembre 2015 – Parigi si risveglia in ginocchio. Tre esplosioni nella serata di ieri, intorno alle 21:20, a Saint-Denis, dalle parti dello stadio dove si giocava Francia-Germania, alla presenza del presidente francese François Hollande, poi raffiche di mitra in cinque diversi siti, bar e ristoranti, nel X e XI arrondissement della capitale. E infine una presa di ostaggi, terminata in una carneficina, al Bataclan, un locale dove si trovavano circa 1500 persone, intervenute per ascoltare il concerto rock di una band americana.
Le forze dell’ordine hanno effettuato un blitz intorno all’una di notte, dopo che i terroristi, entrati nella sala concerti gridando «Allah è grande», avevano già compiuto una mattanza, sparando sulla folla.
Il bilancio provvisorio è di almeno 128 morti e più di 250 feriti. Otto sarebbero i terroristi morti negli attacchi, di cui sette si sarebbero fatti esplodere. Non sappiamo al momento se e quanti assalitori sarebbero in fuga.
Intorno all’una di notte, è arrivata la rivendicazione dell’Isis con una serie di tweet in cui l’organizzazione terrorista motivava gli attacchi come «vendetta per la Siria», ma gli investigatori non si sbilanciano.
La Francia ha dichiarato lo stato d’emergenza e ha reintrodotto i controlli alle frontiere. la notizia è stata data in diretta televisiva dal presidente Hollande, che ha parlato di «attacco senza precedenti» e ha domandato «rinforzi militari»: «Sappiamo chi sono questi criminali, questi terroristi». Poi la promessa: «Combatteremo, e saremo spietati». E ancora: «La Francia è forte, si rialza sempre. Viva la Repubblica».
Questa mattina è previsto un Consiglio dei ministri straordinario. Hollande ha annullato la sua partecipazione al G20 di domenica e lunedì in Turchia e la campagna elettorale per le elezioni regionali è stata sospesa dalla maggior parte dei candidati. In Francia è stato decretato il lutto nazionale per tre giorni.
