L'ICONOCLASTA

Trump a Phoenix, l’atteso speech sull’immigrazione: “Chiunque sia entrato illegalmente negli Stati Uniti è soggetto a essere deportato”. Poi ancora sul muro: “Lo costruiremo, e sarà il Messico a pagare”

1 settembre 2016 – Pugno duro e nessun passo indietro. Chi si aspettava un ammorbidimento delle posizioni di Donald Trump sull’immigrazione dovrà ricredersi.

Mercoledì sera, 9 pm ora locale e le sei di mattina in Italia, da un palco di Phoenix, Arizona (la città dove, nel luglio 2015, aveva iniziato la sua campagna elettorale), il candidato repubblicano ha presentato il suo manifesto programmatico sull’immigrazione, le azioni che si impegna a intraprendere nel caso in cui a novembre dovesse diventare il 45° presidente degli Stati Uniti d’America.

“Numero uno, siete pronti? Siete pronti?”, ha arringato la folla. “Costruiremo un grande muro lungo il confine sud. E il Messico pagherà per il muro. Cento per cento. Ancora non lo sanno ma pagheranno per il muro”. E ancora: “Useremo la migliore tecnologia, inclusi sensori al di sopra e al di sotto” del muro per contrastare i tunnel. Secondo Trump, il Messico collaborerà alla costruzione di questo muro perché servirà a combattere il contrabbando e i narcos.

“Sotto la mia amministrazione“, ha continuato Trump, che nel suo discorso non ha lesinato attacchi diretti a Barack Obama e Hillary Clinton, rei, secondo lui, di aver fatto sprofondare il paese nell’attuale situazione, “chiunque attraversi illegalmente il confine sarà detenuto per poi essere espulso e rimpatriato nel paese di provenienza”. E poi: “Zero tolleranza per i clandestini che commettono reati. Zero”, insiste Trump, “zero”. “Almeno due milioni di migranti illegali che hanno commesso reati sono ora all’interno del nostro paese. Li espelleremo immediatamente”.

Per rendere più concrete le sue parole – e per meglio attuare la sua tattica di criminalizzazione di ogni migrante irregolare – sul palco con Trump c’erano anche i genitori di ragazzi uccisi per mano di persone senza permesso di soggiorno. Ognuno di loro ha raccontato la sua storia, ognuno ha incolpato l’attuale amministrazione: “Con Trump non sarebbe successo”.

E ancora: “Chiunque sia entrato illegalmente negli Stati Uniti è soggetto a deportazione”, ha avvisato Trump. Negli Stati Uniti, sono almeno 11 milioni i migranti che negli anni sono entrati irregolarmente nel paese senza vedere la loro posizione regolarizzata. Molti di loro lavorano, pagano le tasse, hanno figli con cittadinanza americana (secondo lo ius soli) ma non hanno alcuno status. “Questo vuol dire avere delle leggi e avere un paese. In caso contrario, non avremmo un paese”.

Trump ha poi annunciato, in caso di vittoria, lo stop all’accoglienza di rifugiati da Siria e Libia. “Non abbiamo idea di chi siano, da dove vengono. Non hanno documentazione. Finirà male, gente. Finirà molto male”.

“La verità – ha detto – è che il nostro sistema sull’immigrazione è il peggiore al mondo ma nessuno ne parla perché i media lo nascondono”.

E proprio mercoledì, poche ore prima del discorso a Phoenix, il magnate newyorkese era volato a sorpresa a Città del Messico per incontrare il presidente Enrique Pena Nieto, che pochi mesi fa lo aveva definito “un nuovo Hitler, un nuovo Mussolini”. Trump si è detto felice dell’incontro, in cui ha dichiarato di avere “grande rispetto per milioni di messicani che lavorano in America” ma che la costruzione di un muro tra i due paesi è utile a entrambi per rendere più sicuro il confine. Tuttavia, il presidente Nieto ha scritto su twitter: “All’inizio della conversazione con Trump ho chiarito che il Messico non pagherà mai per il muro”.

Photo Credits: AFP

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