L'ICONOCLASTA

Timore e insofferenza nei confronti di Angela Merkel

Un’analisi freudiana del rapporto tra Italia e Germania: ecco la traduzione del mio articolo uscito oggi sul quotidiano tedesco Die Zeit, nel quale spiego ai tedeschi perché la Merkel dovrebbe smettere di criticare pubblicamente l’Italia.

Lo scorso week-end ha segnato un “momento freudiano” nel modo in cui gli italiani percepiscono Angela Merkel e la Germania.

Gli italiani erano molto, molto irritati con “Mutti” a causa dei suoi commenti a proposito della necessità, per l’Italia e la Francia, di varare misure addizionali in vista della decisione della Commissione Europea, che a marzo si pronuncerà sulla conformità dei loro budget con le regole europee di deficit e debito.

Quel che ha fatto veramente infuriare gli italiani è stato quando la Merkel ha detto: «La Commissione ha reso chiaro che quanto messo sul tavolo finora non è sufficiente. E sono d’accordo».

È stata questa frase a innescare una reazione prima pavloviana e poi freudiana tra i leader politici e diversi commentatori italiani.

La reazione pavloviana è consistita nel rigetto immediato delle critiche tedesche. Gli italiani sanno che devono adottare diverse riforme ma sono stufi di essere rimproverati dalla Germania per non muoversi abbastanza velocemente.

Berlino dovrebbe smetterla di bacchettare gli altri governi europei, ha detto Sandro Gozi, sottosegretario italiano con delega agli Affari europei.

«Forse la Cancelliera Merkel potrebbe concentrare la sua attenzione sulla domanda interna, sulla mancanza di investimenti o sugli squilibri della bilancia dei pagamenti tedesca», ha detto un arrabbiato Gozi. Una dichiarazione che riflette un punto di vista ampiamente condiviso secondo il quale la politica economica tedesca non sarebbe abbastanza espansiva e Frau Merkel starebbe, di conseguenza, causando danni all’intera economia dell’eurozona, che sta ora lottando contro il rischio di deflazione e stagnazione.

Dopo una telefonata tra il primo ministro italiano Matteo Renzi e Frau Merkel, la controversia del week-end sembra essere rientrata. Lunedì, Wolfgang Schauble ha in parte riparato al danno lodando la riforma del mercato del lavoro proposta da Renzi, il suo “Jobs Act”. E il portavoce della Cancelliera, Steffen Seibert, ha anch’egli offerto un ramoscello d’olivo, dicendo che Frau Merkel «appoggia il processo di riforme» in Italia.

Ma la verità è che a Roma c’è molto timore e insofferenza nei confronti di Angela Merkel, quel tipo di rabbia che si riscontra spesso nel comportamento di un bambino indisciplinato nei confronti di un genitore severo. Il termine corretto è risentimento.

Quest’ossessione freudiana per Berlino è emersa nel passato. Nel 1997 gli italiani erano furiosi a causa di un fotomontaggio pubblicato sulla copertina di Der Spiegel che mostrava una pistola in cima a un piatto di spaghetti.

Ora, mentre l’eurozona affronta un inverno pericoloso di potenziale deflazione, di stagnazione in Italia e Francia, e di conflitto tra Mario Draghi e Jens Weidmann circa la giusta risposta che dovrebbe arrivare dalla Banca Centrale Europea, gli italiani sono nervosi, inquieti, in lotta per venire a patti con la necessità di un radicale cambiamento e con le riforme portate avanti da Renzi. In questo fragile contesto, il premier italiano si trova a dover fronteggiare politici populisti che predicano contro l’euro e il desiderio di ribellione contro le politiche di austerity degli ultimi anni.

A mio parere, un buon terapista freudiano consiglierebbe ad Angela Merkel di evitare ogni critica pubblica suscettibile di turbare gli italiani, mantenendo alta la pressione nelle conversazioni private, e sperare che Renzi sia in grado di vincere la sua battaglia. Se dovesse fallire nel realizzare vere riforme, tutti i timori della Germania nei confronti dell’Italia potrebbero allora divenire realtà.

(Traduzione di Luna De Bartolo)

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