25 febbraio 2015 – Arriva il via libera della Commissione Ue alla Legge di Stabilità italiana, analizzata dal Collegio dei commissari nell’ambito del semestre europeo. «Gli squilibri – si legge nel documento che sarà presentato dal commissario europeo per gli Affari economici e monetari, il francese Pierre Moscovici – sono rimasti invariati, richiedono monitoraggio specifico e decise azioni politiche», tuttavia sono riconosciuti fattori rilevanti. Il riferimento è alle riforme intraprese dal governo italiano. Quindi semaforo verde, nessuna procedura e nessuna manovra aggiuntiva.
Nello stesso documento si leggono anche parole di approvazione per il Jobs Act, che secondo la Commissione avrebbe «fatto decisivi cambiamenti nella legislazione di protezione del lavoro e nei benefici per la disoccupazione per migliorare l’entrata e l’uscita dal mercato del lavoro».
Proprio in virtù degli sforzi realizzati dal nostro paese, Moscovici ha voluto dare prova di una certa flessibilità: «L’applicazione rigida della regola del debito – ha dichiarato il commissario agli Affari economici – avrebbe richiesto una correzione troppo brutale, avrebbe messo l’Italia in una situazione economica insostenibile».
L’Italia, in quanto paese con un debito pubblico superiore al 60 per cento del Pil dovrebbe – secondo il Sixpack, il pacchetto di riforme approvato dal Parlamento europeo a ottobre 2011 – darsi da fare per ridurre il rapporto deficit/Pil di un ventesimo all’anno.
Parere positivo anche per il Belgio, mentre la Francia – come ha annunciato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis al termine del dibattito al Collegio dei commissari – avrà 2 anni di tempo, fino al 2017, per riportare il rapporto deficit/Pil sotto la soglia del 3 per cento (l’obiettivo per il 2015, condiviso da Parigi, è uno sforzo correttivo dello 0,5 per cento). Per la Francia si tratta di un ultimo avviso: secondo quanto si legge nel documento della Commissione, una nuova raccomandazione «include stretti passaggi per il cammino di aggiustamento fiscale che dovranno essere rispettati e che saranno valutati regolarmente, con una prima valutazione a maggio 2015».
L’Ue mette poi in guardia Italia, Francia e Belgio, i tre paesi sotto osservazione: «È cruciale la piena implementazione delle riforme strutturali in atto e in programma».
Richiamata la Germania, che «scala di un gradino» per il suo squilibrio commerciale, «tale da richiedere un monitoraggio e un deciso intervento», ha spiegato Moscovici. Il commissario ha spiegato che l’eccesso di surplus è causa degli «insufficienti investimenti» ma che «nessun piano correttivo è stato chiesto».
Luna De Bartolo