11 gennaio 2017 – Un documento, non verificato, di 35 pagine, che circolava da qualche settimana a Washington negli ambienti della politica e dell’informazione ed è stato pubblicato stanotte dal portale Buzzfeed, secondo il quale la Russia, sotto direttive dello stesso presidente Vladimir Putin, avrebbe coltivato rapporti con il presidente eletto Donald Trump negli ultimi 5 anni almeno, allo scopo di «incoraggiare rotture e divisioni all’interno dell’alleanza occidentale». Una copia del dossier è finita lo scorso mese nelle mani del senatore repubblicano John McCain, che ha provveduto a consegnarla al direttore dell’FBI James Comey.
Il dossier risale a quest’estate, ed è in gran parte stato preparato da un agente dei servizi segreti britannici in pensione, ora consulente privato, pagato dagli avversari politici di Trump all’interno del partito repubblicano per trovare informazioni scomode sull’allora candidato presidenziale. Questo agente britannico, con una lunga esperienza nella Federazione Russa, è considerato molto competente e affidabile dai servizi segreti americani, ma il dossier sarebbe stato redatto utilizzando unicamente informatori russi e non è stato ancora verificato in nessun modo dall’intelligence Usa.
Un memo di due pagine di questo dossier è stato presentato allo stesso Donald Trump e a Barack Obama la scorsa settimana dai servizi segreti, il capo dell’Fbi James Comey, il numero uno della Cia John Brennan, il direttore della National Intelligence James Clapper, e l’ammiraglio Mike Rogers della Nsa. Non è chiaro se questi ritengano le informazioni potenzialmente veritiere, ma il solo fatto di averle presentate al presidente eletto e a quello uscente mostra quantomeno una considerazione di questo materiale. Ed è questa circostanza, più che l’esistenza di un dossier non verificato, a rendere la notizia esplosiva.
Nello stesso incontro, CIA e FBI hanno inoltre riportato le loro conclusioni sulla vicenda hacking: la Russia, sotto il comando diretto del presidente Putin, ha interferito nella campagna elettorale per danneggiare Hillary Clinton e favorire Donald Trump. E su questo le agenzie di intelligence non hanno dubbi.
Nel documento si sostiene l’esistenza di informazioni compromettenti, di natura finanziaria e personale (leggi: sessuale), nelle mani dei russi, utilizzate da questi ultimi allo scopo di ricattare il tycoon newyorkese, che il 20 gennaio giurerà come quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America. Per diversi anni, il governo russo avrebbe cercato di influenzare Trump, che viaggiava di frequente su Mosca per trattative immobiliari e per eventi relativi a Miss Universo, concorso di bellezza di cui Trump ha per anni detenuto il marchio.
Trump avrebbe rifiutato affari lucrativi offerti dai russi, ma lo stesso non avrebbero fatto diversi membri del suo entourage. Le carte coinvolgono in particolare un alto consigliere di Trump, Carter Page, il suo avvocato, Michael Cohen e l’ex manager della sua campagna elettorale, Paul Manafort, dimissionario in agosto dopo che diventarono di dominio pubblico le sue attività di lobbista in Ucraina per movimenti filorussi e i compensi “non dichiarati” da questi ricevuti. Manafort è rimasto molto vicino al presidente eletto.
Donald Trump, secondo questo dossier, avrebbe invece usufruito di buon grado di informazioni compromettenti sulla sua sfidante alle elezioni, Hillary Clinton, e su altri rivali politici. Diversi incontri tra l’entourage di Trump e ufficiali russi, riporta il dossier, avrebbero avuto luogo durante la campagna elettorale in relazione a queste informazioni. Riporta il New York Times, che cita il dossier, che una fonte russa non identificata ha dichiarato che le operazioni di hacking nei confronti della campagna dei democratici e del capo della campagna della Clinton, John Podesta, sarebbero state condotte «con la piena consapevolezza e il supporto di Trump e di membri apicali della sua squadra». In cambio, è scritto nel memo, «il team di Trump avrebbe acconsentito a marginalizzare l’intervento russo in Ucraina tra gli argomenti trattati in campagna elettorale».
E ancora: le informazioni compromettenti di natura sessuale su Trump, relative a rapporti consumati a Mosca, deriverebbero da incontri «organizzati/monitorati dall’FSB», i servizi segreti russi, eredi del sovietico KGB. In particolare si parla di un video con alcune prostitute, orchestrato dai servizi russi allo scopo di ricatto, girato in un hotel di Mosca nel 2013.
Donald Trump ha reagito via twitter, parlando di «notizie false» e «caccia alle streghe politica», arrivando ad accusare direttamente i servizi segreti per non aver impedito che queste informazioni divenissero di dominio pubblico. «Viviamo nella Germania nazista?», è la pesante domanda retorica del presidente eletto. Smentita che è stata ribadita poche ore dopo in conferenza stampa, la prima dalle elezioni di novembre.
Smentite sono arrivate anche dall’entourage di Trump e dal Cremlino, che attacca: «Assurda macchinazione per danneggiare i rapporti Usa-Russia». E sul dossier: «Una menzogna completa, totale. Un’incredibile assurdità».
Sta all’FBI indagare sulla credibilità e l’accuratezza di queste rivendicazioni.