3 settembre 2015 – La Banca centrale europea rivede al ribasso le stime di crescita del Pil e la stime dell’inflazione nell’Eurozona. Quest’anno, la zona euro crescerà dell’1,4 per cento invece dell’1,5 inizialmente previsto mentre nel 2016 si stima una crescita dell’1,6 invece che dell’1,7 per cento. Lasciati invariati i tassi di interesse dell’area dell’euro (il tasso principale di rifinanziamento resta al minimo storico dello 0,05 per cento mentre il tasso sui prestiti marginali e quello sui depositi bancari restano rispettivamente allo 0,30 e -0,20 per cento).
Gli acquisti di bond attraverso il programma di Qe, al momento previsti fino a settembre 2016, potrebbero essere estesi «anche oltre se necessario», ha dichiarato il presidente della Bce Mario Draghi. Inoltre, Draghi ha annunciato che il Consiglio della Bce ha deciso di alzare dal 25% al 33% il limite della quantità di un’emissione di titoli di Stato acquistabile da Francoforte. «Non ci sono limiti particolari alle possibilità della Bce di potenziare la propria politica economica – ha precisato Draghi – e il cambiamento deciso oggi di uno dei parametri del QE è un segnale». «Il nostro mandato è mantenere la stabilità dei prezzi», ma la Bce «non ignora la crescita e il mercato del lavoro»
«La ripresa – ha spiegato Draghi – continua a un ritmo più debole del previsto a fronte del rallentamento dei mercati emergenti, che pesa sulla crescita globale e sulle esportazioni dell’area euro». In particolare, ha aggiunto, «stiamo osservando l’indebolimento delle prospettive per l’economia cinese». Una circostanza che comporta due effetti: uno sul «canale del commercio, che indebolisce le economie degli altri Paesi” e uno «sulla fiducia» che incide sui mercati azionari.
Draghi, in conferenza stampa da Francoforte, si è dichiarato soddisfatto dei risultati ottenuti grazia alla politica «accomodante» della Bce, della quale stanno soprattutto «beneficiando Paesi» più sotto stress come «la Spagna e l’Italia, dove il credito sta migliorando. Il suo corso si sta riducendo. Abbiamo le prove che la nostra politica funziona».
La Bce rivede al ribasso anche le stime relative all’inflazione nell’Eurozona per il 2016 – all’1,1 per cento dall’1,5 per cento – e per il 2017, all’1,7 dall’1,8 per cento. «Le informazioni disponibili indicano un più lento aumento dell’inflazione rispetto alle precedenti stime», ha sottolineato Draghi. «Potremmo vedere numeri negativi nell’inflazione nei prossimi mesi ma – ha aggiunto il presidente dell’Eurotower – la Bce li considera transitori a causa dei bassi prezzi del petrolio».
Draghi ha poi voluto precisare che La Bce ha insistito affinché non ci fosse un bail-in per la Grecia che coinvolgesse i depositanti perché questo sarebbe stato controproducente per l’economia greca.