L'ICONOCLASTA

Trionfo dei 5Stelle, la Lega asfalta Berlusconi, crolla il Pd. Nessuna maggioranza

6 marzo 2018 – Il Movimento Cinque Stelle è il primo partito d’Italia. Il centrodestra, ormai a trazione leghista, è la prima coalizione, mentre il centrosinistra affoga, con il Pd al di sotto della soglia psicologica del 20%.

Il tracollo del centrosinistra ha portato all’annuncio di dimissioni da parte del segretario Matteo Renzi; dimissioni che diventeranno però effettive solo all’indomani dell’insediamento del nuovo governo. Risultato nettamente al di sotto delle aspettative per +Europa e Liberi e Uguali. Il Movimento 5 Stelle, la Lega e Fratelli d’Italia totalizzano insieme il 55% dei voti. Clamoroso. L’Italia appare stretta nella morsa di un Nord leghista e un Sud a Cinque Stelle.

A spoglio quasi ultimato, le elezioni del 4 marzo ci consegnano un Paese deciso a spazzare via il vecchio establishment: Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono i vincitori di questa tornata elettorale, mentre Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sono stati duramente puniti dalle urne.

Con pochi decimali di differenza tra Camera e Senato, al proporzionale i 5 Stelle si attestano intorno al 32%, il Pd al 19%, al 17,5% la Lega, Forza Italia al 14%, Fratelli d’Italia supera di poco il 4% mentre Liberi e Uguali riesce per un soffio a entrare in Parlamento, la cui soglia di sbarramento è fissata al 3%. Fuori dai giochi la formazione di Emma Bonino, +Europa. Tuttavia, la leader radicale dovrebbe la spunta all’uninominale nel collegio Roma1, garantendosi un posto al Senato.

La disfatta del centrosinistra è ancora più evidente all’uninominale, dove la coalizione guidata da Renzi si aggiudica solo 41 seggi. Sono 136 quelli che vanno al M5s e 169 i seggi assegnati al centrodestra.

In totale, con una manciata di seggi ancora da assegnare, la coalizione di centrodestra totalizza 260 seggi, il M5s 221 e il centrosinistra 112.

Accanto al formidabile trionfo del movimento fondato da Beppe Grillo, di grande rilievo per gli equilibri politici italiani è il sorpasso della Lega di Salvini nei confronti di Forza Italia.

Dalle urne esce fuori Parlamento senza una chiara maggioranza: nessuna delle forze politiche è riuscita a raggiungere il 40% dei consensi, considerato dagli analisti il risultato minimo da raggiungere per ottenere il controllo di Camera e Senato. A Montecitorio, la maggioranza assoluta è fissata a 316 seggi e a Di Maio mancano 95 seggi, alla coalizione di centrodestra 56. Situazione simile a Palazzo Madama, dove la maggioranza assoluta è fissata a quota 158 seggi: ne mancano 46 ai pentastellati e 23 a Salvini, Berlusconi e Meloni.

Cosa accadrà ora? La prima seduta del nuovo Parlamento avrà luogo il 23 marzo, giorno in cui si terranno le votazioni per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato. Se a Palazzo Madama il regolamento prevede un ballottaggio tra i due nomi più votati nel caso in cui dopo tre votazioni nessuno superi la maggioranza assoluta, alla Camera non c’è nessun meccanismo di salvataggio: c’è bisogno di una convergenza tra le forze che siedono a Montecitorio. Un primo banco di prova che svelerà gli equilibri del nuovo Parlamento.

Tra il 25 e il 27 marzo i parlamentari avranno comunicato i loro gruppi di appartenenza e i loro presidenti, mentre tra la fine di marzo e l’inizio di aprile arriveranno le dimissioni del primo ministro Paolo Gentiloni.

Solo a questo punto inizieranno le consultazioni al Quirinale per cercare di formare un nuovo esecutivo. I presidenti delle Camere, gli ex capi dello Stato e i rappresentanti dei gruppi parlamentari saliranno al Colle per discutere con il presidente Sergio Mattarella che, al termine dei colloqui, deciderà chi investire dell’incarico di formare il nuovo governo, con mandato esplorativo (come appare probabile) o pieno.

Se l’incaricato scioglierà la riserva, ovvero se riuscirà a formare una maggioranza, dovrà allora presentare la lista dei ministri al presidente della Repubblica, poi giurare con la sua squadra al Quirinale e presentarsi infine di fronte alla Camera e al Senato per ottenere la fiducia. Se invece rinuncerà, si terranno nuove consultazioni e verrà assegnato un nuovo incarico.

ULTIMI ARTICOLI