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Una terza via per risolvere la crisi greca? L’analisi di Tony Blair

Piuttosto che un’austerity affiancata dalle riforme, dobbiamo offrire crescita e riforme, scrive Tony Blair. Abbiamo voluto tradurre per voi questo editoriale pubblicato dal Financial Times, dove l’ex premier laburista britannico commenta la crisi in Grecia e le sfide che attendono l’Europa.

11 febbraio 2015 – Abbiamo bisogno più che mai di un’Europa intesa come entità e come ideale. I singoli paesi europei hanno bisogno del potere collettivo dell’Europa per affermare i propri interessi, la propria influenza e i propri valori. Eppure, come confermato dall’impasse sulla Grecia, il continente è in crisi.

In molti ritengono che una qualche sorta di compromesso sia in arrivo. Il problema del debito potrebbe, in qualche modo, essere rimandato. Il governo greco cederà su qualcosa, la troika dei creditori – la Commissione Ue, la Bce e il Fondo Monetario Internazionale – cederà su qualcos’altro, e i due si troveranno in qualche modo d’accordo a metà strada.

Io non lo credo. La Grecia è parte di un problema molto più ampio. Atene ha ragione a dire che la situazione non è sostenibile, ma la soluzione che propone è sbagliata. Il resto dell’Europa ha imposto alla Grecia un fardello che non può essere sostenuto per troppo tempo. Non so cosa accadrebbe nel Regno Unito se la nostra economia si contraesse del 25 per cento, ma suppongo che sarebbe qualcosa di rivoluzionario.

Il dilemma che la Grecia sta affrontando riflette il dilemma che sta fronteggiando l’Europa. Il paese sa che un’uscita dall’euro sarebbe – almeno nel breve periodo – catastrofica, ma la sofferenza provocata dal restare sottomessi ai vincoli imposti è insopportabile. Tuttavia, le riforme desiderate dal resto dell’Europa sono davvero necessarie. È per questo che il problema con il governo Greco non si limita alla restituzione del debito, è l’opposizione alle riforme.

Com’è da qualche tempo evidente, a meno che l’eurozona non inizi a crescere energicamente, con un miglioramento significativo dell’occupazione, le tensioni politiche sono destinate a montare. È vero che alcune economie mostrano segnali reali di ripresa. Ma, sfortunatamente, non abbastanza o abbastanza velocemente per la politica. Alcuni politici sconfineranno a sinistra, altri a destra e, come spesso accade in queste situazioni, l’estrema sinistra e l’estrema destra troveranno terreno comune.

L’unica soluzione risiede nella ripresa dell’iniziativa in Europa da parte dei partiti di centro. Questo richiede un grande compromesso attraverso il quale l’Europa venga stimolata, sia a livello fiscale che monetario, e in cambio deve esserci in ogni paese un chiaro, verificabile e applicabile programma di riforme strutturali.

Questo non può essere fatto attraverso una serie di passi, manovra dopo manovra, paese dopo paese. Affinché il compromesso funzioni, ognuno deve poterne vedere i benefici. I paesi che devono realizzare le riforme hanno bisogno dei vantaggi che deriverebbero da un accordo sottoscritto da tutta l’Europa.

La Germania deve essere abile nel giustificare ogni apertura sostenendo che gli altri paesi si sono trovati d’accordo con la sua posizione sulle riforme tramite quelle modalità effettivamente necessarie per raggiungere un cambiamento di competitività nel lungo termine. C’è bisogno di più di un programma tecnico. L’impatto del compromesso deve essere abbastanza grande da rappresentare una nuova strada, grande abbastanza da dominare il dibattito politico europeo e più grande di un accordo isolato sulla Grecia.

D’altro canto, l’Europa si trova in una situazione difficile con la Grecia: o si trova un accordo che sarebbe visto come una considerevole concessione al governo greco e che diventerebbe un precedente cui altri potrebbero ambire, indebolendo quei governi che hanno cercato di attenersi alle condizioni dell’Europa; o la Grecia cede; o la Grecia lascia l’eurozona.

L’austerità affiancata dalle riforme non è mai stata una buona scelta per l’Europa. Dobbiamo offrire crescita e riforme. Le politiche macroeconomiche dovrebbero fare di tutto per ottenere questo. Ed è essenzialmente quello che i governi italiano e francese hanno sostenuto. Ora anche diversi altri paesi sono d’accordo.

La piattaforma dei partiti nazionalisti e anti-riforme, di destra e sinistra, offrono quel che hanno sempre offerto: rabbia, senza alcuna risposta. Diffondono leggende spaventose e reazionarie sugli immigrati, fanno finta che i problemi complessi abbiano soluzioni semplici e indolori; e c’è un preoccupante autoritarismo (evidente nella loro ammirazione per lo stile di leadership di Vladimir Putin) che si cela poco al di sotto della superficie. Ma se il centro non prende il timone, gli estremisti avranno seguito. La crisi greca è un’opportunità. Deve essere colta.

(Traduzione di Luna De Bartolo)

VIA/ The Financial Times

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