L'ICONOCLASTA

Aereo russo precipitato nel Sinai, il Regno Unito sospende tutti i voli da e per Sharm: «Temiamo che sia stata una bomba»

4 novembre 2015 – Prende sempre più corpo l’ipotesi di un attentato terroristico come causa della tragedia dell’Airbus A-321 della low cost siberiana Metrojet, proveniente da Sharm el-Sheik e diretto a San Pietroburgo, precipitato il 31 ottobre sulla penisola del Sinai.

Mercoledì, dopo una nuova rivendicazione da parte dell’Isis, che afferma di essere responsabile del disastro aereo, costato la vita a 224 persone, la Gran Bretagna ha deciso di sospendere i suoi voli sul Sinai. «Mentre è in corso l’indagine non si può categoricamente affermare come mai l’aereo russo sia precipitato – spiega un portavoce di Downing Street – ma in base alle informazioni che sono venute alla luce abbiamo il timore che l’aereo sia stato abbattuto da un ordigno esplosivo». Londra mostra quindi di prendere seriamente in considerazione l’ipotesi dell’attentato terroristico. Lo stop riguarda tutti i voli in partenza e in arrivo a Sharm el-Sheik. Un team è stato incaricato dal governo di effettuare un’analisi approfondita della sicurezza nello scalo egiziano. «Come misura precauzionale, abbiamo deciso di rinviare i voli di stasera fra Sharm e la Gran Bretagna», spiega il portavoce. L’esame, aggiunge, sarà «completato entro stanotte». Il primo ministro britannico David Cameron ha avuto una conversazione telefonica con il presidente egiziano al Sisi, e staserà presiederà una riunione del Comitato Cobra, che gestisce le emergenze nazionali. Sono circa 2mila i turisti britannici presenti in questo momento nelle località del mar Rosso.

Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha ricordato come da mesi la Federal Aviation Administration avesse messo in guardia l’aviazione civile sui «rischi potenziali» nella penisola del Sinai era già stato diffuso da mesi. «Non ci sono aerei commerciali Usa che volano in quella zona», ha poi aggiunto.

In mattinata era arrivata una terza rivendicazione da parte della “Penisola del Sinai”, cellula dello Stato islamico in Egitto: «Non siamo obbligati a svelare il meccanismo usato per abbattere l’aereo», spiega un jihadista in un messaggio audio diffuso online. La stessa voce promette poi che l’organizzazione svelerà i dettagli «nei tempi e nei modi che riteniamo opportuno». «Voi – concludeva il messaggio con tono di sfida – adesso controllate le scatole nere, visionate il relitto, e confermate che non è stato abbattuto, se ci riuscite». E ancora: «Noi l’abbiamo abbattuto, voi morirete di rabbia».

Già il 31 ottobre, subito dopo la tragedia, lo Stato islamico si era attribuito in un comunicato la responsabilità dell’incidente. Poi era circolato in rete un video, in cui alcuni jihadisti sostenevano come l’abbattimento dell’aereo rappresentasse solo «l’inizio della vendetta per i raid (russi, ndr) in Siria». «Invaderemo il vostro Paese e uccideremo la vostra gente», minacciavano, apostrofando il leader russo Vladimir Putin come «maiale».

La televisione russa RT cita poi un medico egiziano che ha esaminato alcune delle salme delle vittime, secondo il quale alcune di esse «mostrano i segni di un’esplosione». La Cnn riporta un’altra fonte interna all’inchiesta, la quale afferma che «dentro alcune salme c’erano pezzi di metallo».

Una fonte della commissione investigativa citata dal giornale egiziano Al-Masry Al-Youm scrive che l’aereo sarebbe precipitato dopo l’esplosione di un motore. Secondo la fonte, non è però chiaro se a causare l’esplosione sia stata una bomba o un guasto. L’esperto ha poi confermato che le scatole nere hanno registrato un rapido calo di quota. «L’esplosione è stata forte – ha dichiarato la fonte, che ha desiderato rimanere anonima – si sono disattivati contemporaneamente tutti i motori, cosa che ha provocato l’incendio e la distruzione del velivolo».

Intanto, ha annunciato il vice sindaco di San Pietroburgo, Igori Albin, sono state identificate 33 delle 224 persone morte nel disastro.

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